I livelli di inquinanti PM2,5 – microparticelle cancerogene che entrano nel flusso sanguigno attraverso i polmoni – sono stati misurati come pericolosi a Lahore, a più di 66 volte i limiti di pericolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’inquinamento atmosferico è peggiorato in Pakistan negli ultimi anni, quando una miscela di fumi di gasolio di bassa qualità, il fumo prodotto dalla combustione delle colture stagionali e le temperature invernali più rigide si sono coagulate in nuvole stagnanti di smog. Lahore è la città più colpita dallo smog tossico, che durante la stagione invernale soffoca i polmoni di oltre 11 milioni di residenti. Le autorità pakistane accusano le emissioni industriali, il fumo dei forni per mattoni e dei veicoli, la combustione dei residui delle colture e dei rifiuti in generale di causare l’inquinamento atmosferico e lo smog nella provincia centrale del Punjab. Il Pakistan è responsabile di meno dell’1% delle emissioni globali di carbonio, ma è tra le 10 nazioni più vulnerabili al clima. Negli ultimi decenni, la crescente industrializzazione dell’Asia meridionale ha determinato un aumento degli inquinanti provenienti dalle fabbriche, dalle attività edilizie e dai veicoli nelle aree densamente popolate.
La “pioggia artificiale” è stata utilizzata per la prima volta in Pakistan nel tentativo di combattere i livelli pericolosi di inquinamento nella megalopoli di Lahore, secondo quanto dichiarato dal governo provinciale. Aerei dotati di attrezzature per la semina delle nuvole hanno sorvolato la città orientale, spesso classificata come uno dei luoghi peggiori a livello globale per l’inquinamento atmosferico. Il Ministro ad interim del Punjab, Mohsin Naqvi ha dichiarato ai giornalisti come abbia “piovigginato in almeno 10 aree di Lahore”, aggiungendo che le autorità stavano monitorando l’impatto della pioggia artificiale in un raggio di 15 km. La qualità dell’aria a Lahore è stata particolarmente negativa nelle ultime settimane e il governo del Punjab ha impiegato diverse tattiche, tra cui la chiusura anticipata delle attività commerciali e il mantenimento delle scuole per due giorni in più, per contribuire a migliorare la qualità dell’aria, ma nulla ha funzionato.
La pioggia artificiale è stato un “regalo” fornito dagli Emirati Arabi Uniti, come ha precisato Naqvi: “Le squadre degli Emirati Arabi Uniti, insieme a due aerei, sono arrivate qui circa 10-12 giorni fa. Hanno usato 48 razzi per creare la pioggia”. Del resto gli Emirati Arabi Uniti hanno utilizzato sempre più spesso la semina delle nuvole, a volte chiamata “pioggia artificiale”1, o blue-skying, o cloud-seeding, per creare pioggia nell’arida distesa del Paese. In questo processo lo ioduro d’argento viene bruciato nelle nuvole in un composto con acetone per favorire la formazione di condensa sotto forma di pioggia. Naqvi ha rassicurato il pubblico sulla sicurezza della pioggia artificiale, citando le oltre 1.000 missioni annuali degli Emirati Arabi Uniti e le tecnologie simili utilizzate in decine di Paesi, tra cui Stati Uniti, Cina e India, ed affermando che anche una pioggia molto modesta è efficace per ridurre l’inquinamento. Per questo Naqvi ha sostenuto che ci saranno altri casi di pioggia artificiale in città, dove nelle prossime settimane saranno installate anche torri anti-smog, depuratori d’aria su larga scala progettati per catturare l’inquinamento. Una rassicurazione che però non trova d’accordo la comunità scientifica e i movimenti ecologisti.
Nell’ottobre 2018, 23 organizzazioni internazionali e regionali e 87 organizzazioni nazionali indigene, ambientaliste, altermondiste e contadine a livello mondiale, guidate dall’ambientalista indiana Vandana Shiva e dalla biologa Silvia Ribeiro, avevano sottoscritto “il Manifesto contro la Geoingegneria” per il blocco immediato di tutti gli esperimenti di geoingegneria pianificati. Si tratta di sperimenti ingentemente finanziati da capitalisti miliardari del calibro di Bill Gates, invasati dalle distopie tecnofile californiane.
Il cloud-seeding è una pratica di geoingegneria climatica spacciata come una soluzione tecnocratica alla crisi climatica, ma molti sono i punti deboli di questa tecnologia. Alcuni esperti sono preoccupati per ciò che non sappiamo ancora del processo. Non ci sono infatti prove empiriche sostanziali su quanto l’indice di qualità dell’aria diminuirà grazie alla semina delle nuvole. Non si sanno nemmeno quali siano gli effetti dell’inseminazione delle nuvole perché alla fine si sta cercando di alterare i processi naturali e ciò è destinato ad avere dei limiti.
Davvero l’inquinamento della città di Lahore si potrà risolvere con la pioggia artificiale che vogliamo combattere tutto questo? La semina delle nuvole, che rappresenta quanto ci sia di più vicino alle scie chimiche delle teorie complottiste, è stata sperimentata in diversi luoghi del mondo, dal Messico alla Cina, passando per Stati Uniti, India e persino Italia, ma la sua efficacia continua a non convincere buona parte della comunità scientifica (qui studi sul tema). Gran parte della comunità scientifica non crede che sia davvero efficace, ma anzi afferma che possa essere causa di squilibri ecologici molto importanti. Il termine geoingegneria si riferisce ad una serie di tecnologie preposte per intervenire deliberatamente nella alterazione dei sistemi terrestri su larga scala. In generale, la geoingegneria può includere interventi sul terreno, gli oceani o l’atmosfera e comporta grandi rischi ed impatti negativi per le comunità umane, gli ecosistemi ed i processi naturali, nonché per la pace e la sicurezza mondiali. Per gli alti rischi e gli effetti collaterali che comporta, la geoingegneria è sottoposta a moratoria nella Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica.
1 Si tratta di una tecnica che accelera la condensazione dell’umidità nelle nuvole per creare la pioggia. Viene effettuata spruzzando particelle di sale – come lo ioduro d’argento o il cloruro – sulle nuvole utilizzando aerei o dispositivi di dispersione a terra. I granuli di sale agiscono come particelle nucleanti di ghiaccio, che permettono la formazione di cristalli di ghiaccio nelle nuvole. L’umidità delle nuvole si aggancia a questi cristalli di ghiaccio e si condensa in pioggia. Il processo però non funziona sempre. Le condizioni atmosferiche devono infatti essere esattamente quelle giuste. Ci deve essere la giusta quantità di umidità nelle nuvole per consentire la formazione di nuclei di ghiaccio. Sono importanti anche fattori secondari come la velocità del vento.