Quella che un tempo sembrava una rivendicazione radicale e impraticabile oggi riassume il buon senso e il realismo che difende il presente e il futuro del territorio: la progressiva dismissione degli impianti della raffineria Api con un piano di bonifiche pubbliche, che preveda il concorso del privato secondo il principio “chi inquina paga”, che tutelino il lavoro e risarciscano la cittadinanza, per evitare l’ennesima cattedrale nel deserto, a danno avvenuto e nell’ottica di un progressivo abbandono dell’uso delle fonti fossili e di una purtroppo timida transizione ecologica, comunque prevista anche dalla cop28 nei paesi arabi, la più conservatrice dell’ultimo decennio.
Nell’immediato se, come evidente, la raffineria non è in grado di limitare il danno permanente inflitto, urge la sospensione temporanea delle sue attività, che reclamiamo nella responsabilizzazione di tutti gli organi competenti e implicati, dalla magistratura attraverso il sequestro degli impianti senza facoltà d’uso, all’amministrazione comunale con un’ordinanza per limitazione e tutela del rischio sanitario, alla Regione Marche e i ministeri competenti attraverso la sospensione dell’Autorizzazione integrata ambientale, già concessa nel maggio 2018, a ridosso dell’incidente del serbatoio tk61, ed elusa in modo reiterato e sistematico in più articoli nel corso degni anni come tutt’ora.
L’appuntamento del G7 sulla sanità ad Ancona di fine 2024 non potrà non vederci presenti dopo decenni di studi epidemiologici e letteratura scientifica fatta sulla nostra pelle che, nel silenzio delle istituzioni che avrebbero dovuto comunicarla alla cittadinanza, attestano come nell’area vasta di Falconara e della bassa Vallesina le condizioni sanitarie siano critiche e non più accettabili.
Richiediamo un incontro e un confronto con il Sindaco di Falconara, come rilanceremo una nuova convocazione assembleare della piazza di #fermiamoilDisastroambientale, per continuare ad amplificare questa vertenza popolare oltre le aule giudiziarie, che presidieremo e sui cui contenuti continueremo a stimolare un dibattito pubblico.
Se necessario, porteremo le nostre rivendicazioni direttamente fino ai palazzi del potere della Capitale: al Ministero della Salute per quanto concerne l’aggiornamento dello Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento (S.E.N.T.I.E.R.I.) del 29.03.2023, da cui emergono gravi inadempienze delle autorità sanitarie locali e regionali, e a quello dell’Ambiente per le inevase attività di messa in sicurezza del Sin di Falconara, per quanto spetta al sito della raffineria Api.
Sosteniamo e moltiplichiamo la nascita delle comunità energetiche, già attive in città, come forme autentiche di transizione ecologica dal basso in grado di rendere i consumi privati, la quota maggioritaria sul mercato, sempre più liberi e indipendenti dai monopoli del petrolio e del gas.
Falconara per troppo tempo ha rappresentato un’area di sacrificio di provincia segnata inevitabilmente al business della raffinazione e distribuzione fossile. Ora, nel punto di contraddizione ineludibile tra disastro ambientale, quotidiane esalazioni di idrocarburi, crisi climatica ed espressione di decenni di lotte territoriali, esemplifica con una inedita mobilitazione popolare la possibilità di invertire la rotta.
E tra le direzioni da intraprendere quella del fare rete e sperimentare vertenze comuni “fuori dal fossile”, è oggi una discriminante essenziale, ben espressa dalle delegazioni provenienti da larga parte della penisola che hanno preso parola e sostenuto #fermiamoilDisastroambientale.
Laboratorio Falkatraz
Comitato Mal’aria
l’Ondaverde
Per il Clima Fuori dal Fossile