In 30 città del mondo si sono svoltecontemporaneamente, domenica 21 Gennaio, manifestazioni per chiedere alle Nazioni Unite e ai Governi di non riconoscere il Governo talebano.
A Roma a Piazza Esquilino, dalle 10 alle 12.45 si è svolto un sit organizzato dall’Associazione socioculturale Newroz, partecipato da più di cento donne e uomini, bambini e bambine, per dare informazioni aggiornate sulla crescente negazione dei diritti delle donne in Afghanistan e sulla violenza prende di mira in particolare le donne hazere. Molte le testimonianze di donne provate, che hanno raccontato quanto è accaduto a persone che conoscono, intercalate da analisi politiche espresse anche in buon italiano, da tante donne e uomini, in modo orizzontale. Sono state recitate poesie, slogans, accompagnati da musica e seguiti ancora tante parole vigorose.
Segue il testo dell’appello che è stato letto. A tutti i presenti italiani la comunità ha chiesto di far circolare la loro denuncia e di non dimenticare l’Afghanistan. Presenti in solidarietà anche l’iraniana Parisa Nazari, un rappresentante delle comunità latinoamericane, Patrizia Sterpetti di WILPF Italia, che ha ricordato che la vicepresidente mondiale di questa organizzazione è l’afghana Jamila Afghani.
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Gli Hazara sono un popolo nativo dell’Afghanistan e costituiscono più di un quarto della popolazione.
Sono più di centotrenta anni che vengono massacrati nella loro patria; Le loro terre sono state confiscate, e sono stati sfrattati con la forza dalle loro case e soggetti ad attacchi di massa e omicidi mirati.
Nei vent’anni della Repubblica, gli Hazara siano stati bersaglio della maggior parte degli attacchi suicidi e delle uccisioni mirate nelle scuole, negli ospedali, nelle moschee, nelle strade e nei luoghi pubblici, ma nonostante ciò in una certa misura hanno avuto la possibilità di essere presenti negli uffici governativi e in vari livelli delle cariche militari: considerando la lunga e amara storia del genocidio e la rimozione fisica, questo è stato in una certa misura un sollievo.
Dopo la fondazione dell’Emirato dei Talebani, gli Hazara sono stati completamente rimossi dagli incarichi negli organi governativi e militari.
La politica di migrazione forzata e di usurpazione delle terre degli Hazara, attuata da Abdul Rahman nel 1887, è ricominciata e le proprietà degli imprenditori e dei ricchi Hazara sono state confiscate dai Talebani.
Nella nuova era dei talebani, gli Hazara sono l’unica popolazione che è stata ancora una volta il bersaglio degli omicidi seriali mirati e sistematici, una continuazione dei massacri precedenti.
Negli ultimi due anni inoltre i talebani hanno emanato più di cinquanta decreti contro la libertà delle donne.
Tra queste restrizioni rientrano l’imposizione di innumerevoli privazioni di libertà senza precedenti dei diritti fondamentali come il divieto per tutte le donne di accedere all’istruzione, al lavoro, alle attività economiche, sociali e politiche.
In continuità con questo processo e la lunga storia dei massacri degli Hazara, i Talebani hanno adottato misure disumane arrestando e rapendo arbitrariamente donne e ragazze Hazara con il pretesto dei loro costumi. Ci sono storie scioccanti di ragazze Hazara trasportate in luoghi sconosciuti dai talebani, di maltrattamenti e abusi sessuali, di violenza psicologica e di torture fisiche medievali. Per questo motivo la comunità Hazara, al fine di sostenere e difendere i propri diritti, ha avviato una manifestazione globale per fermare queste azioni infauste e barbare dell’emirato.
Nell’ultimo anno, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la Risoluzione 2721, in cui ha evidenziato le gravi sfide affrontate dalle donne, dai gruppi religiosi minoritari e dalle minoranze etniche e ha sottolineato l’importanza della tutela dei diritti umani, compresi i diritti delle donne e delle minoranze in Afghanistan.
Sembra che i talebani abbiano utilizzato la questione dei ditti delle donne come ricatto per esercitare pressioni sulla comunità internazionale al fine di realizzare le loro richieste illegittime, e questo è il motivo
per cui hanno avviato una repressione senza precedenti delle donne, in particolare delle ragazze Hazara, attività terroristiche e uccisioni mirate e omicidi organizzati contro la comunità Hazara.
Considerando i fatti e le condizioni menzionati, noi manifestanti in tutto il mondo facciamo appello al Consiglio di Sicurezza, al Consiglio per i Diritti Umani, alla Corte Penale Internazionale, ai leader mondiali e alle organizzazioni per i diritti umani di condannare il rapimento e l’arresto di ragazze e donne Hazara e porre fine al dislocamento forzato del popolo Hazara dalle loro case e Patria.
Infine, consideriamo le seguenti questioni come legittime richieste di tutto il popolo dell’Afghanistan, in particolare il popolo Hazara, e insistiamo sulla loro realizzazione e chiediamo alla comunità internazionale di unirsi a noi:
1. Chiediamo alle Nazioni Unite, alle assemblee internazionali e ai paesi liberi del mondo di riconoscere il “Genocidio degli Hazara” in Afghanistan. Pertanto, suggeriamo che, per realizzare ciò, si formino quanto prima squadre investigative per riconoscere i criminali di guerra e assassini portandoli al tavolo della Corte penale internazionale.
2. Chiediamo alle Nazioni Unite e alle sue agenzie sussidiarie, in particolare al Consiglio per i diritti umani, di esercitare pressioni sui Talebani affinché pongano fine quanto prima a queste condizioni disumane e ai crimini contro l’umanità e rilascino immediatamente e senza alcuna condizione le ragazze arrestate.
3. Chiediamo alla Corte Penale Internazionale di processare gli autori del genocidio del popolo Hazara e gli autori di crimini contro l’umanità, in particolare i leader talebani.
4. Chiediamo alle Nazioni Unite e a tutte le organizzazioni per i diritti umani nel mondo di riconoscere l’atrocità dei talebani relative agli arresti e ai rapimenti delle donne, alle restrizioni educative e sociali loro imposte, considerandole legalmente come “apartheid di genere” e “crimine contro l’umanità”. Chiediamo perciò che gli autori di questi crimini vengano portati davanti alla giustizia nei tribunali internazionali.
5. Consideriamo i talebani un gruppo terroristico che ha occupato il nostro paese. Chiediamo pertanto alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di porre fine quanto prima possibile all’interazione positiva con i talebani, di fermare gli aiuti forniti da alcuni paesi del mondo a questo gruppo terroristico e di rendere i talebani responsabili di crimini e atrocità: se vengono commesse, dovrebbero essere intraprese azioni rapide.
6. Chiediamo in nome di tutti i popoli dell’Afghanistan, alle Nazioni Unite e ai paesi del mondo che sostengono i talebani, di distribuire i loro aiuti in modo equo e trasparente a tutte le popolazioni.
7. Chiediamo alle Nazioni Unite che nel loro piano pensato per uscire dalla situazione di stallo del paese, vengano tenute altamente in considerazione le esigenze della numerosa comunità Hazara, che vengano riconosciute le discriminazioni e che gli Hazara stessi vengano coinvolti nei processi decisionali sulle sorti del paese.
Chiediamo tutto questo sperando di raggiungere un Afghanistan libero e sicuro basato sullo sviluppo e sulla giustizia sociale per tutti.
Foto di Patrizia Sterpetti