Si è concluso ieri, 21 dicembre, presso il Tribunale di Cagliari, il processo penale contro 9 persone
accusate di vari reati ipoteticamente compiuti nell’ambito dell’iter autorizzativo per l’ampliamento della
fabbrica di bombe e altri armamenti, sita tra i comuni di Domusnovas e Iglesias.
Gli imputati sono stati tutti assolti con formula piena per non aver commesso i fatti o perché i fatti non
costituiscono reato. Sgombriamo il campo da equivoci dicendo prima di tutto che le sentenze si rispettano e che questo caso non fa eccezione.
È da sottolineare però che lo scempio ambientale c’è stato, gli abusi edilizi permangono e sono sotto
gli occhi di chi li voglia vedere, basta andare sul posto, nelle campagne della regione San Marco, a pochi
chilometri dall’abitato di Domusnovas, nei pressi dell’area protetta del Linas-Marganai-Oridda, in pieno Parco Geominerario della Sardegna, per osservare che il bosco è sparito, una collina è stata spianata e al suo posto è sorto un campo prove per esplosivi militari, inoltre, grandi capannoni industriali sono stati realizzati a ridosso di un torrente, in un area a forte rischio idrogeologico.
Venire a sapere dalla sentenza del Giudice monocratico del Tribunale di Cagliari che all’interno di
questo quadro desolante, che presenta una serie di interventi edilizi dichiarati illegittimi in via definitiva dal Consiglio di Stato, nessuno degli imputati ha compiuto reati, è, per certi versi, rassicurante, e ci rallegra per quanto riguarda la vita degli stessi imputati e delle loro famiglie, però, non possiamo negare che, dopo le lunghe indagini propedeutiche al processo e i mesi di dibattimento, avremmo voluto arrivare a sapere chi è stato, e con quali responsabilità, a spianare quelle colline, distruggere quei boschi, realizzare quei poligoni ecostruire pericolosi capannoni sul fiume, in maniera illegittima.
Chi è responsabile di quelle opere illegittime e inutilizzabili, se non lo sono i referenti della fabbrica e
dei comuni interessati? Di certo, la colpa non è della società civile – che si è opposta a quello scempio – e
nemmeno delle maestranze, che hanno eseguito ordini di altri soggetti.
Se non sono stati gli imputati, saranno forse state altre istituzioni comunali, provinciali o regionali a
causare quel danno ambientale avallando o ignorando quanto stava avvenendo a pochi chilometri dai loro
uffici? Aspettiamo che a dirlo siano ulteriori indagini e processi, perché da cittadini attivi e impegnati per il bene comune vogliamo continuare a sperare che, al di là della sentenza, qualcuno possa far luce su tutto
questo e i veri responsabili vengano identificati e portati ad assumersi le loro colpe, per il bene della Sardegna e dei suoi cittadini onesti e pacifici, che non meritano né altre fabbriche di bombe, né ulteriori devastazioni ambientali.
Comitato Riconversione RWM