Quella di Agnese Ginocchio è una vita dedicata alla musica e spesa per le cause sociali, in nome della pace e della nonviolenza. Agnese afferma spesso che la musica senza impegno sociale risulta un fenomeno privo di senso e sentimento. L’artista campana è autrice di molti brani musicali da lei scritti e interpretati che trattano temi scottanti come le migrazioni forzate, le guerre – soprattutto quelle dimenticate dell’Africa –, le modalità artistiche per creare contesti di pace anche attraverso le abilità musicali e canore e molti altri temi a sfondo sociale. Mi hai anticipato e confidato che il tuo ultimo brano musicale è dedicato al popolo Palestinese.
Parlerai all’interno del disco di ciò che sta accadendo nella striscia di Gaza. Quali sono gli argomenti prioritari che toccherai e denuncerai attraverso la musica, le note e il canto? In qualità di artista come vivi questa crudeltà all’ordine del giorno e come reagisci alla propaganda di regime che vuole annientare i più deboli e i più fragili del pianeta? Perché come sappiamo la popolazione della striscia di Gaza è composta per la maggior parte da giovanissimi non ancora ventenni e da molti bambini tra i 3 e i 14 anni.
Come musicista esprimi il tuo dolore per la sofferenza del popolo di Gaza e dell’intera umanità, compresi gli aguzzini di oggi, che a loro volta nel corso della storia sono state le vittime principali. A 75 anni dalla dichiarazione universale dei Diritti Umani a che punto siamo?
In Palestina si sta assistendo all’inferno in diretta, qualcosa di catastrofico, come lo ha definito il segretario generale dell’ONU Guterres. A mio avviso non è più accettabile umanamente parlando, non è più tollerabile, si sta assistendo a un genocidio dove ogni diritto umano viene calpestato, siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e delle convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.
Parlaci del brano che questa tragica situazione ti ha ispirato.
Il mio brano dal titolo “La Nonviolenza è l’unica arma della Pace” è una riflessione sul genocidio in atto a Gaza ed è dedicato a Raffaele Nogaro, vescovo di Pace, testimone coraggioso del nostro tempo. La canzone culmina con un impellente inciso in cui si implora il “cessate il fuoco”. Testo e musica li ho composti nell’ormai lontano 2006. Già, perché il dramma palestinese va avanti da oltre 75 anni, ma adesso, alla luce del riacutizzarsi degli eventi, ho deciso di riprenderlo, aggiornarlo e completarlo.
Hai realizzato anche un video musicale.
Nel video si alternano scene di sofferenza e di guerra: madri che piangono i loro figli morti, le donne in nero che manifestano in solidarietà con le donne palestinesi e immagini di bambini dilaniati e traumatizzati dalle bombe, con le macerie provocate dalla guerra. Ma anche i volti degli amici della Nonviolenza, i costruttori e i partigiani della Pace, ovvero coloro che ogni giorno, dal basso, nonostante l’indifferenza e i muri della civilissima Europa, continuano a mobilitarsi e a scendere nelle piazze per la causa della Pace, senza la quale non potrà esserci un futuro.
Fra le immagini si vedono anche quelle della Fiaccola della Pace, ci vuoi spiegare di cosa si tratta?
Il video riprende momenti tratti dalle mobilitazioni della Fiaccola della Pace, svoltasi nella provincia di Caserta, nel napoletano e in Campania, terra di cui sono originaria e dove vivo. Qui ho fondato il Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio, che in Campania, e non solo, lavora a 360 gradi, mobilitando in primis le scuole e a seguire gli enti locali, le associazioni e realtà sensibili, ad aderire a questo importante progetto educativo attraverso i percorsi della memoria storica a partire dai 100 anni della prima guerra mondiale.
Le marce con la Fiaccola della Pace, sono delle vere e proprie fiumane di bambini e giovanissimi che rappresentano le “città del futuro” ossia i volti della nonviolenza a cui abbiamo il dovere di consegnare un avvenire possibile e non impossibile e questa utopia sarà raggiungibile solo se agiremo ogni giorno con la parola Pace.
Ci dicevi che la tua canzone è dedicata a Raffaele Nogaro…
Alla Scuola di Nogaro ho imparato la Pace, a lui confido le mie ansie, le mie imprese, i muri che devo talvolta affrontare. Ogni volta che vado a trovarlo mi infonde speranza, sicurezza, mi incoraggia, mi sostiene. La sua azione carismatica è per me balsamo che lenisce tutte le ferite procurate dai seminatori di tenebra. Ed è proprio a lui che sento di dedicare questo mio ultimo progetto musicale, frutto di anni di impegno profuso per questa causa. Musica alternativa e impegnata, non per tutti certamente, perché bisogna capirla, sedersi e ascoltarla con calma, leggere il testo perché si sviluppi una riflessione o un dibattito e – perché no? – anche una lezione scolastica di “storia della Pace”.
Laura Tussi