Iniziative contro la guerra in programma a Gorizia e Trieste; dal posto di Monfalcone si spediscono armi in Ucraina; una feroce, disumana pulizia etnica è in corso in Palestina

Mentre si va verso un terzo capodanno di guerra le iniziative contro questa intollerabile deriva si moltiplicano e la Tavola regionale per la Pace invita cittadine e cittadini a partecipare al seguente programma di eventi, illuminato dalla Luce di Pace di Betlemme, giunta a Trieste dall’Austria e distribuita dai giovani Scout in tutta Italia.
A Gorizia Pax Christi promuove con la CEI ed altre associazioni due convegni intitolati Negoziare la Pace (30 dicembre ore 13.30, Conference Center universitario via D’Alviano 18) e Intelligenze Artificiali e Pace (31 dicembre ore 9.30, Comunità Salesiana di via Don Bosco 48) in preparazione di una prima Marcia interconfinaria fra Nova Gorica e Gorizia (31 dicembre ore 15, ritrovo a Casa Rossa) destinate a divenire Capitale Europea della Cultura nel 2025.

Quanto accade nei due giorni d’iniziativa a Gorizia verrà riportato a Trieste per la tradizionale Marcia di Pace cittadina del 1° gennaio dal Comitato pace convivenza e solidarietà “Danilo Dolci”, con ritrovo alle 15.30 davanti al Municipio di piazza Unità presso la Targa che ricorda le leggi razziali di Mussolini. Marcia che esprimerà la contrarietà unitaria della neutrale Trieste verso tutte le guerre.

Se Gorizia e Trieste sono concordi nel celebrare la 56a Giornata Mondiale della Pace ispirata da Papa Giovanni XXIII, non si può dire lo stesso per Monfalcone nel cui porto non abilitato a movimentare armamenti vengono ignorate le prescrizioni di sicurezza, nonostante le proteste dei lavoratori e le assicurazioni dell’Autorità portuale. L’Osservatorio sui movimenti delle armi nei porti Weapon Watch afferma che il 6 dicembre la nave ro-ro “Capucine” ha caricato a Monfalcone armi e un container di esplosivi. La “Capucine” aveva già trasportato carri armati e munizioni in Sardegna per «attività addestrative orientate al warfighting» secondo lo Stato maggiore dell’Esercito. Ed effettuato un trasporto ad Alessandropoli di blindati destinati all’Ucraina.

A febbraio il sindacato USB si mobilitò contro il passaggio di armi in porto: millecinquecento «mezzi militari e obici con ignota destinazione» a bordo della “Severine”, gemella della “Capucine” che sostò a Ortona dove Tekne costruiva blindati per il governo ucraino. Le navi sono al servizio del Ministero della Difesa. A Monfalcone giunse pure il cargo “Norderney” dall’Ucraina con 360 bazooka e 415 missili anticarro. Alle proteste di lavoratori e CGIL per le gravi violazioni le autorità risposero che «le merci sono in transito e non vengono movimentate in porto». Erano destinate all’Arabia Saudita in guerra con lo Yemen, in violazione della legge 185/’90 che impedisce esportazioni verso Paesi in guerra.

Il governo italiano si appresta a intervenire militarmente nelle acque dello Yemen a protezione della navigazione commerciale israeliana bloccata dagli yemeniti, solidali col popolo Palestinese sottoposto a una pulizia etnica feroce e disumana. Non meravigliamoci se le navi non arrivano nei nostri porti; manifestiamo contro le abominevoli guerre – in Ucraina e in Palestina – a Gorizia e nella neutrale Trieste, alle porte dei Balcani che la Pace, quella vera la attendono da decenni.

 

Alessandro Capuzzo, Tavola Pace FVG