Il sindacato United Auto Workers (UAW), reduce dal rinnovo del contratto di lavoro stipulato a fine ottobre con le 3 grandi imprese statunitensi dell’auto, ha lanciato una campagna di sindacalizzazione in tutte le altre imprese auto degli Stati Uniti, nessuna delle quali, collocate soprattutto negli Stati meridionali degli USA, ha un contratto collettivo stipulato con un sindacato.

Alcune di queste aziende non sindacalizzate dei marchi asiatici (Toyota, Honda e Hyundai) hanno già concesso aumenti di loro iniziativa. La Hyunday del 25% entro il 2028 (come ottenuto col contratto UAW stipulato con le 3 grandi). Anche Volkswagen ha concesso l’immediato aumento dell’11% previsto da quel contratto, pur di non correre quello che considera un pericolo: dover trattare negli USA un contratto collettivo con UAW. Si ricordi che Volkswagen vede in Germania la presenza di un rappresentante del Consiglio di fabbrica dei lavoratori all’interno nel Consiglio di Sorveglianza che nomina il Consiglio d’Amministrazione dell’impresa, in rappresentanza dei 675.000 mila dipendenti a livello mondiale.

Negli scorsi anni, il sindacato statunitense UAW era stato sconfitto nelle campagne per rappresentare i lavoratori degli stabilimenti Nissan di Canton (Mississippi), Mercedes di Vance (Alabama) e Volkswagen di Chattanooga (Tennessee). In quest’ultimo, il mese scorso è partita una nuova campagna di sindacalizzazione, a cui hanno aderito finora 1.000 lavoratori; più del 30% imposto dalla normativa per passare alla fase successiva, quella delle elezioni, in cui il sindacato dovrà raggiungere almeno il 50% dei voti. UAW ha annunciato ora che anche i lavoratori dello stabilimento della Mercedes-Benz a Tuscaloosa in Alabama, con 3.600 dipendenti, stanno raccogliendo le firme per unirsi al sindacato.

Anche Tesla sta distribuendo aumenti di stipendio a molti operai in tutti gli Stati Uniti, secondo i comunicati affissi presso l’impianto di assemblaggio veicoli dell’azienda a Fremont, in California. Il suo amministratore delegato, Elon Musk, ha ribadito nel novembre scorso la sua tradizionale posizione: “Non sono d’accordo con l’idea dei sindacati”. Il National Labor Relations Board (NLRB), l’agenzia federale che deve garantire i diritti di sindacalizzazione, ha sancito che Tesla ha violato le leggi federali sul lavoro in più di un’occasione. Nel 2018, ad esempio, Musk aveva twittato che i lavoratori dello stabilimento Tesla di Fremont avrebbero perso le stock option se si fossero sindacalizzati. Una corte d’appello federale ha stabilito che ciò equivaleva a una minaccia illegale.

Ora UAW ha presentato accuse di pratiche del lavoro sleale contro la Volkswagen, che le ha respinte. Il presidente di UAW ha precisato in un video che il sindacato intende raggiungere in questa campagna di sindacalizzazione almeno il 70% di adesioni preventive dei lavoratori di ogni stabilimento dove intende aprire una contrattazione collettiva, per chiedere poi alle imprese di considerarlo sufficiente al riconoscimento del sindacato, senza il passaggio attraverso le elezioni. Quest’impostazione è assai difficile da raggiungere. Non solo perché in quelli stabilimenti non esiste in genere una tradizione collettiva dei lavoratori, ma anche perché la maggior parte delle imprese statunitensi non rinuncia a praticare le tradizionali attività di union busting (come è denominato negli USA l’anti-sindacalismo padronale appaltato ad aziende ad hoc).

La campagna di sindacalizzazione in corso, così come il rinnovo contrattuale delle Big3 dell’auto USA in autunno, ha aperto anche un versante politico.

La scorsa settimana 33 senatori del Partito Democratico hanno scritto una lettera agli amministratori delegati di Tesla, Rivian, Lucid, BMW, Honda, Hyundai, Mazda, Mercedes, Nissan, Subaru, Toyota, Volkswagen, chiedendo loro di non bloccare illegalmente gli sforzi di sindacalizzazione dell’UAW nei loro stabilimenti di produzione.

Invece, con un comunicato stampa pubblicato sul sito dello Stato, la governatrice dell’Alabama Kay Ivey, appartenente al Partito Repubblicano dal 2002, ha preso posizione contro il sindacato UAW. Uno degli stabilimenti più grandi non sindacalizzati, quello della Mercedes-Benz realizzato nel 1993, è infatti in Alabama. Ivey sottolinea che da allora, l’Alabama è diventata uno dei primi cinque Stati degli USA produttori di autoveicoli, con la presenza di cinque aziende di livello mondiale: Mercedes-Benz, Honda, Hyundai, Toyota e Mazda, che impiegano quasi 50.000 lavoratori. Secondo la governatrice, tali lavoratori sono ben retribuiti e tutto questo “è stato ottenuto senza una forza lavoro sindacalizzata”. Cioè, “il nostro successo è stato coltivato in casa, alla maniera dell’Alabama, uno Stato in cui i datori di lavoro vogliono fare affari perché sanno di poter avere successo”.

Ma ora, afferma preoccupata Ivey, il modello di successo economico dell’Alabama è sotto attacco, poiché “un sindacato nazionale, l’UAW, sta intensificando gli sforzi per colpire le case automobilistiche non sindacalizzate in tutti gli Stati Uniti, comprese quelle dell’Alabama” e “chiederà a quasi 50.000 abitanti: ‘Volete continuare ad avere opportunità e successo alla maniera dell’Alabama? O volete che siano interessi speciali esterni a dire all’Alabama come fare affari?’” La governatrice conclude la sua dichiarazione con questa frase: “Lavoriamo più duramente di chiunque altro e produciamo le migliori automobili del mondo. Non dobbiamo permettere all’UAW di dirci il contrario”.

La governatrice gode di molti consensi elettorali ed è nota per aver varato leggi per accelerare l’esecuzione della pena di morte, vietare la rimozione di monumenti che ricordano la Confederazione sudista, ostacolare i diritti delle coppie omosessuali e autorizzare la detenzione di armi da parte degli organismi scolastici. Ha anche preannunciato l’obbligo del lavoro per ottenere la copertura sanitaria federale destinata ai bassi redditi (Medicaid).

L’Alabama è uno degli Stati degli USA in cui vigono le right-to-work laws, leggi sul diritto individuale al lavoro che ostacolano il ruolo del sindacato (ancor di più di quanto fanno le singole aziende nel resto del Paese). Anche per questo ha attratto numerose imprese che possono godere di norme fiscali e del lavoro assai appetibili per loro. Inoltre, il basso costo della vita permette di pagare retribuzioni inferiori a quelle previste dai contratti stipulati nel resto degli USA.

La campagna di sindacalizzazione totale del settore auto statunitense, a cui l’UAW aveva sempre rinunciato, è impervia, ma potrebbe rappresentare una premessa indispensabile per un futuribile contratto collettivo di categoria, che negli Stati Uniti non esiste. 

Fonti principali:

madeinalabama.com. ,10.1

Michael Sainato, ‘We don’t have a say’: workers join push to unionize flagship Volkswagen plant, The Guardian, 11.1

Kolodny, Tesla raising factory worker pay in U.S. following UAW victories in Detroit, CNBC, 11.1