Ci manca la visione d’insieme, una lucidità politica che si declini con i sensi, la meraviglia, la bellezza.
(Marco Noferi)
Ho ricevuto per Natale un regalo preziosissimo: un libriccino ambientato nella dolcissima campagna toscana, tra i monti del Chianti e la valle dell’Arno, in una comune che resiste dalla fine degli anni Settanta, dove si curano con passione e fatica vigne oliveti e distese a grani antichi e si convive con generosi animali, capre maiali galline… Il racconto si snoda nella scrittura – o meglio, nella parlata – che fu di Collodi: croccante, corposa, sugosa, odorosa.
Ma più che di un racconto si tratta di un diario fatto di lettere. Sono le lettere settimanali che Marco Noferi, filosofo contadino, ha inviato a L’Unità tra il 2016 e il 2017 per una rubrica fortemente voluta dall’ultimo direttore, Sergio Staino, che ha creato i commenti disegnati di questa raccolta, uscita pochi mesi prima della sua morte nel giugno 2023.
Le pagine tracciano un continuo andirivieni tra un passato preindustriale, consegnato da generazioni ai ritmi non scelti delle colture e delle stagioni, ma sapiente nella preveggenza dei cicli vitali, e un presente tecnocratico e anonimo, senza gioia né empatica convivenza. La scelta di tornare alla terra non è dettata da romantica nostalgia né da un rifiuto programmatico del mondo globalizzato, indubbiamente alienato e alienante. C’è invece il desiderio di scavare nelle radici della complessità e dell’interdipendenza per progettarsi verso un futuro sereno, sereno come la pietra serena di cui sono fatti i casali sui colli, verrebbe fatto di pensare…
“Forse la Sinistra dovrebbe davvero sentire l’urgenza di inventare parole nuove che oggi servirebbero per parlare – con dignità e competenza – di natura, di cibo, di lavoro. […] Ci vorrebbe questo coraggio, e questa umiltà, come quando s’inizia a potare una pianta: hai le forbici in mano, la guardi da una parte, la guardi dall’altra, cerchi di capirla e di farti un’opinione prima di tagliarla. E sarebbe ragionare del potere, dei poteri, dell’alienazione, della democrazia del gusto e del piacere, cara Sinistra”.
Noferi, come Staino, come Francesco Guccini che firma la prefazione, ricordano i vecchi contadini partigiani che non ci sono più, e quelli più giovani che hanno preferito diventare muratori od operai, per evitare la precarietà della grandine e della siccità o, peggio, il ricatto dei prestiti bancari nelle annate di cattivo raccolto. Ricordano le Case del Popolo e le Mense del Popolo. Ma non si accontentano di ricordare: vogliono far rivivere quella solidarietà e quella interdipendenza con la natura, per inventare una nuova politica, “che si declini con i sensi, la meraviglia, la bellezza”.
Questi percorsi, dalla semina al raccolto – con tutti i lavori stagionali ininterrotti, sarchiatura delle viti, innesti e potatura degli ulivi, falciatura delle erbacce (solo il verderame è usato, nessun altro prodotto chimico!), manutenzione dei muretti a secco, mietitura e trebbiatura – sono intrisi di pensieri e parole degli autori più cari: il mondo grande e terribile di Gramsci, le lucciole di Pasolini, il lavoro che stanca di Pavese, il mondo salvato di Elsa Morante e i versi di Campana…
Senza forzature la memoria delle letture e degli studi affiora e si fa conforto nei momenti bui: perché ha questo di bello la fatica sui campi che “mentre lavoro con gli alberi e gli animali posso pensare”.
In chiusa c’è poi un fumetto acquerellato di Staino (non si sapeva che sarebbe stata l’ultima sua cosa, ci ha lasciati ad ottobre): la storia delle rondini.
Regalatevi questa lettura.
Marco Noferi: Avanti popolo, è primavera! – Esercizi vegetali per la rivoluzione, ASKA Edizioni, Firenze 2023