E anche quest’ultima fine settimana calcistica ha avuto il suo vergognoso marchio razzista, con il portiere del Milan che è stato oggetto ad Udine di insulti razzisti durante il primo tempo della partita tra la sua squadra e l’Udinese.
Maignan si è in un primo momento appellato al quarto uomo, poi si è rivolto all’arbitro Maresca e, infine, per protesta, ha abbandonato il campo.
Ci domandiamo costernati: Anche questo ennesimo squallido episodio razzista è destinato a passare senza conseguenza alcuna? Vogliamo continuare a minimizzare e anche questa volta passare oltre? Cos’altro dovrà accadere per capire che bisogna intervenire una vota per tutte per porre fine a questi episodi? Anche perchè quello che emerge in termini di razzismo nello sport è soltanto una piccola parte del fenomeno, molto resta purtroppo sommerso.
Lacune e carenze, infatti, caratterizzano da sempre i sistemi di indagine e di monitoraggio ufficiali sul razzismo e sulle violenze nello sport e così le discriminazioni e le violenze razziste restano in gran parte invisibili e quindi impuniti.
Anche se non mancano alcune iniziative tese a censire, per esempio, le violenze, le intimidazioni e le minacce compiute nei confronti dei calciatori: https://www.pressenza.com/it/2023/12/calciatori-sotto-tiro-8-report-dellassociazione-italiana-calciatori/.
Una fotografia più puntuale del fenomeno è offerta dal lavoro svolto da MONITORA, un’iniziativa nata con l’obiettivo di monitorare, documentare e denunciare le discriminazioni e il razzismo nello sport, non solo aumentando la visibilità di questi fenomeni, ma anche identificando azioni e strategie concrete per prevenirle e contrastarle.
I risultati della ricerca sono confluiti in quattro report nazionali, disponibili sul sito https://www.cronachediordinariorazzismo.org/ e in ogni rapporto sono presenti alcuni casi esemplari di monitoraggio e/o di discriminazione.
Come evidenzia il recente monitoraggio delle discriminazioni e del razzismo nello sport “Il caso dell’Italia”, a cura di Lunaria e UISP, una delle fonti ufficiali di riferimento in materia di discriminazioni è offerta dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali).
E i dati pertinenti trattati dall’Ufficio sono stati 2.305 nel 2018, sono scesi a 918 nel 2020 per poi risalire a 2.840 nel 2022.
Nel corso del quinquennio l’incidenza dei casi di discriminazione trattati nell’ambito sportivo e passata dal 4.1% del 2018 al 7,5% nel 2022.
Così come accade per il complesso dei casi trattati, nel periodo considerato, il movente maggiormente ricorrente dei casi di discriminazione trattati in ambito sportivo risulta quello di matrice “etnico-razziale”.
Il colore della pelle e la condizione di straniero sono i moventi specifici che più spesso sono all’origine delle discriminazioni di matrice “etnico-razziale” trattate in ambito sportivo.
Una delle fonti più utilizzate per quanto attiene invece ai cosiddetti “reati di odio” è offerta dall’Osservatorio ODIHR/OSCE, che pubblica ogni anno un rapporto internazionale.
Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto è alimentato con i dati ufficiali forniti dalle Forze dell’Ordine e da OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori), integrati con le informazioni raccolte dalle organizzazioni della società civile.
E secondo questi dati si evidenzia una crescita tendenziale (sebbene discontinua) del numero di reati discriminatori documentati in Italia nel periodo 2013-2021 e l’incidenza crescente dei reati di matrice razzista/xenofobica sul totale: questi ultimi sono infatti passati da un’incidenza del 41,1% del 2013 all’80,3% del 2021.
Nel 2021, ultimo anno per cui i dati sono disponibili, in Italia, i reati discriminatori documentati dalle forze dell’ordine a Odihr sono stati complessivamente 1.445, di cui 1.160 di matrice xenofoba e razzista, 83 riferiti al genere o all’orientamento sessuale e 202 allo stato di disabilità.
Tra i reati denunciati di matrice xenofoba e razzista nel 2021, i casi di incitamento alla violenza (380), le profanazioni di tombe (195), i comportamenti minacciosi (153) e le violenze fisiche (142) sono risultati quelli più ricorrenti.
“Alcuni intervistati- si legge nel Rapporto di Lunaria e Uisp – hanno osservato come nel calcio italiano la tendenza sia di minimizzare gli episodi negativi, specie se si tratta di razzismo, in una logica di marketing anche televisivo per la quale il calcio deve essere intrattenimento puro in cui non c’è spazio per questioni sociali o questioni che esulano dalla tattica”.
Ed è proprio questo Rapporto a sottolineare come il razzismo in Italia abbia invece radici storiche, culturali e religiose profonde e che il mito degli “italiani brava gente” sia un “dispositivo di rimozione” che ha consentito a lungo di disconoscere e ignorare il carattere strutturale del razzismo nel Paese, a partire dalla cancellazione della memoria delle atrocità commesse contro gli ebrei sotto il regime fascista e nel corso della breve storia del colonialismo italiano.
“Al contrario, in particolare a partire dal 2008 in poi, scrivono Lunaria e Uisp, un processo di legittimazione sociale, culturale e spesso anche istituzionale della xenofobia e del razzismo ne hanno favorito la banalizzazione, la normalizzazione e, in alcune fasi, persino l’esplicita ostentazione e rivendicazione.
A ciò hanno contribuito un dibattito pubblico e una narrazione mediatica che tendono ad occuparsi del razzismo in modo superficiale, discontinuo, polarizzato, strumentale e prevalentemente mediato: la partecipazione diretta e la visibilità delle persone più esposte ai processi di razzializzazione restano ancora molto limitate nel dibattito pubblico italiano.
Le tendenze alla banalizzazione e alla normalizzazione caratterizzano anche il razzismo che attraversa il mondo dello sport, ostacolandone la prevenzione e il contrasto laddove gli insulti e icori razzisti sono derubricati a “goliardate” o, tutt’al più, a “casi di maleducazione” da parte degli operatori sportivi e, talvolta, anche dai giornalisti.”
E Lunaria e Uisp denunciano sia l’inadeguato impegno delle istituzioni sportive nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno sia il fatto che il Paese, pur disponendo di una normativa nazionale contro le discriminazioni e il razzismo solida e un sistema di giustizia sportiva sufficientemente definito, fa fatica ad applicare le norme e le regole esistenti, proponendo: la creazione capillare di sportelli e antenne contro il razzismo capaci di presidiare il territorio, la semplificazione e la “sburocratizzazione” delle modalità di segnalazione e una diversificazione delle metodologie di monitoraggio; l’attenzione a stabilire relazioni di fiducia con le comunità esposte a rischio di razzializzazione; la possibilità di garantire continuità nel tempo alle attività di monitoraggio e tutela, anche grazie al coinvolgimento degli enti locali, nonché un riscontro più tempestivo alle segnalazioni ricevute in modo da facilitare lo svolgimento di attività di monitoraggio più accurate e agevolare la comprensione della loro utilità, sia da parte dei gruppi esposti a razzializzazione, che dal complesso degli attori che operano in ambito sportivo; la partecipazione diretta dei soggetti che sono a maggiore rischio di razzializzazione alla ideazione e progettazione degli interventi per stabilire quel rapporto di fiducia che determina il successo o l’insuccesso delle iniziative di prevenzione, monitoraggio, mitigazione e riparazione delle vittime di discriminazione.
“Prevenire, monitorare e contrastare il razzismo in ambito sportivo in modo più efficace significa dunque- concludono Lunaria e Uisp- da un lato ampliare il più possibile le iniziative di informazione sui diritti e le pari opportunità e gli interventi di sensibilizzazione e di formazione contro le discriminazioni rivolte ai giovani e al mondo della scuola. Ma significa anche chiamare a un maggiore impegno quotidiano contro il razzismo chi ha il potere effettivo di cambiare le politiche istituzionali e di influenzare l’opinione pubblica: in primo luogo gli atleti, le società e le federazioni sportive.”
Qui per maggiori informazioni: https://www.cronachediordinariorazzismo.org/rapporti-nazionali-monitora/.
Qui il monitoraggio delle discriminazioni e del razzismo nello sport “Il caso dell’Italia” Lunaria/Uisp: https://www.cronachediordinariorazzismo.org/wp-content/uploads/5RapportoNazionale_Italia_IT.pdf.