“La centrale è illegale”: questa la scritta, composta dai cartelli indossati dagli ambientalisti, che ha fatto da sfondo nella manifestazione svoltasi a Case Pente contro l’impianto di spinta del gas che la Snam intende costruire a Sulmona. Hanno preso parte all’iniziativa, oltre agli attivisti della cittadina peligna che da 16 anni contestano l’opera con determinazione, anche delegazioni provenienti da Pescara e dall’Aquila.
Nella stessa giornata dell’8 dicembre, dedicata ogni anno alla lotta contro le grandi opere inutili, dannose e imposte, altre manifestazioni si sono tenute lungo il tracciato del mega gasdotto Linea Adriatica della Snam: a Forlì, Colfiorito, Apecchio-Città Di Castello e Brindisi.
A Sulmona sono intervenuti nel dibattito Mario Pizzola dei Comitati cittadini per l’ambiente, Renato Di Nicola della Campagna nazionale per il Clima Fuori dal Fossile, Pietro Di Paolo del coordinamento No Hub del Gas, Silvia Tauro presidente di Legambiente Abruzzo, Francesco Marrelli segretario CGIL della provincia dell’Aquila, e Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale del PD. I Comitati hanno presentato alla Procura della Repubblica di Sulmona un esposto per denunciare la illegalità del cantiere, aperto dalla multinazionale del gas il 1°marzo scorso, per la palese violazione del decreto VIA che ha rilasciato la compatibilità ambientale “a condizione” che fossero adempiute ben 22 prescrizioni prima dell’inizio dei lavori. Questo non è avvenuto e nel frattempo, il 7 marzo, l’autorizzazione a costruire è decaduta.
La centrale di compressione dovrebbe servire a spingere il gas lungo i 430 chilometri del nuovo metanodotto che la Snam ha in programma di realizzare da Sulmona fino a Minerbio. “Si tratta di un’opera che devasterà l’Appennino, con l’abbattimento di milioni di alberi – sottolineano i comitati ambientalisti -; la condotta attraverserà aree di grande qualità ambientale e ricche di biodiversità, lungo territori molto fragili sotto l’aspetto sismico ed idrogeologico; sono gli stessi territori già colpiti dai terremoti dell’Aquila e di Umbria e Marche e dalla recente alluvione in Emilia – Romagna. Anche la centrale di Sulmona sorgerebbe in un’area classificata a massimo rischio sismico, in una delle entrate del Parco nazionale della Maiella, e che è anche un importante corridoio faunistico dell’Orso bruno marsicano, specie protetta ad altissimo rischio di estinzione. Il sito della centrale è inoltre di interesse archeologico: negli scavi preventivi sono state rinvenute molte tombe risalenti ad oltre 2000 anni fa”.
Nei giorni scorsi la Snam ha risposto ad un comunicato dei Comitati di Sulmona sostenendo che centrale e metanodotto servono perché, in seguito alla guerra russo-ucraina, il baricentro delle importazioni del gas da parte dell’Italia si è spostato dal nord al sud del Paese. Gli ambientalisti ribattono che questa affermazione da parte della Snam è una evidente ammissione che per 18 anni la multinazionale non ha detto la verità. Infatti, prima della guerra la Snam ha sempre insistito per la realizzazione dell’opera pur sapendo che non era necessaria. “Essa comunque – aggiungono i Comitati – non serve neppure oggi, con le importazioni di metano dalla Russia quasi azzerate, perché i consumi di gas in Italia stanno crollando e il 2023 si chiuderà con circa 62 miliardi di metri cubi utilizzati, ben 24 in meno rispetto al 2005, che è l’anno di picco massimo dei consumi, quando peraltro le infrastrutture metanifere erano inferiori a quelle attuali”.
I Comitati chiedono inoltre che venga rifatta la Valutazione di Impatto Ambientale, come ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato del 2020 la quale ha sancito che la durata della VIA deve essere di 5 anni per tutte le opere, anche quelle presentate prima del 2008, come nel caso del progetto Snam. La VIA della centrale e quella dei tre tronchi in cui la Snam ha suddiviso il metanodotto risalgono addirittura a quasi 13 anni fa.
Comitati cittadini per l’ambiente
Coordinamento No Hub del Gas