La campagna Ero straniero ha presentato l’analisi dell’impatto degli interventi normativi in materia di ingressi per lavoro, evidenziando i limiti di un sistema rigido e inefficacce: come nel 2022 solo un terzo delle persone ha ottenuto contratto e documenti. Per gli ultimi due anni le domande di ingresso per lavoro inoltrate sono più del triplo rispetto alle quote fissate. Migliaia di persone non entrano in Italia dopo aver ottenuto il visto. E solo il 30% delle domande esaminate, ottenuto il nulla osta, sono giunte a conclusione con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno. Sono questi i principali dati del dossier “La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi”. Sono gli anni 2022 e parte del 2023 a essere esaminati, a partire dai dati ottenuti attraverso una serie di accessi agli atti al ministero dell’interno.
Cosa accade realmente dopo i Click Day? La procedura prevede che il datore di lavoro la cui domanda è rientrata nelle quote, riceva dallo sportello unico immigrazione della prefettura il nulla osta al lavoro e all’ingresso in Italia della persona che vuole assumere. Segue il rilascio del visto da parte del consolato italiano nel paese di origine. Una volta ottenuto il visto, lavoratrici e lavoratori possono fare ingresso in Italia: entro 8 giorni dall’ingresso devono poi recarsi in prefettura insieme ai datori di lavoro per stipulare il contratto di soggiorno e chiedere il rilascio del permesso di soggiorno. Il primo punto da segnalare è che, rispetto alle domande inoltrate, nel corso del 2022 e del 2023, i nulla osta rilasciati sono inferiori ai posti disponibili: un numero consistente di domande non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta. Si tratta di migliaia di posti di lavoro che vanno perduti. Una volta ottenuti il nulla osta e il visto, poi, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia. Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto. Lo stesso vale per le domande del 2023: fino ad agosto scorso, su 65.662 nulla osta rilasciati, 19.082 persone non risultano essere arrivate in Italia.
Ma ciò che desta maggiore preoccupazione è che, complessivamente, il rapporto tra le quote stabilite e i contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti è molto basso per i due anni: infatti, il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale (solo 12.708 contratti di soggiorno sottoscritti a fronte di 42.000 ingressi stabiliti dalle quote) e del 26% per il canale non stagionale (solo 5.243 contratti su 20.000 quote). Ciò vuol dire che solo un terzo di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e avere i documenti, mentre la maggior parte, impiegata dalle aziende col solo nulla osta, una volta terminato tale impiego, è destinata a scivolare in una una condizione di irregolarità e quindi di estrema ricattabilità e precarietà.
“L’unico vero risultato degli interventi recenti -si legge nel Report– sembra essere l’aver consentito di impiegare decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori da subito, col solo nulla osta, senza dover aspettare la conclusione dell’iter amministrativo. Ma una volta terminato quel rapporto di lavoro, se la procedura non si è conclusa con la firma del contratto in prefettura e il rilascio del permesso di soggiorno, lavoratrici e lavoratori si ritrovano sul territorio italiano senza un impiego stabile e senza documenti, in una situazione di forte precarietà. L’obiettivo del sistema dei flussi immaginato dal governo è, dunque, quello di soddisfare la richiesta di manodopera sul momento, senza tutele e senza curarsi delle conseguenze di una mancata finalizzazione della procedura? oppure, come dovrebbe essere, quello di una prospettiva a lungo termine, offrendo a lavoratrici e lavoratori che provengono dall’estero la possibilità di diventare parte del sistema produttivo italiano e della nostra società, a pieno titolo, investendo sul futuro, anche in termini demografici, del paese?”
Rispetto alla distribuzione territoriale di quote, nulla osta rilasciati e contratti sottoscritti, si segnala una differenza nell’andamento a livello regionale e una maggiore efficacia della procedura nelle province del nord. Nel settentrione il 30% dei nulla osta è trasformato in contratti di soggiorno. Seguono il centro con il 17% e il sud solamente con poco più del 12%. Dai dati analizzati, dunque, emerge che il sistema del decreto flussi è inefficace, finisce per determinare nuova precarietà sociale e irregolarità e va superato.
Per questo, la campagna Ero straniero propone al Governo e al Parlamento: l’introduzione di percorsi di ingresso diversificati e flessibili: un meccanismo di assunzione diretta extra-quote (domanda presentata dal datore di lavoro, in qualsiasi momento, senza il limite delle quote e dei settori); l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor” (persona singola o enti di intermediazione che presentano la richiesta di visto per l’ingresso di lavoratore/lavoratrice); l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata direttamente da lavoratore/lavoratrice a fronte di garanzie economiche; l’introduzione di due meccanismi di regolarizzazione su base individuale: regolarizzazione attraverso un contratto di lavoro; regolarizzazione per radicamento sociale.
Qui il Rapporto completo di Ero Straniero
Qui i dati del decreto flussi per il 2022