Vuoi provare l’emozione di essere in guerra anche tu? Ora puoi guidare un vero carro armato, altro che i soldatini di piombo con cui giocavi da bambino! Mentre a Modena Babbo Natale, suscitando polemiche, è comparso alla guida di un carro armato anziché della sua classica slitta trainata dalle renne, c’è un’impresa, la Apokas, che propone di regalare per Natale la guida di veri carri armati antifanteria e lanciamissili.
Nella réclame della ditta si legge: “Un originale regalo per lui a Natale e un dono perfetto per un amico appassionato di strategia militare. Offri l’esperienza di guidare un carro armato e diventa protagonista di un’avventura straordinaria!”. Il messaggio prosegue in modo accattivante: “Hai sempre sognato di misurarti alla guida di un carro armato? Oggi potrai finalmente vivere questa eccitante esperienza. Mettiti al volante di un cingolato, scopri la storia del mezzo e delle operazioni in cui è stato impiegato come unità di contraerea, prova la torretta e il cannone rotante, la mitragliatrice, i periscopi e tutti i congegni originali che troverai a bordo”. Sul sito della Apokas sono pubblicati molti filmati che invitano a scegliere il carro armato più desiderato e a prezzi, per la verità, non proprio modici: la guida di un’ora, per due persone costa dai 300 ai 450 euro a seconda del blindato prescelto.
Anche i minori potranno partecipare? Sì, spiega ApoKas, a condizione però che siano accompagnati da un genitore. Tra le attività incluse c’è quella di poter manovrare la torretta e sparare munizioni inerti con i comandi di fuoco originali. Le attrezzature comprendono la tuta da carrista dell’esercito americano, il casco con radio-interfono per comunicare con il resto dell’equipaggio e la replica di una mitragliatrice pesante.
L’iniziativa di questa ditta, l’unica operante in Italia nel settore, riflette perfettamente i tempi che stiamo vivendo. Tempi tristi in cui il livello di degradazione umana è salito notevolmente. Tempi in cui la guerra è stata pienamente sdoganata tornando ad essere la “levatrice della storia”. Tempi in cui la soluzione bellica dei conflitti non è una delle opzioni possibili ma l’unica opzione praticata a livello internazionale. Scelta tragica alla quale l’Italia aderisce in modo totale fornendo armi e finanziamenti, seppellendo così l’articolo 11 della nostra Costituzione, lascito nobile dei costituenti alle future generazioni ma buttato nella polvere dai nostri governanti.
Così, mentre in Palestina e in Ucraina, e in tanti altri luoghi del mondo, le armi continuano senza sosta a mietere vittime, soprattutto tra l’inerme popolazione civile, e a provocare immani distruzioni, per la gioia dei produttori di una infinità di micidiali ordigni, c’è chi ha pensato di far vivere per puro divertimento le situazioni “eccitanti” di chi si trova nel bel mezzo di una guerra vera.
Anche se solo per un’ora ci si potrà magari immedesimare nel generale nazista Heinz Guderian, il padre delle forze corazzate tedesche che, alla guida delle Panzer Divisionen, conseguì vittorie memorabili nel corso della seconda guerra mondiale. Oppure, abbattendo sotto i cingoli sagome umane di cartone, si potrà coltivare quel “diritto all’odio” così fermamente rivendicato dal generale Vannacci nel suo noto libro.
La militarizzazione di una società passa prima attraverso la mente delle persone per poi investire i territori con le sue infrastrutture di morte: basi militari, poligoni, fabbriche e depositi di armi. E’ per questo che gli apparati militari hanno individuato nella scuola il ganglio fondamentale per instillare, dapprima in modo strisciante e poi con modalità sempre più esplicite, la loro ideologia bellicista e nazionalista.
Così si va dalle conferenze sempre più frequenti di “docenti” militari all’interno degli istituti scolastici alle visite guidate degli scolari nelle caserme in occasione delle ricorrenze militari, dalla propaganda per promuovere la carriera militare fino agli zainetti griffati per studenti e studentesse con i marchi “Folgore”, “Alpini” ed “Esercito Italiano”. Nell’ambito delle Università sono sempre più frequenti gli accordi per programmi culturali e formativi siglati con industrie produttrici di armi.
E’ in questo clima di rinascita militarista che proliferano iniziative come quella della Apokas, ma anche proposte istituzionali come quella della “naja breve” presentata dal presidente del Senato della Repubblica Ignazio La Russa. La proposta del geloso collezionista dei busti del duce prevede un servizio militare volontario di 40 giorni per i giovani dai 16 ai 25 anni. Secondo La Russa la sospensione del servizio militare obbligatorio avrebbe creato nei giovani un indebolimento di valori tradizionali come l’amore verso la Patria, l’onore e la disciplina. Per cui la mini naja, oltre ad imparare l’uso delle armi, la guida dei mezzi bellici e le tecniche di assalto, consentirebbe di formare dei bravi cittadini, ligi e obbedienti alle regole del sistema costituito. E magari consentirebbe di avere a disposizione, perché no, anche un piccolo esercito di riserva, selezionato ideologicamente, da utilizzare in appoggio a possibili tentativi autoritari contro la nostra democrazia.