In un articolo pubblicato da Le Monde l’editorialista Philippe Bernard critica la sinistra francese poiché non affronta come dovrebbe la lotta contro la legge sull’immigrazione che le destre hanno fatto passare_
La corte costituzionale ha dichiarato illegittimo un terzo degli articoli di tale legge ma le destre – dalle governative sino a quelle estreme – intendono rilanciarla per far passare norme palesemente razziste e fasciste, contrarie a tutta la tradizione francese che comunque è stata quasi sempre a favore dell’integrazione e persino dell’assimilazione. Ma la sinistra francese non si sta mobilitando molto, sostenendo che l’immigrazione non è un problema, e di fatto resta impotente di fronte alla strategia delle destre. Non a caso le associazioni degli immigrati lamentano lo scarso impegno della sinistra e il suo debole coinvolgimento, come s’è visto nelle manifestazioni della scorsa settimana in tutta la Francia.
L’editorialista di Le Monde ha il merito di ricordare le frasi del celebre Jean Jaurès, pronunciate nel 1914. Ricordiamo che Jaurès fu anche l’artefice del sistema scolastico laico e repubblicano che sino a oggi è stato in Francia il crogiolo dell’inserimento, dell’integrazione e anche dell’assimilazione di quella metà dei francesi di oggi che discendono da immigrati (fra cui circa metà italiani – vedi “Mobilità umane” 2008).
Ecco le parole di Jaurès:
“Non c’è problema più grave che quello della manodopera straniera” scrive in suo articolo su L’Humanité del 28 giugno 1914, un mese prima di essere assassinato da un fascista. L’omicidio fu motivato dall’intento di colpire il leader socialista che sino ad allora era riuscito a impedire che la sinistra e la Francia sostenessero la cosiddetta “unione sacra” a favore della guerra (e dopo l’assassinio la maggioranza dei socialisti votarono a favore della prima guerra mondiale, che fu una immane carneficina per il popolo francese ancor più che per gli italiani).
Oggi come allora le destre fasciste e razziste rischiano di fagocitare buona parte dei francesi (come peraltro accade in quasi tutti i paesi europei) proprio contro l’immigrazione.
E le parole di Jaurès suonano ancora attuali: “assicurare la libertà e la solidarietà al proletariato di tutti i paesi”, “provvedere alle necessità della produzione nazionale che ha spesso bisogno (…) di un supplemento di lavoratori stranieri” e “impedire al padronato” di utilizzarli per “togliere il lavoro agli operai francesi e per diminuire i salari”. Era questo, infatti, il discorso allora dominante condiviso anche con toni razzisti da leader della sinistra alla fine del XIX secolo … (Jules Guesde ebbe a dire, in particolare, contro gli immigrati italiani bollati come crumiri: “questi saracini arrivati dai monti per rubare il lavoro ai nostri compatrioti”).
E Jaurès – come oggi tanti leader e intellettuali democratici e di sinistra – difende gli immigrati per la loro utilità per l’economia nazionale, quindi con l’intento di contrastare allo stesso tempo i fascisti nazionalisti. Ma va ricordato che già all’inizio del XX secolo s’era formato il sindacalismo internazionalista, in particolare a Marsiglia, e buona parte dei militanti erano italiani (il sindacato internazionale IWW – Industrial World Workers – fu creato a Chicago nel 1905).
Purtroppo oggi i sindacati non praticano più l’impegno internazionalista, cioè la promozione della vera unità e solidarietà fra lavoratori nazionali e immigrati come cercano di fare, invece, i sindacati autonomi.