Il giornalista, economista e scrittore greco Leonidas Vatikiotis si è recentemente recato a Donetsk per un reportage nella regione dell’Ucraina orientale ora sotto il pieno controllo russo. L’esperienza di questo viaggio è stata un’interessante occasione per la redazione greca di Pressenza per realizzare la seguente intervista nel tentativo di capire cosa sta accadendo oggi in queste regioni.
Pressenza: Cosa pensa delle iniziative di pace che sono state prese finora? Pensa che questa guerra sia prossima alla fine?
Leonidas Vatikiotis: Il destino della guerra è stato deciso, molto prima della fine del contrattacco ucraino, che ha fallito il suo obiettivo dichiarato, cioè permettere l’ingresso in Crimea all’esercito ucraino. Già in primavera scorsa, mentre il contrattacco era ancora in preparazione, le rivelazioni via Discord hanno mostrato che i vertici militari statunitensi diffidavano dei suoi risultati. Ritengo che nei prossimi mesi la guerra di logoramento a cui assistiamo oggi continuerà finché a un certo punto l’esercito ucraino crollerà. La carenza di militari innanzitutto e, in secondo luogo, di munizioni e armi costringerà la leadership politica ucraina a negoziare. La disintegrazione politica nel campo di Zelensky, con il suo scontro con i vertici militari e l’espulsione di tutto il suo staff, preannuncia già un cambio di guardia a cui toccherà occuparsi di quel che accadrà dopo.
Gli accordi di pace di Minsk 1 e 2 sono stati delle occasioni mancate. Se fossero stati attuati, centinaia di migliaia di vite sarebbero state risparmiate. L’Occidente, invece, li ha portati al disastro. La responsabilità della loro cancellazione è di Kiev e della NATO. Chi può dimenticare la dichiarazione della Merkel secondo la quale “con questi due accordi volevamo semplicemente guadagnare tempo”?
Anche i negoziati di Istanbul, poche settimane dopo lo scoppio della guerra, sono stati un’occasione mancata. I termini inizialmente concordati erano reciprocamente vantaggiosi (l’Ucraina non entrava nella NATO, la Crimea restava alla Russia e il Donbas all’Ucraina, ecc.). Ancora una volta, l’Occidente, in particolare la Gran Bretagna, ne ha impedito l’attuazione, come ha rivelato il negoziatore ucraino.
P: In che modo Putin utilizzerà la guerra, in vista della sua candidatura alle elezioni presidenziali di primavera?
LV: La Russia finora “è passata attraverso la pioggia senza bagnarsi”. Nonostante le peggiori previsioni, le sanzioni economiche non hanno causato alcun danno economico, la sua economia dovrebbe crescere del 2,3% quest’anno. Al contrario, i Paesi che hanno imposto le sanzioni, con quelli europei in testa, stanno pagando un prezzo pesante: livelli di crescita in calo, caro-carburante, perdita di entrate e profitti per le aziende che si sono ritirate dal mercato russo, ecc. E le conquiste territoriali su oltre il 30% dell’Ucraina permettono a Mosca di trionfare sul fronte militare della sua strategia.
In questo contesto, Putin verrà rieletto a marzo con una maggioranza tra le più ampie mai raccolte nella sua carriera politica.
P: Qual è la percezione della NATO e della sua interferenza in questa guerra?
LV: La NATO continua ad armare l’Ucraina e inviare i suoi rappresentanti sul campo di battaglia, allontanando così la prospettiva di pace. Con il suo diretto e attivo intervento, la guerra in Ucraina è passata da una guerra bilaterale russo-ucraina a una guerra globale, con il comprovato coinvolgimento indiretto e diretto di oltre 40 Paesi!
La NATO ha provocato e continua a sostenere la guerra anche oggi, anche se è chiaro che con il passare del tempo i termini per un accordo di pace dell’Ucraina con la Russia diventeranno sempre più svantaggiosi per l’Ucraina.
La NATO ha causato la guerra aggiungendo benzina sul fuoco per molte ragioni: in primo luogo, creando un nemico ha aumentato la mobilitazione dei suoi membri e aggiunto nuovi membri. Organizzazioni belliche come la NATO, in tempi di pace e stabilità, si rivelano inutili. L’instabilità e il conflitto sono l’ecosistema che permette loro di crescere senza ostacoli, ed esse hanno dimostrato di creare queste condizioni per continuare ad essere utili. La seconda ragione per cui la NATO ha causato la guerra è legata alla competizione degli Stati Uniti con la Russia. La NATO ha provocato una guerra per procura attraverso i suoi rappresentanti, con l’obiettivo di indebolire il rivale russo. Il terzo motivo riguarda la Cina. Gli Stati Uniti e la NATO stanno usando l’Ucraina come prova generale per il confronto con la Cina.
P: Chi sta beneficiando finora della guerra?
LV: Il maggior vincitore della guerra è l’industria bellica americana.
La maggior parte dei finanziamenti approvati dagli Stati Uniti resta nel Paese: erogati dal Tesoro americano e accreditati all’industria bellica, che sta vivendo una prolungata primavera. In questo modo, la guerra in Ucraina è un’iniezione di nuova vita per l’industria bellica.
Anche altri traggono profitto dalla campagna di calunnie scatenata contro la Russia. La Germania, ad esempio, si è data a spese belliche eccessive, usando la minaccia russa come giustificazione. Usando la Russia come scusa, la Germania si è sbarazzata di una spina nel fianco, ovvero il trattato di disarmo postbellico. Anche la Grecia ha trovato nella guerra in Ucraina una scusa per smilitarizzare le isole dell’Egeo, come la Turchia chiedeva da anni. L’occasione ucraina ha permesso di superare le legittime reazioni interne.
P: Come viene percepito il conflitto bellico nei luoghi che ha visitato?
LV: Nel villaggio di Sartanas (con una popolazione in maggioranza di etnia greca, N.d.R.) e a Mariupol, dove la guerra appartiene ormai al passato e l’eco dei bombardamenti non arriva nemmeno più alla gente, non vogliono parlare della guerra. Ogni volta che le nostre domande facevano riferimento a quel periodo, avevamo la sensazione di riaprire ferite ancora fresche. Una reazione che, ripensandoci, mi è sembrata molto umana.
A Donetsk, invece, la guerra è sempre stata presente. Gli ucraini non hanno smesso di bombardarla giorno e notte. I bersagli sono soprattutto obiettivi politici, come mercati affollati, fermate degli autobus, scuole e grattacieli. Una realtà che non è nuova. È iniziata nel 2014, subito dopo il colpo di Stato di Maidan, quando il presidente dell’Ucraina, regolarmente eletto, è stato rovesciato con il plauso di Stati Uniti e Unione Europea. In base ai dati esemplarmente documentati dell’OSCE, che aveva istituito degli osservatori nella regione, tra il 2015 e il 2021 ci sono stati 14.500 morti! E noi tutti siamo rimasti a guardare senza reagire, anche se c’erano officianti con le svastiche ad aprire il fuoco, aggirandosi indisturbati da un capo all’altro del Donbas e comportandosi come un esercito di occupazione. I nostri riflessi democratici, e mi riferisco alle società e non ai governi, si sono rivelati inadeguati…
P: Come viene presentata la guerra dalla stampa locale?
LV: Non abbiamo visto alcuna stampa locale nel Donbas. La regione vive ancora in condizioni di guerra e i media, almeno per come li conosciamo noi, sono probabilmente un lusso.
Tuttavia, abbiamo incontrato dei giornalisti e abbiamo sentito parlare di altri. Abbiamo incontrato un giornalista a Mariupol che con la sua squadra sta cercando di creare una televisione in questa città multietnica che per secoli è stata un modello di coesistenza armoniosa tra una moltitudine di gruppi etnici.
E abbiamo sentito parlare di un altro giornalista, per la precisione un direttore di testata, la cui tragedia ha molto da dire sulla recente e sanguinosa storia della città. Questo particolare editore è stato rapito, imprigionato, crudelmente torturato e giustiziato all’epoca in cui Mariupol era controllata dal Battaglione nazista Azov. Il suo “passo falso” fu la pubblicazione di un giornale satirico dal titolo “Voglio tornare in Unione Sovietica”. Il suo umorismo fu la causa della sua morte. Uno dei tanti omicidi avvenuti a Mariupol in quel periodo fu incoraggiato dal governo ucraino.
P: Ha incontrato qualche attivista per la pace o obiettore di coscienza? Se sì, cosa pensano che dovremmo fare come popoli europei?
LV: Non abbiamo incontrato nessun attivista per la pace e, com’è noto, il governo russo ha una politica repressiva nei loro confronti. Questa politica, applicata anche contro attivisti come il sociologo e scrittore comunista Boris Kagarlitsky, non è necessaria. È sbagliata!
La Russia sta conducendo una guerra difensiva contro la nuova “santa alleanza” dell’Occidente e chiede solo garanzie di sicurezza, denazificazione e neutralizzazione dell’Ucraina. La legittima richiesta della Russia ha spinto milioni di persone in tutto il mondo a schierarsi al suo fianco nel condannare il regime di Zelensky per la sua politica di provocazione dell’Ucraina. Detto questo, le voci contro la guerra che non sono strumenti della NATO – e questa è la voce di Kagarlitsky e di molti altri, presumo, all’interno della Russia – hanno il diritto di esistere e di farsi sentire.
Traduzione dall’inglese di Daniela Bezzi. Revisione di Thomas Schmid.