La sera del 15 gennaio, con partenza alle 18:45 dalla piazza della Resistenza a Sesto San Giovanni, si è mossa fino alla vicina piazza Petazzi la Fiaccolata per la Pace, organizzata dal Presidio per la Pace di Sesto, composto da 21 associazioni di volontariato sestesi, dal Decanato e dal Centro Culturale Islamico.

In piazza della Resistenza un esponente  di Pax Christi ha presentato l’iniziativa, ricordando le parole del Sindaco di Firenze Giorgio La Pira a Ginevra nel 1954: “Io domando che il diritto delle città all’esistenza sia formalmente e solidalmente riconosciuto dagli Stati che hanno il potere di violarlo; lo domando, anche a nome delle generazioni future” Dalle città può partire l’iniziativa della pace tra le nazioni. E’ il senso dell’esistere del Presidio per la Pace di Sesto.

C’è stato spazio per la lettura della lettera del 2003 del Cardinale Carlo Maria Martini di ritorno da Gerusalemme: “Più radicati e potenti, duri a morire, sono gli idoli invisibili, quelli che rimangono anche quando sembra escluso ogni riferimento religioso. Tra essi vi sono gli idoli della violenza, della vendetta, del potere (politico, militare, economico…) sentito come risorsa definitiva e ultima. E’ l’idolo del volere stravincere in tutto, del non voler cedere in nulla, del non accettare nessuna di quelle soluzioni in cui ciascuno sia disposto a perdere qualche cosa in vista di un bene complessivo. Questi idoli, anche se si presentano con le vesti rispettabili della giustizia e del diritto, sono in realtà assetati di sangue umano.”

Accese le candele  di ogni partecipante, preceduto dallo striscione con la scritta Pace Salam Shalom il corteo si è mosso sulle note della celebre canzone di John Lennon All we are saying is Give peace a chance..

I ragazzi e le ragazze scout di Sesto portavano un’enorme bandiera della pace e seguiva lo striscione del Presidio per la Pace con la frase della Costituzione L’Italia ripudia la guerra.

Giunti nella piazza della basilica di Santo Stefano le persone si sono disposte in un grande cerchio tracciato con il gesso a terra e successivamente sui suoi raggi, creando  un simbolo della pace luminoso, ripreso da una  casa, dai piani alti di un palazzo prospiciente. E’ intervenuta Giulia, rappresentante italiana del Villaggio Wahat al Salam- Neve Shalom, che si è fatta portavoce dell’appello per un cessate il fuoco permanente e per una pace giusta. Il villaggio da molti anni vede l’esperienza di convivenza tra arabi ed ebrei israeliani, nel rispetto di un modello di uguaglianza, democrazia e reciproca legittimazione, con l’adozione di entrambe le lingue nella sua scuola. Il Presidio per la Pace di Sesto ha contribuito alla raccolta fondi per il lavoro del dottor Raid Haj Yahya, volontario per Medici per i diritti umani a Gaza, che vive a Wahat al Salam. Il Presidio ha sempre cercato di valorizzare il protagonismo della società civile nei territori  in conflitto e in particolare ha proposto  l’esperienza del Villaggio in Consiglio Comunale per un gemellaggio.

L’intervento successivo dell’Iman Abdullah Tchina ha ricordato la necessità di ritrovare un senso di umanità oltre l’orrore della guerra in corso in Palestina. Per il decanato è intervenuto don Carlo Confalonieri, ribadendo la speranza e la convinzione che nel mondo di oggi le religioni possano essere portatrici di pace e non di violenza.

Altre letture sono state: il messaggio di Papa Francesco al corpo diplomatico presso la Santa Sede del gennaio 2024: “Oggi è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti”, e le sue riflessioni sull’immoralità del commercio delle armi. Ha concluso  il direttore della Caritas decanale con il pezzo di A. Gramsci del 1917 sull’indifferenza: ” Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”. La poesia di Brecht La guerra che verrà  ha sottolineato l’assurdità dei conflitti armati in un mondo segnato dalla povertà di moltissimi. Concludendo la fiaccolata il Presidio ha ricordato come le voci dal basso abbiano bisogno di ascolto e di eco dalla politica e quindi le richieste al Consiglio Comunale per l’adesione della città al Trattato di proibizione delle armi nucleari e per il gemellaggio con Wahat al Salam.

Le note di Imagine di John Lennon hanno concluso la manifestazione, che speriamo resti nella memoria della città che abitiamo e amiamo per la sua storia di lotte per una pace giusta.