La Giornata della Memoria che sabato 27 gennaio è trascorsa nel clima di tensioni, polemiche e polarizzazioni che i media nazionali hanno prontamente cavalcato, è stata anche la giornata della più straordinaria e partecipata mobilitazione di donne, per ribadire da nord a sud d’Italia la richiesta di Cessate il Fuoco… e non ne ha parlato nessuno, a parte qualche articolo sui giornali locali.
Ben 166 i Comuni che hanno aderito all’iniziativa lanciata qualche settimana fa dalle Donne in Cammino per la Pace di Brescia sui social: con un volantino che invitava a ritrovarsi, in gruppetti di donne, il giorno 27 gennaio, alle ore 15 in punto, nelle varie piazze d’Italia, per un corale flash mob che avrebbe moltiplicato nel maggior numero di situazioni lo stesso messaggio, Cessate il fuoco! il requisito minimo per rendere almeno un po’ pensabile la pace.
E come già era successo il 4 novembre scorso, con quella bellissima marcia partita da un tam tam tra amiche che poi aveva contagiato centinaia di donne fino a diventare il serpentone che da Piazza della Loggia di Brescia aveva raggiunto la base militare di Ghedi, la rete ha funzionato: la risposta è stata superiore ad ogni aspettativa, come confermava di nuovo ieri Marina, tra le principali animatrici del gruppo di Donne in Cammino per la Pace di Brescia. “Già prima del 27 gennaio potevamo essere felici di annunciare in conferenza stampa l’adesione di ben 80 Comuni nella nostra provincia. E poi, a flash mob conclusi, ecco le foto dalle varie piazze d’Italia, come avevamo richiesto… e a oggi le adesioni sono state ben 166 in 30 province! Un risultato straordinario, che non solo conferma il potenziale di mobilitazione del fare rete. a partire dalle proprie relazioni, ma soprattutto ribadisce l’urgenza di un Cessate il Fuoco vero, condiviso, come prerequisito essenziale di vita e futuro!”
Risultato straordinario davvero, com’è possibile capire dalla carrellata di foto visibile nell’articolo originale, pubblicato nel sito del Centro Studi Sereno Regis e che rappresenta solo una minima parte di quelle pervenute un po’ da tutte le parti, oltre che da Brescia, anche da Bergamo e Comuni vicini, da Verona, da Venezia+Mestre. Ottima risposta anche nelle Marche (Pesaro+Fano+Gabicce Mare), e poi Napoli, Salerno, Torino e dintorni, Milano, Roma, Bergamo e dintorni (ben 14 comuni), Firenze e dintorni (7 Comuni), persino Bari nel tacco dello stivale e Agrigento oltre lo stretto. Una risposta che in qualche caso già prelude a prossime iniziative, per esempio a Busto Arsizio, dove per febbraio è in programma una biciclettata per ricordare la guerra che non vuole concludersi in Ucraina.
Continueremo senz’altro a seguirle queste Donne in Cammino per la Pace di Brescia, che ormai hanno contagiato così tante altre città d’Italia. E in attesa di prossime notizie ecco alcuni estratti dalle testimonianze che ci sono arrivate…
… da Anna, Valcamonica
Qualche settimana fa, vedendo dei post sui social con la scritta CESSATE IL FUOCO avevo pensato: “Vorrei vederla ovunque questa scritta”. E sabato 27 gennaio è successo. Non mi sarei mai aspettata un’adesione così anche in Val Camonica: si sono attivate più di 300 donne in ben 23 Comuni, che segnala una rete di relazioni feconda di nuove iniziative per ribadire che in ogni guerra a pagare sono sempre i civili e per rammentare che solo la volontà politica può fermare il genocidio del popolo palestinese. Due milioni di persone rinchiuse in un territorio di 5km per 70km, più piccolo della nostra valle, che conta solo 100.000 abitanti, sotto i bombardamenti da oltre 3 mesi, senza acqua, cibo, medicinali. 25.000 morti, equivalenti a un quarto dei camùni. Provo a visualizzare questi 25.000 in 350 km quadrati e mi assale l’orrore: solo nel mio km quadrato sarebbero già morti in 70, uomini e donne che non sono mai potuti uscire da quel perimetro in tutta la loro vita (un perimetro che io attraverso in una normale giornata di lavoro). Mi emoziona scoprire che non sono sola: 300 donne si sono mosse nella mia stessa valle, migliaia in tutta Italia. Sabato 27 gennaio era il Giorno della Memoria ed era fondamentale ribadire che se è vero che non possiamo accettare un nuovo olocausto, quel “mai più” deve valere per tutti i popoli.
… da Valeria, Provaglio d’Iseo
Alla mia chiamata hanno risposto in 22, tutte alla prima esperienza in una simile azione, raggiunte una alla volta in una chat dove ognuna poteva inserire chi voleva. La maggior parte non si conoscevano, ci siamo date appuntamento alle 14,30 davanti al palazzo comunale. Ci siamo viste arrivare, riconoscendoci al primo sguardo, non solo per il nero dell’abito che ci accomunava, ma per il senso di appartenenza. Alle 15 eccoci ferme immobili, allineate, sguardo diretto, totale silenzio. Siamo rimaste cosi per più di venti minuti, avevo le lacrime agli occhi, dentro di me sentivo che non ero sola. Non eravamo sole, percepivo chiaramente l’energia di migliaia di donne, in quello stesso istante, nel nostro stesso silenzio, nella nostra stessa azione. Alla fine ci siamo ritrovate in un abbraccio in cerchio e tutte, visibilmente emozionate, hanno condiviso il mio stesso sentire e la potenza di quel silenzio.
… da Aurora, Brescia
Ben 166 gruppi di donne in 166 Comuni, una marea. Il movimento delle donne si è mosso, onda anomala, autenticamente radicale nel mare delle ambiguità. In totale silenzio, abbiamo chiesto il minimo, il primo necessario passo per tornare al buon senso: CESSATE IL FUOCO, perché come si può parlare di pace e sicurezza tra il sibilare dei proiettili, nel rumore delle bombe, con le urla di dolore dei feriti… Come progettare un futuro continuando a distruggere, costruendo solo odio e rancore… Queste semplici domande ci hanno fatto muovere in tante in tutta Italia, senza bandiere, animate solo dal desiderio di pace. (…)
… da Grazia, Torino
Ho partecipato a tante manifestazioni, ma non mi era mai successo di organizzarne. Siccome non riuscivo a raggiungere il numero di quattordici donne tra le amiche, ho contattato il gruppo A.Gi.Te, un coordinamento di cittadine e cittadini che da 100 sabati si trova in Piazza da quando è stata invasa l’Ucraina, oltre alla Casa delle Donne di Torino. Raggiunto il numero stabilito per poter comporre la scritta, ho fatto la domanda a mio nome in Questura ed ero un po’ spaventata quando mi hanno telefonato: ho assicurato che sarebbe stata una manifestazione pacifica, silenziosa. Alle 15 c’erano più donne vestite di nero che cartelli da esibire, alcune distribuivano i volantini per spiegare la nostra azione. Quando sono arrivati i giornalisti tutte indicavano me e mi è toccato rilasciare una breve dichiarazione. Il sit-in si è concluso con un cerchio che ci univa tutte, mentre intonavamo il ritornello della canzone “Prayer of the Mothers”. Poi qualcuna ha proposto di raggiungere Piazza Castello, dove un gruppo dei Cobas con lo scotch sulla bocca protestava contro il divieto di manifestare, e lì saremmo stat* in tant* a fiancheggiare i 14 cartelli del messaggio CESSATE IL FUOCO. Ma a quel punto è arrivato un signore in borghese che, qualificandosi come Digos, mi ha intimato di interromper il ” corteo” e così è stato.
… da Valeria (Brescia)
ll 27 gennaio abbiamo realizzato la nostra terza azione collettiva che, partendo dall’eredità delle associazioni pacifiste e femministe di Israele e Palestina, torna a chiedere di porre fine agli atroci spargimenti di sangue, non solo a Gaza. Ripensando alle azioni di questi mesi, allo straccio bianco di pace e al silenzio che abbiamo adottato come pratica, ho cercato di individuare il filo conduttore di queste azioni. Se nel primo cammino silenzioso siamo andate fino alla base militare di Ghedi per lasciare il nostro straccio bianco di pace, nel secondo ce lo siamo scambiato incontrandoci nella Piazza della Loggia, la piazza antifascista della nostra città. Nella Giornata della Memoria che ci impone di ricordare i vecchi genocidi e di opporci a quelli oggi in atto ovunque, lo straccio bianco si è dilatato in quella scritta e il silenzio è stato talmente condiviso tra tante da diventare più forte e udibile di un urlo, per dire in luoghi diversi CESSATE IL FUOCO, condizione non più negoziabile. L’idea della scritta che si compone grazie ai nostri corpi è riuscita a coinvolgere tantissime altre donne, in un’onda di pace che si è propagata in oltre 80 Comuni della provincia di Brescia e in altrettante città italiane. Nel pomeriggio del 27 gennaio, alla stessa ora, per 30 minuti, tutte queste piazze, e relative istituzioni, sono state investite dal nostro silenzio, presenza, richiesta. CESSATE IL FUOCO, una richiesta che è partita da tutti i nostri corpi, uniti a migliaia nel pensiero e nel cuore. E che attende una risposta.