Nei paesi “democratici” viene applicato il regime carcerario duro a chi in modo coerente si oppone alla barbarie del sistema capitalista e al rinascere del nazifascismo.
Esempi viventi sono Alfredo Cospito e Ilaria Salis, entrambi militanti anarchici.
Alfredo Cospito con uno sciopero della fame durato ben 182 giorni ha contribuito ad accendere i riflettori sul sistema carcerario duro vigente in Italia già da diversi decenni. Ilaria Salis è rinchiusa in regime di estrema severità nel carcere di Budapest in Ungheria dal 11 febbraio 2023 per avere contrastato un raduno nazista.
Ma riassumiamo i fatti.
Alfredo Cospito venne arrestato il 4 settembre 2012 per avere sparato a Genova il 7 maggio del 2012 alle gambe al dirigente Roberto Adinolfi, fratturandogli il ginocchio. Attentato rivendicato dalla Federazione Anarchica Informale. Per tale reato Cospito fu condannato a 9 anni e 5 mesi di reclusione. Durante la reclusione gli fu mossa l’accusa di essere l’esecutore materiale, insieme alla sua compagna Anna Beniamino, dell’attentato del 2 giugno 2006 alla Scuola degli Allievi Carabinieri di Fossano (Cu). Attentato notturno che fece pochi danni materiali e non ferì nessuno. Sia Cospito che la Beniamino si sono sempre dichiarati estranei a tale attentato. A seguito di esso, però, Cospito è stato inizialmente condannato a 20 anni di reclusione, ai sensi dell’art. 422 del codice penale (strage), e successivamente la Corte di Cassazione, su richiesta della Procura, ha riqualificato il reato in base all’art. 285 del codice penale come atto terroristico “diretto ad attentare alla sicurezza dello Stato” (reato che non è stato contestato neanche agli autori delle vere stragi come quella della stazione di Bologna del 1980, o quelle di Capaci e via D’Amelio); di conseguenza la Corte d’Assise d’Appello di Torino, chiamata ad emettere la sentenza, ha rimesso gli atti alla Corte Costituzionale perché stabilisse la compatibilità o meno tra ergastolo ostativo (fine pena mai) e un attentato senza vittime. La Corte Costituzionale, con sentenza del 18 aprile 2023 ha dichiarato l’incostituzionalità della norma che vincolava la Corte di merito ad emettere una sentenza di ergastolo, ammettendo così la possibilità di applicare le attenuanti per fatti di lieve entità. Il 26 giugno 2023 la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha di conseguenza rideterminato la pena in 23 anni di reclusione.
Dal 20 ottobre del 2022 Alfredo Cospito iniziò lo sciopero della fame in carcere per protestare contro il regime detentivo, il 41-bis, a cui era stato sottoposto dal maggio 2022 dalla Ministra di Grazia e Giustizia Marta Cartabia. Durante quel periodo, attraverso il suo avvocato, Cospito aveva fatto sapere di voler attirare l’attenzione su come vengono applicati in Italia i regimi di detenzione severi come il 41-bis, riservati in teoria a persone molto pericolose. Il loro utilizzo è da tempo discusso e ritenuto da molti contrario ai principi costituzionali. Il 41-bis prevede una serie di misure estremamente restrittive, per quasi tutte le ore della giornata, tranne una o due: si rimane rinchiusi nella propria cella, in cui a volte lo spazio è poco più ampio di quello occupato dal letto, vi è la limitazione dei colloqui (solo con i familiari, con un vetro divisorio e senza possibilità di contatto fisico), il controllo della posta in entrata e in uscita, la privazione di giornali e libri.
Durante lo sciopero della fame le condizioni di salute di Cospito peggiorarono fino al rischio di perdere la vita, ma il nuovo Ministro di Grazia e Giustizia Carlo Nordio non fece nulla per salvare la vita del detenuto anarchico, asserendo che il pericolo di vita era determinato da una scelta volontaria del detenuto stesso.
Dopo la sentenza della Corte di Assise di Appello che ha rideterminato la pena a 23 anni di reclusione Cospito ha interrotto lo sciopero della fame e i riflettori sul suo caso sono stati spenti, sparendo così egli dalle cronache. Ma il regime carcerario 41-bis non è stato modificato. Cospito era stato assegnato al regime di carcere duro 41-bis nel maggio 2022 per quattro anni, ma nel 2026 potrebbe essergli rinnovato per altri due anni, e così di volta in volta per un periodo indefinito. Sul ricorso a questo regime detentivo per periodi eccessivamente lunghi sono stati sollevati molti dubbi di costituzionalità. Il 41-bis viene usato non come misura più afflittiva, ma per evitare che un detenuto ritenuto pericoloso comunichi con la sua organizzazione all’esterno: in questo caso, secondo l’accusa, con un gruppo anarchico che commette atti sovversivi. Secondo l’avvocato di Cospito, Rossi Albertini, non c’è nessuna prova di un collegamento tra Cospito e gruppi anarchici all’esterno, né di suoi tentativi di comunicare con questi.
Sei mesi di sciopero della fame hanno grandemente compromesso la salute di Cospito. Un forte calo della vista gli impedisce persino di leggere, una delle poche attività che ancora gli erano consentite nel regime di 41-bis.
L’accanimento giudiziario contro Alfredo Cospito è essenzialmente politico e mira a dare un forte segnale a tutti coloro che in modo coerente cercano di cambiare lo stato delle cose esistente per un Mondo migliore.
Di contro un segnale politico inequivocabile è il trattamento a cui è sottoposta dal febbraio 2023 Ilaria Salis, militante antifascista e anche lei anarchica. Ilaria è accusata di avere aggredito a Budapest due neonazisti accorsi in Ungheria per celebrare la memoria di un battaglione delle SS. Su di lei pende un capo di accusa nato in un contesto di forte tensione politica in Ungheria dove ogni anno viene organizzata, da parte di gruppi neonazisti, la “Giornata dell’onore” in memoria della resistenza di gruppi hitleriani all’avanzata dell’Armata Rossa nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Ilaria Salis è accusata, in concorso con altre persone, di aver aggredito i nazisti proprio nel contesto della mobilitazione di protesta contro il raduno delle destre estreme. Accusa che lei respinge, dichiarandosi innocente.
Ilaria Salis è stata rinchiusa nel carcere di Budapest in condizioni di massima durezza. Nel primo mese di detenzione è stata lasciata letteralmente in mutande (febbraio del 2023), senza carta igienica, senza assorbenti, senza sapone, in uno stato di estremo degrado. La detenzione è continuata in regime di massima durezza, con una situazione alimentare a dir poco catastrofica. É la stessa Salis a descrivere la situazione agghiacciante delle carceri ungheresi: topi, scarafaggi, cimici, spazi angusti e luridi, detenuti tenuti al guinzaglio.
Ilaria Salis rischia una pena sproporzionata di ben 16 anni di reclusione (le era stato proposto un patteggiamento a 11 anni, che ovviamente Ilaria ha rifiutato), per aver provocato lievi lesioni, guarite in 6 e 8 giorni, a due nazisti, che per giunta non hanno sporto nemmeno denuncia. In Italia un tribunale aprirebbe un procedimento giudiziario di tal genere solo dopo una querela di parte e configurerebbe il reato di lesioni lievi. É più che evidente l’estrema sproporzione fra il reato contestato e la condanna possibile.
In sostegno ad Ilaria Salis è nato un comitato che chiede al governo italiano di intervenire, quantomeno per riportare la donna in patria e farle scontare qui la custodia cautelare. Sul tal punto il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato molto vago, così come il vicepremier Antonio Tajani. L’avvocato Eugenio Losco che difende Ilaria Salis ha dichiarato: “Finora c’è stato il silenzio totale, nessuno alla Farnesina ci ha dato una risposta e invece vogliamo che il governo si attivi per interrompere una carcerazione che non ha senso”. Sempre l’avvocato Eugenio Losco ha dichiarato che “le condizioni disumane di detenzione non sono cambiate: permangono violenze, degrado, prevaricazioni fisiche e psicologiche da parte degli agenti di polizia penitenziaria nei confronti della detenuta. Noi suoi legali italiani non possiamo vederla, mentre i colloqui con il suo avvocato ungherese avvengono con modalità che in Italia vengono applicate per i detenuti al 41bis”.
Il padre di Ilaria, Roberto Salis, ha dichiarato: “Ilaria si trova in un carcere di massima sicurezza dove il regime è incompatibile con il rispetto dei diritti umani. Ci auguriamo che ci sia un’azione da parte del governo italiano e dei nostri canali diplomatici”.
Le violenze, le prevaricazioni, le violazioni dei diritti proseguono anche fuori dal carcere. I contatti con la famiglia sono stati solo due a partire da settembre, l’unico colloquio di pochi minuti con i propri legali è avvenuto a ridosso dell’udienza preliminare. Ilaria è stata condotta in tribunale con mani e piedi ammanettati e con un guinzaglio di cuoio al polso tenuto da un agente.
L’accanimento politico/giudiziario verso una militante antifascista anarchica e la difesa delle squadracce naziste da parte del Governo Orban segna un preciso confine fra il diritto, la prevaricazione ideologica e l’arbitrio giudiziario. Grave e irresponsabile l’ignavia del Governo Meloni che si rende oggettivamente complice del Governo ungherese mentre una cittadina italiana viene privata della sua libertà senza alcuna prova tangibile in merito alle sue responsabilità. L’accanimento contro una militante antifascista anarchica costituisce un fatto di natura politica, diplomatica, etica, giuridica, di enorme gravità. Un fatto che riguarda l’Italia e tutta la comunità europea.
Esigiamo giustizia vera per Alfredo Cospito e libertà immediata per Ilaria Salis.