Milad Jubran Basir, giornalista italo palestinese, ci ha inviato questo testo, che pubblichiamo.
Sabato 02 dicembre si è svolta la riunione del Comitato Esecutivo dell’OLP – Organizzazione per la Liberazione della Palestina sotto la guida del Presidente del Comitato stesso nonchè Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen per discutere della aggressione Israeliana sia a Gaza che in Cisgiordania. La riunione è terminata a notte fonda.
Il Presidente ha aperto i lavori aggiornando i presenti sulla drammatica situazione a Gaza e in Cisgiordania informando tutti che solo nelle ultime 48 ore sono state uccise 700 persone in Palestina, al termine della tregua umanitaria e con la ripresa dei bombardamenti a tappeto sulla striscia di Gaza.
Il Presidente , come riporta l’agenzia stampa Palestinese Wafa, ha dichiarato di continuare la resistenza con il nostro popolo in questa battaglia che rappresenta la libertà, l’indipendenza e la stessa nostra esistenza su questa nostra terra, e che non ci rassegniamo alla politica dei fatti compiuti e non permettiamo in nessun modo che la Nakba del 1948 si ripeta di nuovo.
Ha poi dichiarato che l’ANP ha chiesto al procuratore Generale del Tribunale Penale Internazionale di accelerare i tempi per processare i criminali di guerra israeliani, chiamando gli USA alla loro responsabilità perché non impone e nemmeno chiede al Governo israeliano di mettere fine a questa sua aggressività contro il nostro popolo.
Nel suo discorso , Abu Mazen ha dichiarato che l’ANP continua la sua incessante attività politica e diplomatica in tutti le sedi Istituzionali e Internazionali per obbligare Israele a cessare questa aggressività mettendo in evidenza che la priorità nazionale attuale è fermare l’aggressività in modo totale e immediato e fornire alla popolazione tutti gli aiuti necessari. Continuiamo la nostra battaglia politica e diplomatico contro l’occupazione e la sua falsa narrazione dei fatti.
Il Presidente ha inoltre riservato un ragionamento particolare al tema del rischio di deportazione della popolazione dichiarando di affrontare e rifiutare questa politica con tutta la nostra forza e determinazione.
“ Gaza è parte integrante dello stato palestinese e ogni e qualsiasi soluzione politica deve essere totale e completa” .
La soluzione militare non porta nessuna pace né sicurezza, l’unica soluzione è quella di riconoscere i diritti del nostro popolo e il riconoscimento dello Stato della Palestina sovrano e membro a pieno titolo della Nazione Unite attraverso una risoluzione del Consiglio di Sicurezza e la convocazione di una Conferenza Internazionale di Pace con della garanzia e un programma e calendario predeterminato.
Il Presidente infine ha voluto ricordare all’interno ed all’esterno che l’ Organizzazione per la Liberazione della Palestina è l’unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese , ringraziando gli Stati e i popoli che hanno manifestato solidarietà e vicinanza.”
Va ricordato che sia Israele che Hamas si accusano reciprocamente per il fallimento dei tentativi finalizzati alla proroga della tregua.
Da ieri pomeriggio sono ripresi i bombardamenti sulla striscia, ma sono partiti anche i missili sulle città israeliana sia da Gaza che dal Libano .
Il bilancio purtroppo è sempre più pesante in termini di vita umana , il Ministero della Sanità Palestinese parla di 15.207 uccisi di cui 6.150 bambini e oltre 4.000 donne, oltre 7.500 persone sono disperse e ci sono 38.000 feriti, questi numeri si riferiscono a Gaza.
Da ricordare tutto ciò che sta accadendo anche in Cisgiordania : sono oltre 250 i cittadini palestinesi uccisi, oltre 3220 quelli carcerati.
La Fondazione Palestinese contro gli insediamenti e il muro nel suo rapporto periodico informa che l’esercito israeliano e i coloni solo nel mese di novembre appena trascorso hanno compiuto 1.692 attacchi ai cittadini palestinesi a Hebron, Nablus, Ramallah , Jenin, Selfit e altre località in Cisgiordania; i coloni armati dall’attuale governo Israeliano hanno sradicato 3.232 alberi, di cui 3.082 olivi, determinando conseguenze economiche importanti per i contadini che vivono di questa coltivazione.
La situazione in tutta la Palestina si aggrava di giorno in giorno, trasformandosi in una emergenza umanitaria globale.