Dal 1992 le conferenze sul clima delle Nazioni Unite non sono riuscite a raggiungere risultati, in quanto le emissioni di CO2 continuano ad aumentare sempre di più ogni anno che passa. In realtà, l’impatto delle proposte adottate in seguito alle conferenze sul clima è diventato una sorta di scherzo. La conferenza più recente, la COP28, ha abbracciato l’energia nucleare come una manna dal cielo che sfiderebbe il cambiamento climatico.
“Triplicare l’energia nucleare” riecheggia ancora nelle sale della COP28. Stando sul podio del centro congressi, ora vuoto, e ascoltando attentamente, risuonano gli echi dei maniaci rubicondi provenienti da oltre 20 paesi che si sono impegnati a triplicare l’energia nucleare per salvare i nostri “culi globali” da un sistema climatico impazzito di proporzioni epiche.
Stati Uniti, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti e altri hanno firmato una dichiarazione. Dal momento che non potevano spingere petrolio e gas, si è deciso di favorire l’energia nucleare come surrogato per risolvere il terribile problema del riscaldamento globale riscontrato da un polo all’altro, da un oceano all’altro. È reale, è palpabile; è ora, molto prima delle previsioni, poiché 1,5°C emerge prima del previsto a episodi irregolari.
Tuttavia, secondo il Bulletin of the Atomic Scientists, la dichiarazione di 22 paesi che chiedono di triplicare l’energia nucleare entro il 2050 è più fantasia che realtà: “Anche nella migliore delle ipotesi, maggiori investimenti nell’energia nucleare nei prossimi due decenni potrebbero effettivamente peggiorare la crisi climatica, poiché le alternative più economiche e rapide vengono ignorate a favore di reattori nucleari più costosi e lenti da implementare”.
La costruzione di impianti di energia nucleare ha una lunga storia che purtroppo getta un’ombra dubbia sull’idea di triplicarli entro il 2050. Un piano ormai famoso dell’Università di Princeton nel 2004 prevedeva un “cuneo di stabilizzazione” per evitare un miliardo di tonnellate di emissioni di carbonio all’anno entro il 2055 costruendo 700 grandi reattori nucleari in 50 anni.
Nel 2022 nel mondo i reattori operativi erano 416. Partendo dal 2005, quando fu annunciato il piano di Princeton, ciò avrebbe significato costruire 14 reattori all’anno, supponendo il funzionamento di tutti i reattori esistenti. Tuttavia, nell’arco dei 50 anni, i reattori che invecchiano e quelli dismessi richiederebbero in sostanza 40 nuovi reattori all’anno. Ma nell’intera storia dell’energia nucleare sono state collegate alla rete elettrica in media 10 centrali nucleari all’anno, e si parla solo di 5 nuove unità all’anno nel periodo 2011-2021.
Ancora una volta, come per la spinosa questione della cattura diretta del carbonio, raggiungere il livello delle soluzioni proposte per fronteggiare il riscaldamento globale, è oltre la realtà. Parlare costa poco.
Nel frattempo l’energia eolica e quella solare, meno costose e più sicure, battono facilmente e di gran lunga la produzione di energia nucleare di recente installazione:
- Nuova capacità di energia nucleare dal 2000 al 2020 42 GWe
- Nuova capacità eolica dal 2000 al 2020 605 GWe
- Nuova capacità solare dal 2000 al 2020 578 GWe
I costi del nucleare sono proibitivi: triplicare la capacità nucleare costerà 15mila miliardi di dollari supponendo il funzionamento dei reattori esistenti, cosa impossibile, portando la spesa ben oltre quella cifra. Chi mette 15mila miliardi di dollari?
E c’è abbastanza tempo per triplicare entro il 2050? Dalla progettazione al funzionamento previsto dell’impianto NuScale VOYGR occorrono 13 anni. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, la fase di progettazione e costruzione del primo reattore nucleare di un paese dura 15 anni. Molti paesi che hanno sottoscritto la dichiarazione per triplicare l’energia nucleare sono dei principianti.
Nell’articolo di Foreign Policy del 13 dicembre 2023 intitolato COP 28’s Dramatic But Empty Nuclear Pledge sono state elencate diverse ragioni di scetticismo riguardo al triplicare l’energia nucleare, concludendo: “La combinazione di pressioni macroeconomiche e restrizioni normative significa che nessuno dei due impegni come quelli stipulati alla COP28, né i memorandum d’intesa con varie industrie, servizi pubblici e governi dovrebbero dare molta fiducia in un’imminente grande espansione dell’energia nucleare”.
L’esperto nucleare Mycle Schneider, autore principale del prestigioso World Nuclear Industry Status Report (500 pagine) giunto alla sua 18ª edizione e noto per il suo approccio fattuale ai dettagli del funzionamento, della costruzione e dello smantellamento dei reattori mondiali, è stato recentemente intervistato dal Bulletin. La sua pubblicazione è considerata lo studio fondamentale del settore.
Per quanto riguarda NuScale, la società con sede negli Stati Uniti che sviluppa i più importanti reattori nucleari SMR (Small Nuclear Reactors) americani, nel 2008 aveva promesso di iniziare a produrre energia entro il 2015. Al 2023 non è iniziata la costruzione di un singolo reattore. Non hanno una licenza di certificazione per il modello promosso per un comune dello Utah. L’impianto a sei moduli di NuScale costerebbe 20.000 dollari per kilowatt installato, due volte di più dei reattori su larga scala più cari d’Europa. E gli SMR genereranno quantità sproporzionate di scorie nucleari. Nessun affare qui, supponendo un funzionamento anche abbastanza efficiente, il che è dubbio.
Secondo Schneider “l’intera logica sviluppata per i piccoli reattori modulari si inserisce nel contesto dell’emergenza del cambiamento climatico. Questo è il grosso problema che abbiamo”. Il senso di urgenza non può essere soddisfatto: “Considerando lo stato dello sviluppo, non vedremo alcuna energia generata dagli SMR prima del 2030. È molto chiaro: nessuna. E se parliamo di SMR che acquisiranno quantità sostanziali di capacità di generazione nel mercato attuale, se mai dovesse accadere, stiamo parlando del 2040 al più presto”.
Sull’impegno della COP di triplicare l’energia nucleare Schneider dice: “Da un punto di vista industriale, bisogna trasformare questo impegno in realtà. Per me, questa promessa è molto vicina all’assurdo rispetto a ciò che l’industria ha dimostrato”.
Da un altro punto di vista: “‘Ci sono voluti 70 anni per portare la capacità nucleare globale al livello attuale di 370 gigawatt (GW), e l’industria deve ora selezionare le tecnologie, raccogliere finanziamenti e sviluppare le regole per costruire altri 740 GW in metà di quel tempo… Perché qualcuno dovrebbe spendere un solo dollaro per una tecnologia che, se pianificata oggi, non sarebbe nemmeno disponibile fino al 2035-2045?’ ha affermato Mark Jacobson, specialista in energia della Stanford University. E i 15mila miliardi di dollari?
La COP28 non ha portato a termine l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e probabilmente non riuscirà a triplicare l’energia nucleare. Ma una volta che i risultati saranno finalmente noti, sarà troppo tardi. Il riscaldamento è già acceso.
Traduzione dall’inglese di Enrica Marchi. Revisione di Thomas Schmid.