Sarà segno dei tempi tristissimi in cui viviamo, in cui guerre, bombe, missili e armi di ogni tipo sono entrati a fare parte della nostra vita di ogni giorno, soprattutto da quando è vicinissima a noi la guerra tra Russia e Ucraina e un’altra divampa in Palestina e Israele con una ferocia senza precedenti.
Sta di fatto che la guerra e i suoi simboli ci stanno diventando famigliari, ci stiamo abituando alle città rase al suolo e alle migliaia di morti, soprattutto civili e bambini, che ci vengono raccontati quasi come una spiacevole, inevitabile conseguenza dell’altrettanto spiacevole, ma inevitabile ricorso alla guerra per risolvere le controversie. Entra nelle nostra case la “normalità” della guerra e delle sue conseguenze.
Forse per questo anche Babbo Natale si è adeguato allo spirito dei tempi e ha deciso quest’anno di arrivare a Modena a bordo di un carro armato. Può darsi che siamo troppo schizzinosi, perché in fondo si tratta di un carro armato, anzi “amato” (ma amato da chi?) con intenti pacifici, che issa una bandiera con scritto “pace”, ma ci chiediamo se un carro armato, per sua natura, possa essere un mezzo “pacifico” e portatore di pace. A noi sembra che sia sempre e solo un sofisticato strumento costruito per distruggere e ammazzare, come le bombe, i missili, i cannoni, le armi di ogni tipo: mezzi creati per uccidere, ferire, mutilare. Sono simboli di guerra, non di pace. Non ci sembra quindi una grande idea esibire un carro armato in veste natalizia in centro a Modena. Non ci sembra un esempio virtuoso per i bambini e per tutti noi cittadini. Che cosa penseranno e sentiranno, poi, le persone originarie dei Paesi in cui infuria la guerra passando in piazza XX Settembre e rammentando il presente dei loro parenti e amici rimasti in quelle terre?
La pace nasce nelle nostri menti, se sono menti “disarmate” che rigettano scelte, simboli e strumenti di guerra e di morte. La “cultura della pace” dipende da noi; abbiamo la responsabilità di dare alle nuove generazioni esempio e insegnamento sulla strada da seguire. Una strada, a nostro modesto avviso, che anche la nostra città dovrebbe cominciare a percorrere interrogandosi sul senso di scelte (odierne e passate) che non ci sembrano simbolicamente ineccepibili:
– esporre al pubblico mezzi militari da combattimento come esempio eccellente di competenza nella motoristica (durante il Motor Valley Fest);
– porre davanti al Dipartimento di Ingegneria un F104 (a cui si devono stragi orrende, ricordiamo il Vietnam) quale simbolo di eccellenza ingegneristica e tecnologica;
– dedicare un monumento ai morti in combattimento sui carri armati (appunto!), peraltro proprio di fronte al Palamadiba, che omaggia un grandissimo operatore di pace come Nelson Mandela;
– conferire la cittadinanza onoraria di Modena all’Accademia Militare, scuola di alta formazione per gli ufficiali dell’esercito, che fanno tante buone cose, ma che alla fine si preparano a diventare professionisti della guerra;
Una cultura di pace si costruisce dal basso e nella nostra quotidianità. E’ fatta di gesti anche piccoli, ma che ci rappresentano insieme ai valori fondanti che vogliamo affidare alle future generazioni.
Ridateci per favore la slitta e le renne di Babbo Natale e togliete quell’orrendo simbolo di guerra dal cuore della nostra città!
Movimento Nonviolento di Modena