Lo scorso 15 novembre le autorità italiane hanno notificato alla Ocean Viking un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa di 3.300 euro per aver salvato 34 persone in difficoltà: come avevamo spiegato qui la nostra unica colpa era stata di aver rispettato le leggi internazionali anche in mancanza di coordinamento da parte delle autorità competenti, in quel caso quelle libiche. Per questo abbiamo presentato ricorso, convinti che il soccorso sia un obbligo giuridico che non possa essere confutato.
La decisione di ricorrere in appello nasce anche dalla volontà di respingere le accuse di inadempienza, ritenendo corretta la decisione del nostro team di procedere con il salvataggio di 34 persone in difficoltà, senza rassicurazioni da parte delle autorità libiche sul fatto che qualcun altro stesse intervenendo.
Le uniche indicazioni che ci sono state date quella notte sono state di proseguire verso Ortona, il Pos assegnatoci dalle autorità italiane, senza ulteriori soste. Ma c’erano delle persone in pericolo vicino alla nostra nave e noi avevamo l’obbligo giuridico di non lasciarle sole in mezzo al mare nel cuore della notte.
“Il diritto internazionale non lascia spazio a dubbi”, spiega Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Per questo abbiamo deciso di fare appello contro una decisione che riteniamo ingiusta e che ha lasciato la nostra nave ferma per 20 giorni al porto di Ortona, lontano dalla rotta marittima più letale del mondo, dove esiste un enorme problema di carenza di mezzi di soccorso”.