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Il “regionalismo differenziato” va oltre l’articolo 116 della Costituzione. A seguito della riforma costituzionale degli art. 9 e 41, com’è possibile trasferire speciali forme di autonomia sulla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema alle Regioni ?

Il disegno di legge sul cosiddetto regionalismo differenziato, approvato oggi dal Senato, rappresenta per la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali ben più di una mina innescata.  L’auspicio del WWF è che la Camera ascolti quello che il Senato ha voluto ignorare sia sul piano giuridico che su quello del semplice buon senso. Il WWF è intervenuto con proprie osservazioni in ogni fase del percorso del disegno di legge, sia nei lavori della Commissione Affari Costituzionali che nel dibattito in Aula inviando a tutti i senatori uno specifico documento; è poi intervenuto anche nei lavori del Comitato presieduto dal professore Sabino Cassese nominato dal Governo per individuare i Livelli Essenziali di Prestazione che dovranno comunque essere garantiti su tutto il territorio nazionale. A giudizio del WWF è emerso chiaramente che: non c’è copertura economica per garantire uguali Livelli Essenziali di Prestazione in modo omogeneo in tutte le Regioni; inoltre, i LEP relativi alla tutela ambientale non sono stati ancora definiti (soprattutto per i temi della biodiversità e dei servizi ecosistemici), né sono definibili senza il necessario supporto tecnico e scientifico.  Alla luce anche solo di questi due fatti oggettivi il disegno di legge al momento rischia di essere poco più che un manifesto politico. Tra le molte questioni spinose, secondo il WWF c’è anche: come possano essere trasferite alle Regioni speciali forme di autonomia sulla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema a seguito della riforma degli art. 9 e 41 della Costituzione avvenuta nel febbraio 2022.  In particolare la riforma dell’art. 9 introduce “la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità anche nell’interesse delle generazioni future” tra i principi fondamentali della Costituzione. Questo avrebbe dovuto quanto meno imporre una procedura differenziata rispetto alle altre materie. Il Senato ha invece accolto la proposta del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli che nel suo testo non ha differenziato proceduralmente le materie che possono essere oggetto delle intese con le Regioni tra quelle di competenza legislativa  esclusiva dello Stato e quelle di competenza legislativa concorrente. La natura non riconosce il confine di amministrativo di una regione e quindi dovrebbe essere tutelata in modo omogeneo e coerente su tutto il territorio nazionale.  Questo principio di evidente buon senso non trova riscontro sufficiente nel disegno di leggo che si limita a richiamare la vigenza delle direttive comunitarie e delle normative quadro, facendo finta di ignorare tutto il contenzioso comunitario e costituzionale aperto sull’ambiente di cui le Regioni sono purtroppo state protagoniste. Anche il WWF, oltre che molti giuristi, ha segnalato come il disegno di legge stia disegnando un regionalismo differenziato che va ben oltre quanto immaginato dall’articolo 116 della Costituzione che lo prevede: si tratta infatti di qualcosa di molto più simile ad un federalismo non dichiarato che non al regionalismo asimmetrico ipotizzato dal legislatore.  L’arlecchino istituzionale che rischia di uscire da regionalismo differenziato oggi in discussione non aiuterà certo la tutela ambientale e non ne beneficeranno i diritti alla salute e al benessere dei cittadini  ad essa indissolubilmente legati.

wwf/pandanews

 

Il Senato approva l’AD ma la commissione parlamentare europea vuole vederci chiaro: rimane aperta la petizione presentata dai Comitati per il Ritiro di ogni Autonomia Differenziata

Il ddl Calderoli, approvato al Senato, è arrivato anche in Europa. Il  22 gennaio, infatti, Marina Boscaino e Franco Russo dei Comitati Per il Ritiro di ogni Autonomia Differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti hanno discusso con la Commissione ad hoc del Parlamento europeo la petizione 0342-23 contro l’autonomia differenziata, dichiarata ammissibile in dicembre. La discussione si è imperniata sul pronunciamento sul ddl Calderoli da parte del COMMISSION STAFF, che, nel suo WORKING Document del 24.5.2023, dice: ‘questa riforma’ pretende di essere ‘neutrale per il bilancio delle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, senza risorse aggiuntive, potrebbe rivelarsi difficile fornire gli stessi livelli essenziali di servizi in regioni con una spesa storicamente bassa, anche a causa della mancanza di un meccanismo di perequazione’. La stessa Commissione europea ha dovuto indicare uno dei punti più deboli e contraddittori del ddl Calderoli: si vogliono realizzare i livelli essenziali di prestazione, premessa necessaria dell’autonomia differenziata, a spesa pubblica invariata per rispettare gli equilibri di bilancio. Ciò che è impossibile. La petizione ha avuto un esito positivo, dato che è stata mantenuta ‘aperta’, e ciò significa che la Commissione europea dovrà rispondere per iscritto al Parlamento europeo sui rilievi e sulle critiche che i Comitati hanno rivolto al ddl Calderoli. Si ringrazia l’onorevole Rosa D’Amato, del gruppo dei Verdi, che si è spesa per il buon esito dell’iniziativa. Il Parlamento europeo ha penetranti poteri di controllo e indagine sullo svolgimento delle politiche dell’Unione. Per questo i Comitati contro ogni AD hanno ritenuto doveroso allertare sugli effetti devastanti del ddl Calderoli, poiché accentuerà gli squilibri territoriali e le disuguaglianze sociali. Il ddl Calderoli va contro la Carta dei diritti, varata a Nizza nel 2000 e assunta dal Trattato di Lisbona, e contro le politiche di coesione proprie dell’UE. L’auspicio è che si avvii un dialogo tra il Parlamento europeo e il Parlamento italiano, perché questo rifletta a fondo e blocchi il disegno di autonomia differenziata.

Comunicato stampa Petizione europea 23 gennaio 2024 del Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica [qui il link al video dell’audizione della Commissione europea per le petizioni]

 

Torino, 25\26 gennaio – Convegno Alleanza\Clima\Lavoro su “Mobilità sostenibile”: un grande evento sui temi, le sfide e le politiche per la MS e la giusta transizione

Dopo il successo delle edizioni del 2020 e del 2022, giovedì 25 e venerdì 26 gennaio torna a Torino, presso la Camera del Lavoro in via Carlo Pedrotti 5, il convegno dell’Alleanza Clima Lavoro “Mobilità sostenibile al lavoro”. Nel corso dell’evento si alterneranno 35 relatori – rappresentanti istituzionali, esponenti di organizzazioni sindacali, imprenditoriali e ambientaliste, esperti e accademici – per parlare di temi, problemi e opportunità cruciali per la mobilità sostenibile e la giusta transizione ambientale e sociale in Italia: il futuro green dell’automobile e le prospettive produttive e occupazionali del settore automotive, la decarbonizzazione dei trasporti e la nuova mobilità nelle nostre città, l’economia circolare e le buone pratiche di sostenibilità, le politiche per la transizione ecologica e il lavoro di fronte all’avvento della rivoluzione tecnologica legata all’elettrico e al digitale.  Sei le sessioni in programma. Il 25 gennaio, dalle 15.30, le proposte dell’Alleanza Clima Lavoro su mobilità e occupazione saranno discusse nella sessione “Un piano del lavoro verde per mobilità e città sostenibili”, mentre le politiche per cambiare il nostro modello di sviluppo verso un’economia sostenibile e fossil-free saranno declinate nella sessione “La giusta transizione: inclusiva, solidale, sostenibile”. La mattinata di venerdì 26 gennaio sarà interamente dedicata all’automobile e la mobilità, con la sessione “Il futuro dell’auto nella transizione all’elettrico. Come cambiano la produzione, le imprese, il lavoro” e la tavola rotonda “La politica industriale per l’automotive italiano”. Il pomeriggio del 26 gennaio si aprirà con la sessione “Per un’Italia elettrica: politiche, investimenti, sfide” sulle prospettive legate all’elettrificazione del Paese, prima di lasciare spazio alla tavola rotonda finale dal titolo “Il governo della transizione”. L’ingresso al convegno è libero, ed è prevista la diretta streaming integrale dell’evento sul sito e il canale YouTube di Collettiva per chi non potesse partecipare di persona.

Durante il convegno saranno gratuitamente distribuiti tutti i materiali e le pubblicazioni dell’Alleanza Clima Lavoro, liberamente scaricabili anche su www.sbilanciamoci.info/alleanza-clima-lavoro. vedi il pdf

 

Sui vaccini ombre silenzi ed omissioni. Il Parlamento europeo vota contro la pubblicazione dei contratti con Pfizer 

I contratti ancora sotto chiave, così come i messaggi di chat tra Ursula dell’UE e Pfizer, devono rimanere sigillati.  Nella votazione sul rilascio, 349 hanno votato contro. Solo 254 deputati si sono espressi a favore della pubblicazione dei contratti. La Kommissione UE e la sua presidenza Vond der Pfizer sono “legibus solutis”, superiori alle leggi. Un contratto per 1,8 milioni di dosi di siero mRNA pagato con decine di miliardi di denaro dei contribuenti, è insidacabiile come un  nemmeno contratto fra privati. Per ricostruire lo scandalo riporto un articolo recente di LA NBQ del dicembre scorso per l’ennesima volta l’Ombudsman europeo ha chiesto che si faccia piena luce sui contratti segreti tra UE e Pfizer e invocato la collaborazione della stampa per svelare le connivenze e opacità tra Commissione e giganti della farmacologia. Le ombre sulla Commissione europea e sulla sua Presidente Ursula Von der Leyen su messaggi mail che portarono ai contratti tra il gigante farmacologico Pfizer e la Commissione per l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccino COVID-19 tra il 2020 e 2021, è tutt’altro che concluso. Ancora i giorni scorsi e per l’ennesima volta l’Ombudsman europeo ha chiesto che si faccia piena luce sull’accaduto e invocato la collaborazione della stampa per svelare le connivenze e opacità tra Commissione e giganti della farmacologia.

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