È stata recentemente pubblicata, col titolo Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo (Multimage, 2023), l’ultima fatica di Alessandra Ciattini, studiosa e militante politica stimata e a tutti nota nell’ambito della sinistra marxista e radicale.
Si tratta di una raccolta di articoli e di saggi che l’autrice, come viene detto già nel titolo, ha dedicato, con uno sguardo proteso a 360 gradi, ai problemi e alle più scottanti questioni che riguardano gli assetti geopolitici del nostro tempo.
Quello che subito colpisce l’attenzione del lettore è la grande competenza sempre messa in mostra, e la specifica conoscenza, delle materie trattate e dei fatti presi in considerazione, sempre suffragati da una dovizia di dati e di precisi riferimenti e rimandi, evidentemente frutto di studio e di attente ricerche, ma anche, come nel caso del Sudamerica ed in particolare delle vicende che riguardano Cuba, di una conoscenza personale acquisita attraverso anni di scambi personali e di viaggi, motivati da una scelta di militanza politica che imponeva il bisogno di andare a verificare di persona senza accontentarsi di ciò che si può acquisire dalla semplice lettura a distanza.
L’attenta visione realista delle cose e la sfida che sempre viene dalla complessità, difficile e dinamica, delle vicende e dei problemi della politica internazionale, vengono affrontati dalla Ciattini, tenendo sempre ben fermo il riferimento alle esperienze e alle conoscenze che ci vengono dalla storia del movimento operaio e dalle lotte di liberazione dei popoli oppressi, lungo un processo ormai ultra secolare e ampiamente presente e studiato dalla tradizione e dalla teoria marxista, che da sempre ne ha fatto il suo essenziale ed ineludibile punto di riferimento.
Questo continuo rimando tra realismo dell’analisi e riferimento alla tradizione e alla teoria, non assumono mai i caratteri del dogmatismo, ma si aprono al contrario ad un ininterrotto prodursi di nuove problematiche e di nuovi interrogativi, che finiscono col determinare un ventaglio di possibili risposte, che non riescono tuttavia a trovare immediata conclusione, rimanendo spesso sospese entro un processo che rimane aperto e legato all’incertezza del domani.
Tutte le difficoltà di un incerto futuro, così come si palesano nella attuale situazione della politica internazionale, e che sono a tutti universalmente note, ma che ancor più assumono pregnanza e valore per chi, come noi, questo mondo vorrebbe cambiarlo, cancellandone ingiustizie e storture, tutti gli ostacoli e le tormentate complicanze che ci separano da un atteso domani, sono infine perfettamente rappresentate già dal titolo che l’autrice ha voluto dare alla sua fatica. “Semi di un mondo futuribile” e non “Progetto per un mondo futuro”, come forse avrebbe scritto un militante rivoluzionario d’altri tempi.
Non un progetto chiaro e definito da assumere come sicura guida per l’azione, non la certezza di un cammino da percorrere nella presunzione di un inevitabile esito finale favorevole, ma piuttosto la rilevanza di quelli che la Ciattini indica come “semi”, probabilmente volendo significare che non si tratta di pure e semplici ipotesi intellettuali, ma di propositi e possibilità che il tempo (si suppone e si spera) sarà in grado di portare a maturazione, inverandone tutte le potenzialità trasformative e rivoluzionarie, per conquistare un futuro che nelle condizioni del presente può essere pensato solo come una auspicabile possibilità, e dunque, per l’appunto, come immagine di un “mondo futuribile”.
Non bisogna tuttavia fare l’errore di credere che tutto sia ammantato dall’incertezza e dalle mille alternative della possibilità. Per la nostra autrice alcuni punti fermi da cui partire sono certi e costituiscono la base per lo sviluppo di ogni ulteriore ragionamento. La prima e fondamentale certezza è costituita dal fatto che il sistema capitalista è, e resta, il nemico di sempre, rispetto al quale la lotta per il suo superamento rimane per tutti noi un preciso dovere.
Un capitalismo che l’analisi militante, se vuole realmente essere produttiva, deve sapere cogliere in quella sua peculiare caratteristica di mantenere e riprodurre la sua propensione al dominio, allo sfruttamento e alla rapina, pur nella capacità di un grande dinamismo camaleontico che lo porta a modificare e moltiplicare le sue forme d’esistenza, come mostra, per esempio, il passaggio dall’epoca dell’industrialismo all’attuale dominio predatorio della grande finanza.
Volendo ora occuparci di alcuni dei tantissimi temi che vengono affrontati nelle pagine di questo libro, non possiamo non sottolineare, a titolo di significativo esempio, l’attenzione che l’autrice dedica al ruolo che gli Stati Uniti hanno avuto, ed ancora oggi hanno, nel prodursi delle vicende della politica internazionale. L’analisi viene focalizzata sulla centralità che la potenza USA ha avuto nel prodursi di un mondo fondato su quel dominio unipolare, che appare oggi in crisi, aprendo il futuro ad una serie, svariata e multiforme, di alternative, che tutte vanno attenzionate nella molteplicità delle loro possibilità, ma che tutte, se si rimane entro la logica dello scontro tra potenze, finiscono col riprodurre venti di guerra e pratiche di rapina come costanti dalle quali il mondo sembra non sapersi liberare. È questo un dato che la nostra autrice conosce bene e che tiene sempre presente nelle sue riflessioni.
Non basta dunque guardare entro le storture di questo mondo, ma occorre anche ipotizzare la possibilità che si rendano disponibili credibili alternative. Qui il discorso si fa ancora più complesso, mettendo in gioco tutte le evidenze legate al fallimento del socialismo sovietico, e tutte le difficoltà che si presentano oggi nelle molteplici realtà degli Stati che ad una ipotesi di tipo socialista restano comunque legati.
Per rendere conto e per evidenziare il modo profondamente realista e disincantato, ma aperto alla ricerca del nuovo e del possibile, con cui la Ciattini affronta la questione delle problematiche e delle situazioni di disagio che riguardano oggi i paesi che si ispirano al socialismo, (ed evitando di esprimere sul tema nostre personali considerazioni che ci porterebbero ad aprire una lunga e complessa discussione), vogliamo concludere questa nostra recensione, con una citazione che l’autrice dedica a Cuba, paese al quale è profondamente legata non solo per motivi di studio e di militanza, ma anche per legami personali ed affettivi.
“Da un lato, c’è chi cerca di presentare Cuba come una specie di paradiso socialista, senza macchie, né contraddizioni né conflitti. Dall’altro, c’è chi demonizza la società cubana, il suo regime politico, presentando quel paese come l’isola dell’orrore, dove le persone vivono manipolate da un potere dispotico che le opprime [….] La soluzione della contrapposizione non sta banalmente nel mezzo, ma nella capacità di cogliere le specifiche contraddizioni della società cubana, che fanno dell’isola caraibica – come scrive Francesco Schettino – un unicum nel panorama internazionale” .