Il pericolo della crisi sanitaria da Covid-19 sarebbe in teoria alle spalle dopo che l’OMS ne ha decretato ufficialmente il termine il 5 maggio 2023. Il flop clamoroso e totale della “quarta dose” e la levata di scudi del 2 dicembre contro lo spot di Pfizer con Michele Placido, da parte di Codacons, certificano che il terrore mediatico e i proclami apodittici non fanno più presa nemmeno con i vaccini “aggiornati”. Nuovi studi europei, oltre a indignare, forniscono un ulteriore colpo alla intera narrativa ufficiale sul Covid-19 e sulle strategie vaccinali, dando tre dati:
- le malattie gravi e le ospedalizzazioni sono risultate maggiori nei soggetti inoculati;
- L’immunità naturale offre una protezione più forte e più duratura contro infezioni, sintomi e ospedalizzazione rispetto all’immunità indotta dal vaccino;
- ricoveri e malattie sono risultati maggiori nei soggetti inoculati, addirittura al 195% in più, durante il periodo dominato dalla variante Delta;
- I vaccini anti-Covid coprono effettivamente solo 3 mesi
Studio Università di Tartu: l’immunità naturale anti-Covid offre più protezione
Assieme a “Whatever it takes”, c’è un’altra citazione di Mario Draghi che è rimasta impressa: “Non ti vaccini, contagi, ti ammali e muori”. Ebbene, non solo non era né vero né supportato scientificamente, ma era parte di una strategia di propaganda mediatica giocata sulle nostre vite. A dimostrarlo uno studio realizzato dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Tartu sulla popolazione estone e che ha preso in studio 246.113 persone, pubblicato sulla prestigiosissima rivista scientifica Nature. Il Dipartimento di Medicina ha prodotto la ricerca da cui si evince che l’immunità naturale offre una protezione più forte e più duratura contro infezioni, sintomi e ospedalizzazione rispetto all’immunità indotta dal vaccino. Lo studio estone, che fa cadere l’ultimo tabù, porta le firme dei dottori Anneli Uusküla, Heti Pisarev, AnnaTisler, Tatjana Meister, Kadri Suija, Kristi Huik, AareAbroi, Ruth Kalda, Raivo Kolde e Krista Fischer.
Studio ECDC: “I vaccini anti-Covid coprono solo 3 mesi”
Un’altra notizia, che smentisce gran parte della narrazione riduzionista sulla Covid-19, è che la copertura dei vaccini anti-Covid è di soli 3 mesi. La notizia emerge da uno studio dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) condotto sulla popolazione degli ultracinquantenni di sei Paesi europei: Belgio, Danimarca, Lussemburgo, Spagna, Norvegia, e Portogallo. È emerso che l’efficacia iniziale della terza dose rispetto al rischio di ospedalizzazione è stata di circa il 50% mentre, dopo 12 settimane, l’effetto è diminuito diventando quasi nullo dopo 24 con stime tra il 13 e il 17% di efficacia. La protezione è risultata dunque molto bassa. Con la quarta dose, invece, la protezione subito dopo la somministrazione sale tra il 76 e il 79% contro il rischio di ricovero e 76-85% contro quello di morte. Dopo 12 settimane, ovvero 3 mesi, scende però tra il 33 e il 49% contro il ricovero e tra il 50 e il 63% contro la morte. L’efficacia della quinta dose è stata invece testata solo tra gli over 80 in Portogallo e Belgio, Paesi in cui erano state somministrate le quarte dosi di richiamo già nella primavera del 2022. In questo caso, la barriera protettiva del vaccino rispetto al pericolo di morte – arrivati alla quinta dose – è stata inizialmente del 64% ma tra le 12 e le 24 settimane è andata rapidamente calando fino a scendere ad un quasi insignificante 3%. Anche Silvio Garattini, padre fondatore dell’Istituto Mario Negri, si è espresso in merito: “L’ultimo vaccino della Pfizer è in sostanza simile a quelli che lo hanno preceduto e non è in armonia con le varianti ora dominanti. Anche se la stessa Pfizer si è fatta ben remunerare questo aggiornamento condotto in poco tempo, portando il prezzo della dose da 14 a 20 euro”.
Flop richiamo autunnale: “novaxismo” o “buona scienza”?
Al 30 novembre 2023, sui ben 20 milioni che si sarebbero dovute fare, è stata superata la soglia del milione di somministrazioni per i richiama vaccinali anti-Covid. Nell’ultima settimana, le vaccinazioni invece di accelerare sono ancora calate da 191mila a 167mila. Inoltre, “la durata della protezione limitata a 12-24 settimane – aggiunge Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerca Farmacologica Mario Negri – è dovuta al fatto che in questo arco di tempo l’Rna sul quale si basano i vaccini si degrada inesorabilmente”. Dunque, che senso ha continuare a vaccinarsi, anche con le dosi di richiamo, per ridurre il rischio di malattia grave e morte?