Secondo l’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” dell’ISTAT, per il quinto anno consecutivo, anche nel 2022 la spesa farmaceutica a carico delle famiglie ha registrato un aumento percentuale e assoluto rispetto alla spesa complessiva, che ha raggiunto i 22.470 milioni di euro, con un aumento del 6,5% rispetto ai 20.093 milioni del 2021.

Nel 2022 la spesa farmaceutica delle famiglie è stata pari al 44,1% della spesa totale (in costante crescita rispetto al 2017), pari a 9.919 milioni di euro (704 milioni in più del 2021, pari a una variazione del +7,6%) e a una spesa media annuale di 380 euro per famiglia.

All’aumento degli oneri a carico delle famiglie ha corrisposto una contrazione della quota a carico del SSN che nel 2022 si è attesta sul 55,9%, malgrado l’aumento assoluto di 672 milioni di euro rispetto all’anno precedente (+5,6%).
La standardizzazione dei dati – ottenuta attribuendo una comune base 100 all’anno 2017 – indica che la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è aumentata costantemente negli ultimi 6 anni (passando da quota 100 a 123), anche quando la spesa complessiva è rimasta stabile o addirittura negativa.
La concomitante riduzione della spesa pubblica farmaceutica – dovuta all’introduzione di tagli e/o risparmi – è stata dunque interamente trasferita sulle spalle dei bilanci familiari.

A sostenere di tasca propria l’aumento non sono solo le famiglie abbienti, ma anche quelle povere (per lo più iscritte regolarmente al SSN), che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco, non rimborsati dal SSN, a cui si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket.

Un SSN sempre più in grande affanno e che senza il Terzo settore sarebbe già definitivamente collassato: le non profit attive prevalentemente nei servizi sanitari sono 12.578, occupano 103 mila persone e di queste, 5.587 finanziano le proprie attività per lo più da fonti pubbliche.

Tenendo conto di questo solo sottoinsieme, il non profit rappresenta almeno 1/5 del totale delle strutture sanitarie italiane (oltre 27.000), generando un valore pari a 4,7 miliardi di euro.

Non tutte le cittadine e i cittadini sono nelle condizioni di farsi carico direttamente della spesa farmaceutica: chi ha difficoltà economiche fatica a procurarsi i farmaci (o, più in generale, i beni sanitari) di cui ha bisogno.

Come ci ricorda Don Marco Pagniello, Direttore di Caritas Italiana: “La povertà in Italia può ormai dirsi un fenomeno strutturale vasto che tocca quasi una persona su dieci. Il 9,4% della popolazione residente vive in una condizione di povertà assoluta. Solo quindici anni fa il fenomeno riguardava appena il 3% della popolazione.”
E quando si è in povertà si trascura anche la salute.

Perché le persone povere non si curano?

A questa domanda risponde l’11° Rapporto “Donare per curare. Povertà sanitaria e donazione di farmaci”: “Perché i farmaci da banco non sono passati dal Servizio Sanitario Nazionale; perché a volte non possono permettersi di pagare neppure il ticket; perché spesso sono privi di qualsiasi rete di protezione sociale o di amicizia, ignorano i propri diritti sanitari e non hanno nessuno che li aiuti a districarsi tra gli strumenti di scelta (come internet) o tra la burocrazia; perché non hanno fissa dimora, né residenza e, quindi, non hanno il medico di base; perché si vergognano di farsi assistere dalle strutture pubbliche: alcuni, per esempio, sono disoccupati che, un tempo, non erano poveri, e trovano nella realtà assistenziale un luogo discreto, che non guarda solamente alla malattia ma alla persona nel suo insieme; perché alle difficoltà economiche spesso si accompagna la fragilità sociale e, pertanto, queste persone hanno un deficit di educazione sanitaria e non conoscono i propri diritti in materia di salute; perché non sono poveri secondo le statistiche ufficiali, ma lavoratori precari che, per timore di perdere il lavoro, quando si ammalano non si mettono in malattia, aggravando così il proprio stato di salute e trascurando le cure; perché sono stranieri e a causa di barriere culturali e linguistiche non sono a conoscenza dei propri diritti sanitari.”

Nel 2023 la Rete Banco Farmaceutico (RBF), costituita dall’insieme delle strutture caritative (quasi 1900 nel 2023) convenzionate con la Fondazione Banco Farmaceutico per la realizzazione della Giornata di Raccolta del Farmaco (GRF) – che si svolge ogni anno a metà del mese di febbraio (giunta nel 2023 alla sua 23a edizione) – ha assistito oltre 420 mila indigenti, pari a 7,3 persone ogni 1.000 residenti: uno sforzo imponente reso ancora più urgente dall’aumento della spesa farmaceutica a carico anche delle famiglie povere.

Gli assistiti con problemi di salute e in povertà economica risiedono, anche nel 2023, principalmente nelle regioni del Nord-Ovest (36% del totale) e del Nord-Est (23%), in aumento rispetto al 2022, ma sostanzialmente in linea con il triennio 2019-2021.

La capacità della Rete di intercettare le persone bisognose è legata alla distribuzione territoriale degli enti caritativi, storicamente più limitata nel Centro, nel Sud e nelle Isole rispetto al Nord.
Le diverse possibilità di accesso agli aiuti sono un’involontaria fonte di disparità tra quanti vivono in povertà sanitaria.

Sotto il profilo anagrafico, tra gli assistiti si riscontra la costante prevalenza: della componente maschile su quella femminile; della classe d’età adulta (18-64 anni); della componente straniera rispetto a quella autoctona. Merita particolare considerazione l’elevata numerosità degli assistiti con cittadinanza italiana (compresi tra il 46 e il 49%) perché rappresenta un dato anomalo: posto che tutti i cittadini italiani sono iscritti al SSN, per quale ragione si rivolgono a strutture non profit?

Tale anomalia, come si diceva, rivela una duplice conferma: la copertura del SSN è insufficiente; le persone economicamente fragili hanno bisogno di ricevere gratuitamente supporti integrativi (materiali e relazionali) che solo le organizzazioni non profit sono in grado di offrire.

Non meno importante dell’aiuto materiale è la possibilità di avere un sostegno personalizzato, con volontari e professionisti disposti ad ascoltare, orientare e accompagnare.

Non va, del resto, dimenticato che la solitudine è spesso una concausa della povertà, e per essere superata ha bisogno di prossimità e rapporti fiduciari. Ciò che spiega il comportamento dei cittadini italiani vale, a maggior ragione, per i richiedenti aiuto stranieri, che pure beneficiano, in buona misura, del SSN.
Qui per scaricare il Rapporto: https://www.opsan.it/cm-files/2023/12/05/11mo-rapp-poverta-san.pdf