Intervista sul sito obiezionedicoscienza.org a Claudio Pozzi e Mario Pizzola
Claudio, abbiamo constatato che il sito obiezionedicoscienza.org è completamente rinnovato; cosa è cambiato rispetto a prima?
Per rispondere a questa domanda ritengo opportuno ricostruire la storia di questo sito.
Quando nel 1972 feci obiezione di coscienza facevo parte di una comunità cristiana di base, la Comunità Shalom (tante ne erano sorte in quel periodo dopo il Concilio Vaticano II).
Mentre ero detenuto nel carcere militare di Gaeta (dal 21 aprile al 30 settembre) gli amici della comunità conservavano tantissimi documenti relativi alla mobilitazione che portò all’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare.
Era da 25 anni che in Parlamento erano state fatte varie proposte di legge senza che nessuna giungesse a termine. Nel dicembre del ’72, finalmente si arrivò all’approvazione della legge grazie al forte movimento di opinione pacifista e antimilitarista creatosi attorno ad alcune decine di ragazzi che avevano fatto obiezione e affrontato il carcere. Un movimento caratterizzato da numerose iniziative: dichiarazioni collettive di obiezione, manifestazioni, marce della pace, raccolta di firme, invio di cartoline ai presidenti delle Camere, sit-in, digiuni.
In comunità conservarono, in maniera scrupolosa, volantini, ritagli di giornali, riviste, lettere della segreteria di collegamento che coordinava le azioni, il diario che scrivevo in carcere e passavo di nascosto durante i colloqui, le lettere di solidarietà e tantissimi altri documenti che trovai al mio ritorno.
Consapevole dell’importanza di questo materiale continuai a conservarlo con cura e mi fu utile sia per scrivere, nel 2015, la tesi di laurea in Scienze per la Pace, dal titolo Come si arrivò nel 1972 all’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare, sia per pubblicare, nel 2019, un libro col mio diario dal carcere e le lettere di solidarietà.
Ma avevo ancora tantissimi documenti che era un peccato che restassero ad ammuffire in un cartone.
Decisi, quindi, di pubblicarli sul web.
Già dall’anno 2000 avevo occupato il dominio www.obiezionedicoscienza.org che per tantissimi anni fu caratterizzato solo dalla homepage con la scritta “sito in costruzione”.
A fine 2021, in vista del 50° anniversario dell’approvazione della legge, pubblicai tutti i documenti in mio possesso sul sito; ma non mi limitai solo a pubblicare i miei; infatti, scrissi una mail a circa un centinaio di contatti del mondo pacifista e della nonviolenza chiedendo, nel caso avessero avuto documenti relativi all’obiezione di coscienza o al servizio civile, di mandarmeli per la pubblicazione.
C’è stata una risposta molto convinta da tantissime persone: obiettori come Giuseppe Bruzzone, Sergio Cremaschi, Valerio Minnella, Mario Pizzola; storici come Sergio Albesano, Giorgio Giannini, Marco Labbate; anche l’ultracentenario avvocato Bruno Segre – difensore di decine di obiettori – ha inviato un suo saggio. Importanti documenti sono pervenuti da tantissime altre persone.
Il sito www.obiezionedicoscienza.org è così diventato un’importante documentazione storica per la quale mi sono posto il problema che sarebbe stato un peccato che fosse andata persa quando io non avrei potuto più occuparmene per motivi di età o di salute.
Ho, quindi, deciso di cedere/donare la gestione del sito a una associazione impegnata sui temi del servizio civile, della pace e della nonviolenza.
La scelta è ricaduta sul CESC Project – Coordinamento Enti Servizio Civile, che sin da subito aveva apprezzato la costruzione del sito e collaborato alla raccolta di documenti.
Il CESC Project ha preso davvero a cuore la gestione del sito, considerandola una missione.
Fatta questa premessa, posso ora rispondere alla tua domanda: cosa è cambiato rispetto a prima?
Il CESC Project si è rivolto a una società del settore informatico che ha dato una nuova veste grafica al sito ristrutturandolo in modo da renderlo meglio fruibile con tutti i moderni mezzi informatici (smartphone, tablet, ecc.).
Il nome del dominio obiezionedicoscienza.org è rimasto uguale e tutti i documenti presenti sul vecchio sito sono stati trasferiti sul nuovo, quindi il contenuto è lo stesso, è cambiata solo l’impostazione grafica e alcuni accorgimenti informatici, come la funzione “cerca”.
Inoltre, essendo ora in prima persona interessato un Ente che si occupa di servizio civile, il sito sarà un ottimo strumento di formazione per i giovani che intraprenderanno questo tipo di volontariato che così potranno capire da dove è iniziata la loro storia.
Ancora, si favorirà e si stimolerà la raccolta di documenti, oltre che sull’obiezione di coscienza, anche su esperienze di servizio civile; d’altra parte la legge 772/72 che riconobbe l’obiezione di coscienza, nello stesso tempo, istituì la possibilità di svolgere un servizio civile sostitutivo di quello militare.
Cosa pensate di aggiungere e come si fa per farvelo avere?
Oltre, come dicevo prima, che si stimolerà la raccolta di documentazioni relative al servizio civile, si possono reperire altri documenti relativi al periodo delle lotte che portarono all’approvazione della legge e testimonianze di altri obiettori. La vostra agenzia di stampa, che certamente è seguita da tantissime persone vicine al mondo della pace e della nonviolenza, può avere una funzione importantissima nel sollecitare l’invio di documenti per la pubblicazione.
I documenti vanno inviati al seguente indirizzo mail:
archivio@obiezionedicoscienza.org
Il sito ‘vecchio’ sarà ancora presente per qualche mese all’indirizzo:
https://oldsite.obiezionedicoscienza.org/
Il ‘nuovo’ sito, che nel frattempo si è arricchito di nuovi documenti, si trova all’indirizzo:
https://www.obiezionedicoscienza.org/
Mario, nel febbraio del 1971, tu hai partecipato alla prima dichiarazione collettiva di obiezione assieme ad altri ragazzi. Spiegaci come arrivaste a questa importante azione che dette inizio a quella entusiasmante stagione di lotte che portarono all’approvazione della legge sull’odc.
L’idea di dare vita alla prima obiezione di coscienza collettiva in Italia ci venne a Sulmona, dove nei primi giorni del gennaio 1971 si svolse il convegno nazionale di studio sul militarismo organizzato dal Gruppo di azione pacifista. In quella occasione conobbi Neno Negrini e Franco Suriano; nacque così il primo nucleo che, nei giorni successivi si estese ad altri cinque obiettori: Alberto Trevisan, Gianfranco Truddaiu, Pippo Amari, Valerio Minnella e Nando Paganoni. Verso la fine di gennaio ci ritrovammo a Milano dove, in un abbaino di Corso San Gottardo, stilammo la nostra dichiarazione collettiva. Il gruppo era eterogeneo in quando comprendeva alcuni, come Trevisan e Truddaiu, che avevano alla base anche motivazioni religiose, e altri su posizioni anarchiche o di socialismo libertario.
Tutti, però, eravamo d’accordo nel dare un significato politico al nostro rifiuto del servizio militare. Non per l’adesione a determinati partiti ma perché le guerre, e quindi anche i mezzi con cui vengono combattute, ovvero gli eserciti, sono un fatto politico. La nostra analisi, però, andava oltre la funzione bellica delle forze armate, per estendersi ad altre finalità. Come quella ideologica, vale a dire la formazione, attraverso una severa disciplina, di cittadini obbedienti e timorosi verso l’ordine costituito. Senza dimenticare che in quell’epoca, dominata dalla “guerra fredda”, gli eserciti dei due blocchi geopolitici avevano, di fatto, anche compiti di polizia interna. Si pensi all’impiego delle forze armate sovietiche in Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia, oppure al golpe in Grecia e ai tentativi di colpi di Stato in Italia.
Decidemmo di tenere la conferenza stampa di presentazione della nostra obiezione collettiva a Roma, presso la sede del Partito Radicale, in via di Torre Argentina 18, in quanto il P.R. era l’unico partito dichiaratamente antimilitarista e da molto tempo sosteneva senza riserve gli obiettori, anche attraverso i propri legali. I radicali, inoltre, ogni anno organizzavano, insieme al Movimento Nonviolento e a vari gruppi pacifisti, manifestazioni come le marce antimilitariste e le contestazioni delle forze armate in occasione della parata militare del 2 giugno e della ricorrenza del 4 novembre. Si deve ai radicali, e in particolare a Marco Pannella – oltre naturalmente al movimento degli obiettori che, attraverso i rifiuti collettivi, si andava facendo sempre più forte ed incisivo – se l’iter di approvazione della legge ebbe una accelerazione, arrivando al riconoscimento giuridico nel dicembre del 1972. Furono, quelli, anni molto importanti per i diritti sociali e civili. Basti citare, oltre all’o.d.c., lo statuto dei lavoratori, il divorzio, l’aborto, la nascita dei primi movimenti femministi e omosessuali.
Tuttavia quella legge a noi obiettori non piacque affatto, tanto che la definimmo subito “legge truffa” perché conteneva tante e tali limitazioni da rendere difficile la scelta del servizio civile. Nonostante ciò la accettammo perché finalmente nell’ordinamento giuridico del nostro Paese veniva introdotto per la prima volta il diritto al rifiuto del servizio militare. Sarebbe spettato ai futuri obiettori il compito di migliorare la legge, cosa che nel tempo avvenne grazie alle lotte dei giovani che, nel corso degli anni, hanno contribuito al progresso del nostro Paese attraverso il loro impegno nel servizio civile.
In che modo collabori alla costruzione del sito obiezionedicoscienza.org?
Ho saputo del sito quando ho conosciuto Claudio Pozzi, e questo è avvenuto nel giugno del 2022, a Roma, in occasione della prima edizione di Eirenefest. Sono d’accordo sul passaggio della gestione da Claudio al CESC Project. E’ una scelta molto felice perché consente di creare un ponte tra l’esperienza degli obiettori “storici” e quella dei tantissimi giovani che nei decenni successivi ne hanno seguito le orme rendendo un servizio utile alla società, soprattutto alle fasce più deboli. Da molti anni conosco gli amici del CESC Project, e in particolare Rossano Salvatore, e posso dire che il sito www.obiezionedicoscienza.org è in ottime mani. E’ un importante e sicuro punto di riferimento per quanti vogliano conoscere la storia dell’obiezione in Italia. Anch’io ho deciso di mettere a disposizione del sito il mio archivio personale e mi auguro che il sito possa arricchirsi sempre di più attraverso l’apporto di quanti fecero questa scelta in quegli anni, sicuramente difficili ma così ricchi di ideali.