Sui fondali oceanici del pianeta, in corrispondenza di formazioni geologiche particolari nascoste nell’oscurità a migliaia e migliaia di metri di profondità, giacciono minerali sempre più richiesti dall’industria globale della cosiddetta green economy delle multinazionali che nulla ha di ecologico e sostenibile.
Martedì 9 gennaio 2024 il parlamento norvegese ha approvato una legge che permetterà la controversa pratica dell’estrazione mineraria dai fondali marini. Si tratta della pratica del deep sea mining – l’estrazione di minerali dai fondali oceanici – i cui primi studi per sfruttare le riserve minerarie sottomarine sono iniziati alla fine degli anni Sessanta. Il culmine è stato tra il 1978 e il 1979, poi si è registrata una perdita d’interesse per il tema a metà degli anni Ottanta1. È ritenuta da molti fondamentale per l’accaparramento di minerali sempre più richiesti dall’industria globale ai fini della “transizione energetica” – minerali come litio, scandio e cobalto – ma allo stesso tempo è anche molto criticata dai movimenti ambientalisti ed ecologisti per il suo impatto ambientale e perché potrebbe comportare la distruzione di gran parte dei fondali. Nessun paese finora ha mai praticato questo genere di estrazione mineraria su scala commerciale, e con questa nuova legge la Norvegia punta a diventare il primo a farlo.
La legge per ora permette l’estrazione sui fondali marini norvegesi, ma sembra che la Norvegia si stia muovendo per ottenere il permesso di estrazione anche in acque internazionali. Il governo norvegese in ogni caso non permetterà l’inizio delle estrazioni da subito: le aziende che vorranno farlo dovranno inviare delle proposte per ottenere una licenza, includendo anche una serie di valutazioni ambientali, e il parlamento valuterà se approvarle caso per caso.