Le stime del Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study (GBD) per il 2019 hanno indicato che gran parte del carico globale di malattie è attribuibile a disturbi mentali, con i disturbi depressivi e d’ansia che hanno i più alti tassi di prevalenza a livello mondiale e la schizofrenia e disturbo bipolare che hanno un impatto minore in termini di prevalenza, ma un impatto significativo in termini di disabilità. Depressione, disturbo bipolare e schizofrenia aumentano anche il rischio di altri esiti sanitari, tra cui il suicidio e le malattie cardiovascolari e metaboliche.
Recenti evidenze epidemiologiche suggeriscono un’associazione tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e i disturbi depressivi maggiori, ma la letteratura è limitata e non omogenea per altri disturbi mentali.
Il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale Lazio ha condotto uno studio con lo scopo di analizzare le associazioni tra l’esposizione di lungo periodo a diversi inquinanti atmosferici e al rumore da traffico stradale e l’incidenza di molteplici categorie di disturbi mentali, utilizzando l’ampia coorte amministrativa della popolazione residente a Roma. Sono stati analizzati 1.739.277 individui di età superiore ai 30 anni dal censimento del 2011 a Roma, seguiti fino al 2019. Nel dettaglio, sono stati analizzati 1.733.331 partecipanti (età media 56,43 +/- 15,85 anni; 54,96% donne) con informazioni complete sulle covariate di interesse. Sono stati esclusi soggetti con disturbi mentali prevalenti al basale per valutare l’incidenza (primo ricovero ospedaliero o esenzione dal pagamento del ticket) di disturbi dello spettro schizofrenico, disturbi bipolari, ansia, personalità o uso di sostanze. Inoltre, sono stati studiati soggetti con prime prescrizioni di antipsicotici, antidepressivi e stabilizzatori dell’umore. Le concentrazioni medie annuali di particolato fine (PM 2,5), biossido di azoto (NO₂), nerofumo (BC), particelle ultrafini (UFP) e rumore del traffico stradale sono state assegnate agli indirizzi residenziali di riferimento. Sono stati applicati modelli di regressione di Cox aggiustati per covariate individuali e a livello di area. Le concentrazioni medie annuali di particolato fine (PM2,5), biossido di azoto (NO₂), Black Carbon (BC), particelle ultrafini (UFP) e rumore da traffico stradale sono state assegnate agli indirizzi di residenza al baseline.
In generale, i risultati indicano che l’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico, in particolare alle particelle fini e ultrafini, è associata a un aumento del rischio di disturbi dello spettro schizofrenico, depressione e disturbi d’ansia. L’associazione degli inquinanti con la prescrizione di farmaci specifici aumenta la credibilità dei risultati. “Lo studio – si legge nella relazione – suggerisce un’associazione coerente tra l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico, indagata attraverso le concentrazioni annuali assegnate agli indirizzi di residenza al basale, e alcuni disturbi psichiatrici, come la schizofrenia, la depressione e l’ansia. Le associazioni indipendenti trovate anche con misure indirette sulla salute mentale, come prescrizioni di antipsicotici, antidepressivi e stabilizzatori dell’umore, rafforzano i risultati. Tra gli inquinanti studiati, PM 2.5 e UFP presentavano le associazioni più stabili e gli effetti erano più pronunciati nelle fasce di età 30-49 e 50-64 anni. Nelle persone anziane è stata riscontrata un’associazione tra PM 2,5, NO 2 e BC con la depressione.”
Si tratta di uno studio che ha diversi punti di forza, tra cui una coorte basata sulla popolazione, un’accurata valutazione dell’esposizione a vari fattori ambientali, la standardizzazione delle diagnosi ospedaliere e una valutazione simultanea dei farmaci prescritti e che fa scrivere ai ricercatori: “In conclusione, i nostri risultati supportano l’ipotesi che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico possa portare a patologie cerebrali e rafforzare l’evidenza di un’associazione tra inquinamento atmosferico e alcuni disturbi psichiatrici, in particolare psicosi, depressione e ansia.”
Per appofondire: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160412023005755?via%3Dihub.