Pubblichiamo la petizione lanciata dal Comitato Ilaria Salis, la detenuta italiana rinchiusa nelle carceri di Budapest, accusata senza prove di aver aggredito e ferito un militante di organizzazioni neonaziste nel corso della “Giornata dell’onore” in memoria della resistenza di gruppi hitleriani. L’avvocato difensore di Ilaria, György Magyar, uno dei più noti avvocati penalisti ungheresi – nelle more della prima udienza fissata per il prossimo 29 – ha dichiarato in una intervista: «Non c’era alcuna possibilità che le lesioni potessero essere mortali e lei non appartiene a nessuna organizzazione criminale». Lunedì 22 Roberto Salis sarà ospite a “il Cavallo e la Torre” RAI 3 _
Ilaria Salis è una cittadina italiana di 39 anni e da febbraio del 2023 è rinchiusa nel carcere di Budapest in condizioni incompatibili con uno Stato democratico e con le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti delle persone private della propria libertà. Su di lei pende un capo di accusa nato in un contesto di forte tensione politica in Ungheria dove ogni anno viene organizzata, da parte di gruppi neonazisti, la “Giornata dell’onore” in memoria della resistenza di gruppi hitleriani all’avanzata dell’Armata rossa nel corso della Seconda guerra mondiale.
Ilaria Salis è accusata, in concorso con altre persone, di aver aggredito e ferito un militante di organizzazioni neonaziste proprio nel contesto delle mobilitazione di protesta verso il raduno delle destre estreme. Accusa che lei respinge, dichiarandosi innocente.
Gli avvocati, i familiari, gli amici sono molto preoccupati in virtù delle notizie allarmanti che arrivano circa le condizioni di vita all’interno della struttura carceraria presso la quale Ilaria è detenuta. Notizie di violenze, di degrado, di prevaricazioni fisiche e psicologiche da parte degli agenti di polizia penitenziaria nei confronti delle detenute.
Il fatto stesso che Ilaria Salis sia detenuta in condizioni estreme senza processo e senza che gli aggrediti abbiano sporto denuncia costituisce di per sé un elemento grave di preoccupazione sul corso del processo e sulla qualità dello Stato di diritto in Ungheria.
Ilaria Salis rischia incredibilmente otto anni di carcere per lesioni personali e altri otto per appartenenza a una organizzazione antifascista internazionale, ma trattandosi di due reati cumulati, per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista, per un totale di ventiquattro anni complessivi. Ventiquattro anni di carcere per aggressione e lesioni!
A quanto descritto occorre aggiungere che l’Ungheria è al centro dell’attenzione di organismi internazionali in merito al mancato rispetto dei diritti umani e che da più parti e anche in sede di Parlamento europeo viene contestata allo Stato Magiaro la violazione dell’articolo 2, in particolare, del Trattato dell’Unione Europea: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.
Bisogna anche ricordare che il Paese ha raggiunto un record negativo assoluto negli ultimi 33 anni in termini di popolazione carceraria, come ha affermato la Ong per i diritti umani Hungarian Helsinki Commitee.
Con questa lettera ci appelliamo al Governo Italiano e al Presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo affinché la cittadina italiana Ilaria Salis possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia.
Bisogna, con urgenza, ristabilire la supremazia del diritto di fronte a quella dell’arbitrio e della prevaricazione ideologica; il fatto che da un anno una donna, una insegnante, una cittadina venga privata della propria libertà senza alcuna prova in merito alle sue responsabilità costituisce un fatto di natura politica, diplomatica, etica, giuridica, di enorme gravità. Un fatto che riguarda tutti noi, il nostro Paese, l’Europa che immaginiamo.