Nella giornata di ieri sono stati uccisi 215 palestinesi in 14 stragi.

Una moschea piena di sfollati è stata completamente rasa al suolo. Caccia, artiglieria navale e terrestre hanno fatto piovere bombe sulla popolazione, per costringerla a dirigersi verso il confine egiziano.

La Mezzaluna palestinese ha dichiarato che il reparto di chirurgia dell’ospedale Amal è fuori servizio per mancanza di ossigeno. L’ospedale è assediato da due settimane e i soldati impediscono ogni tipo di rifornimento.

I funzionari dell’ONU hanno messo in guardia dal persistere nel blocco dei fondi destinati all’agenzia per l’assistenza ai profughi palestinesi: “I servizi di assistenza si fermeranno entro la fine di febbraio per mancanza di fondi”. Oltre all’UE, altri 12 Paesi dell’Europa e del Nordamerica hanno prontamente risposto alle accuse israeliane bloccando i fondi senza attendere l’inchiesta interna dell’ONU sui 12 casi di dipendenti (su un totale di 13 mila dipendenti operativi).

Venti organizzazioni di difesa dei diritti umani hanno pubblicato un comunicato di condanna della serrata dei Paesi amici di Israele e hanno definito la loro condotta “una vergognosa partecipazione al genocidio in corso compiuto dall’esercito israeliano a Gaza”. 

La vendetta israeliana contro il ruolo dell’UNRWA è studiata da tempo e si è inasprita in seguito alla sentenza della Corte di Giustizia Internazionale che aveva citato rapporti dell’organismo ONU. I servizi dell’UNRWA nel campo dell’istruzione e della salute non sono graditi alle forze di occupazione, perché rafforzano la presa di coscienza dei palestinesi della loro identità nazionale, non solo come profughi.