Francesco Vignarca, coordinatore nazionale delle campagne della Rete Pace e Disarmo, ha presentato il suo nuovo libro Disarmo Nucleare[1] presso la sala Poli del Centro studi Sereno Regis; Vignarca nella sua presentazione è stato coadiuvato da Zaira Zafarana, coordinamento A.Gi.Te., e da Paolo Candelari, segreteria regionale piemontese MIR-MN e Associazione Interconfessionale “Noi siamo con voi”.

Disarmo Nucleare, più che un racconto od un saggio, vuole essere uno strumento di attivazione: questo perché le armi nucleari, che sono state per troppo tempo appannaggio dei paesi che le possiedono, sono diventate, grazie anche al processo di definizione e ratifica del TPNW, un tema di interesse della società civile ed oggetto di mobilitazione popolare.

Il TPNW, a differenza dei trattati internazionali precedenti che regolano le armi nucleari, è nato su iniziativa della società civile a partire dalla considerazione che una guerra nucleare, anche su piccola scala, provocherebbe problemi umanitari ingestibili a breve, medio e lungo termine tanto che la Croce Rossa Internazionale ha pubblicamente denunciato la sua incapacità a portare avanti i suoi compiti di cura e supporto alla popolazione civile in questo contesto.

I lavori per la definizione del trattato sono iniziati a marzo del 2017 e terminati nel luglio del 2017 con grande sorpresa delle rappresentanze diplomatiche delle potenze nucleari che, ad un certo punto, si sono sentite costrette a protestare contro il processo del trattato all’esterno del Palazzo di Vetro; un trattato anomalo che non doveva neanche nascere diventa operativo arrivando a raccogliere l’adesione di sessantanove paesi, all’organizzazione di due conferenze operative (a Vienna ed a New York) tra i paesi aderenti ed all’assegnazione del premio Nobel per la Pace 2017 ad ICAN.

L’Italia non ha partecipato in alcun modo ai lavori di definizione del trattato, né ha inviato delegazioni alle successive conferenze operative: altri paesi non firmatari (ad esempio la Germania) hanno invece partecipato come ospiti alle conferenze di Vienna e New York; per denunciare questa assenza della diplomazia italiana, molto presente in passato in trattati di proibizione come quello sulle bombe a grappolo e le mine antiuomo, nacque la campagna Italia ripensaci: nel suo intervento Zaira Zafarana ha fatto un breve riepilogo delle attività locali sul tema disarmo nucleare e TPNW del coordinamento A.Gi.Te[2] dalla sua nascita, nel 2017 a seguito della campagna Italia ripensaci, ad oggi.

Può risultare utile ricordare ancora una volta perché il tema del disarmo nucleare riguarda tutti e ce ne dobbiamo occupare:

  • secondo uno studio scientifico di due anni fa, le radiazioni prodotte da Trinity, la prima esplosione nucleare nel deserto dell’Arizona, hanno raggiunto tutti gli stati degli USA, il Canada ed il Messico; stesso discorso vale per tutti i test successivi tanto da spingere gli stati nucleari a firmare il trattato che impedisce i test in atmosfera;
  • l’Italia, come paese che ospita armi nucleari statunitensi, diventa un obiettivo per un attacco nucleare, stessa cosa vale per tutte le grandi città italiane poiché l’arma nucleare è orientata all’eliminazione della popolazione civile e Torino, per il suo futuro ruolo di hub di sviluppo della tecnologia militare, rischia ancora di più di diventare obiettivo sensibile;
  • malgrado la drastica riduzione delle testate atomiche (da 70.000 a 12.000) operata negli anni 90, il numero risulta più che sufficiente a cancellare la vita umana sulla terra, considerando le vittime dirette, le vittime delle radiazioni e quelle causate dalle carestie derivate dall’inverno nucleare; la riduzione, benché si sia trattato di un passo fondamentale nella direzione giusta, ha abbassato la percezione del pericolo nell’opinione pubblica;
  • l’87% degli italiani è favorevole alla firma del TPNW, il 74% non vuole che l’Italia ospiti ordigni nucleari[3]: partecipare a campagne in tal senso è anche un esercizio di democrazia
  • L’effetto di deterrenza delle armi nucleari, ovvero la loro importanza attiva per il mantenimento della pace, se mai c’è stato, è venuto meno negli ultimi conflitti che hanno coinvolto potenze nucleari, come indicato nei documenti conclusivi della conferenza di New York; quindi, risulta inutilmente costoso e pericolosissimo mantenere tutto l’impianto nucleare

Il TPNW è uno strumento fondamentale per far progredire il disarmo nucleare tanto che le potenze nucleari, con metodi equiparabili a quelli della mafia, stanno facendo pressioni sempre più forti sui paesi firmatari e su quelli che hanno intenzione di firmare: sono note le pressioni sulla Svizzera che sarebbe, per la sua storica neutralità, uno dei paesi più naturalmente affini ad un trattato come questo.

La stessa Germania, che alla conferenza di Vienna aveva assunto una posizione interlocutoria, ha radicalizzato la sua posizione contraria al TPNW durante la conferenza di New York, puntando sulla necessità della deterrenza nucleare, che comunque è stato dimostrato non essere funzionale allo scopo di mantenere la pace, in un momento di conflitto come quello attuale.

La strada per superare queste grande resistenza rimane quella di creare un movimento pacifista di massa, come suggerito nel suo intervento da Paolo Candelari: da questo punto di vista attività locali come il coordinamento A.Gi.Te sono fondamentali ed esemplari.

 

 

[1] Per una scheda più approfondita del libro https://serenoregis.org/evento/presentazione-del-libro-disarmo-nucleare-di-francesco-vignarca/

[2] Le azioni del coordinamento A.Gi.Te sono state ampliamente documentate in Pressenza sia pubblicando i comunicati stampa del coordinamento sia attraverso articoli specifici.

[3] https://www.pressenza.com/it/2021/11/italia-ripensaci-scrive-ai-parlamentari-servono-passi-concreti-per-il-disarmo-nucleare/