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Protesta alla Cop28, la delegata delle Isole Samoa denuncia: “Ci hanno tenuto fuori dalla stanza”

Fuori dalla stanza. Ignorati o comunque tagliati fuori dalle decisioni. Sarebbe stata questa, secondo la denuncia della capo-negoziatrice di Samoa, Anne Rasmussen, la condizione riservata alla Cop28 all’Alleanza dei piccoli Stati insulari. Non un raggruppamento qualunque, come evidenziano nelle loro edizioni online quotidiani di riferimento a livello internazionale. Sono proprio gli Stati insulari, nel Pacifico come Samoa ma non solo, i Paesi più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici, con alluvioni e innalzamento del livello dei mari legato allo scioglimento dei ghiacciai. “Sembra che abbiate adottato la decisione quando i piccoli Stati insulari non erano neanche nella stanza” ha denunciato Rasmussen, rivolgendosi al presidente della Cop28, Sultan Ahmed Al-Jaber, ospite delle delegazioni a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. La capo-negoziatrice di Samoa ha criticato in più punti l’accordo sulla “transizione” dai combustibili  fossili annunciato al termine della conferenza, definendolo un passo “indietro e non in avanti” e “pieno di scappatoie”. Secondo Rasmussen, “la correzione della linea che era necessaria non è stata garantita”. Il discorso della capo-negoziatrice di Samoa è stato salutato dai delegati alla Cop con una “standing ovation”. Silenzioso e forse perplesso invece Al Jaber, al centro del palco, ripreso dalle telecamere.

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Stop sussidi dannosi per l’ambiente. L’Italia continua a puntare sulle fonti fossili: nel 2022 spesi 94,8 miliardi di euro in sussidi climalteranti, mentre le rinnovabili e i tanti progetti che riguardano la realizzazione di nuovi impianti continuano a restare fermi sulla carta

Nonostante la grave crisi climatica, il nostro Paese sta puntando su una transizione basata sul gas fossile piuttosto che accelerare sulle rinnovabili, efficienza, reti e accumuli. Dati alla mano, è’ quanto denuncia Legambiente nel nuovo report  “Stop sussidi ambientalmente dannosi”.  Nel 2022, con il governo Draghi, il Paese ha speso 94,8 miliardi di euro in attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili, ma anche sostegno non strutturale e basato su politiche climalteranti a imprese e famiglie, raddoppiando la cifra dell’anno precedente con i decreti per l’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas prima e dopo l’aggressione militare russa in Ucraina. Il settore energia si conferma quello con più sussidi con 52,2 miliardi di euro, seguito dal settore trasporti con 20,5 miliardi di euro.  Tra gli altri settori c’è anche quello edilizio che, tra detrazioni fiscali, IVA agevolate, deduzioni IRPEF e crediti d’imposta, conta 17 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi. Troppo timide, invece, le politiche di eliminazione e rimodulazione dei sussidi attivati fino ad ora. A fronte dell’eliminazione di appena 6 voci nel 2022, pari a 193 milioni di euro, sono 53 le voci in più introdotte solamente per far fronte all’emergenza energetica per una spesa totale di 51,2 miliardi di euro. Dall’altra parte il Governo Meloni, in continuità con quelli precedenti, fa anche molto poco per agevolare la diffusione e lo sviluppo delle rinnovabili frenate da ritardi negli iter burocratici, mancate semplificazioni e i no delle sovrintendenze. Ad oggi sono almeno 1.400 i progetti in valutazione al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), tra valutazione impatto ambientale, progetti legati al PNRR e PNIEC, verifiche di ottemperanzaTra questi, il più vecchio risulta essere il progetto di eolico off shore presentato nel Golfo di Manfredonia nel lontano 2008, e che da allora ha avviato ben tre modifiche di progetto riducendo il numero di torri dalle iniziali 100, poi 65 e poi ancora 50 e che oggi, dopo ben 15 anni dovrebbe essere, secondo quanto riportato sul portale del MASE, alla firma del Ministro. Un impianto che, nonostante la riduzione del numero delle torri, trova l’opposizione del Comune di Manfredonia che ha richiesto, nell’ultima versione presentata alla Capitaneria nel 2018 la sospensione del progetto in attesa di una pianificazione territoriale e regionale. Eppure, ben 18,86 miliardi di euro di sussidi si possono eliminare entro il 2025, ai quali vanno aggiunti 8 miliardi di euro di sussidi emergenziali, e che comprendono sussidi alle trivellazioni, agevolazioni per il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, GPL e metano, il Capacity Market e il supporto per l’installazione di nuove caldaie a gas, per le quali solo nel 2022 sono stati spesi 3,2 miliardi di euro. Numeri che per Legambiente darebbero al Paese ampio respiro per intervenire nello stesso settore energetico o in altri con misure strutturali che potrebbero scongiurare una crisi sociale, visto che secondo i numeri della Banca d’Italia, oltre il 60% delle famiglie che vive in questo Paese, già nel 2021, non arrivava a fine mese.

Scarica il report  e il comunicato della Lega Ambiente

 

Dubai e Bogotà, idee opposte su agricoltura e clima. La Via Campesina è attualmente il movimento contadino più rappresentativo al mondo

Dall’1 all’8 dicembre, a Bogotà si è svolto l’ottavo convegno della Via Campesina, la più grande organizzazione mondiale di contadini. Due realtà che parlano linguaggi diversi. Negli Emirati Arabi, le grandi aziende agroalimentari si stanno adoperando per impedire che il modello di agricoltura industriale che garantisce i loro profitti venga messo in discussione, nonostante sia ormai accertato che i sistemi alimentari sono responsabili di un terzo delle emissioni globali di gas ad effetto serra. In Colombia, la Via Campesina ha cercato di rinsaldare l’alleanza solidale tra tutti coloro che si battono per la giustizia sociale e promuovono un’agricoltura rispettosa del pianeta, a tutti i livelli. In questi 30 anni di organizzazione, La Via Campesina è riuscita ad unire i contadini del Nord e del Sud del mondo nella difesa dei diritti fondamentali come la terra e le sementi contadine. Questa unificazione è avvenuta in opposizione ai potenti attori del capitale transnazionale, che hanno cercato di criminalizzare la protesta e promuovere politiche globali che aggravano le crisi. Questi attori includono l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, che sostenuti dagli accordi di libero scambio e dal potere delle grandi imprese, minacciano i mezzi di sussistenza delle persone e la vita sul pianeta. La Via Campesina presenta proposte concrete per la lotta per la giustizia sociale e ambientale, contro la violenza, la povertà e la fame. Responsabili del 70% della produzione alimentare mondiale, i contadini promuovono pratiche agroecologiche e resilienti, che nutrono il mondo e raffreddano il pianeta. Ha anche svolto un ruolo di primo piano in pietre miliari significative, come l’adozione della Dichiarazione sui diritti dei contadini. Questa approvazione è stata il risultato di oltre 17 anni di lotta collettiva alle Nazioni Unite e mira a guidare le politiche pubbliche nei paesi per garantire i diritti di coloro che producono cibo sano per la popolazione. Nel contesto globale attuale, la decisione politica di tenere questa VIII Conferenza de La Via Campesina in Colombia risponde all’impegno del movimento come garante e supervisore del processo di pace. Inoltre, il recente riconoscimento dei contadini come soggetti di diritti nella costituzione colombiana può ispirare altri governi e Stati a rafforzare le politiche pubbliche che garantiscono i diritti fondamentali per una vita dignitosa nelle campagne.

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Anziani non autosufficienti. Un Manifesto contro il fallimento della Riforma dell’assistenza: rispettare i decreti attuativi che il Governo dovrà redigere entro gennaio 2024 affinché “siano coerenti con le indicazioni della Legge 33/2023, approvata a marzo dopo una attesa di 25 anni e rispondano adeguatamente alle esigenze di anziani e familiari”

L’appello delle 60 organizzazioni del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza per evitare il naufragio della riforma che il Governo dovrà redigere entro gennaio 2024. Il ‘Manifesto’ sancisce i criteri da rispettare nella scrittura dei Decreti attuativi. Sono dodici i criteri che le associazioni aderenti al Patto hanno sancito, suddivisi in quattro macro-obiettivi: costruire un sistema unitario; introdurre nuovi modelli d’intervento; sostenere i diversi soggetti coinvolti nella non autosufficienza e utilizzare un metodo costruttivo. I criteri sono accompagnati da un set di indicatori operativi che, successivamente alla presentazione pubblica dei Decreti, permetteranno di verificarne l’effettivo rispetto. Entro fine gennaio, in attuazione della Legge Delega 33/2023 il Governo presenterà i Decreti Legislativi, che dovrebbero tradurre l’impianto normativo generale in indicazioni puntuali. È impossibile sottovalutarne il peso decisivo. Attraverso il ‘Manifesto’ la comunità italiana della non autosufficienza – si legge sul Quotidiano Sanità –   ha rilanciato il suo appello a sostegno dell’assistenza a circa 10 milioni di persone: “Sono gli anziani non autosufficienti, i loro caregiver familiari e chi li assiste professionalmente. Tuttavia, l’assenza di finanziamenti dedicati in Legge di Bilancio – con un esito contrario alle diffuse aspettative – ha rappresentato una delusione cocente. Ora arriva l’occasione per cambiare direzione”.

Manifesto in sintesi 
Manifesto integrale

 

Alleanza contro la Povertà per il suo decennale ha presentato il programma di contrasto del fenomeno sociale: 6 proposte per la sfida nei prossimi 10 anni

Ecco le 6 proposte concrete, condivise dalle 35 organizzazioni riunite presso la sede dell’Acli nazionale che costituiscono l’Alleanza contro la povertà, per affrontare la sfida della povertà in modo più strutturale ed efficace:

  1. Un ritorno al principio universalistico della misura diretta di contrasto alla povertà assoluta. I soggetti fragili, lo sono a prescindere dalle loro condizioni anagrafiche o etniche. Si ripristini quindi quel principio che ha dal 2018 accompagnato tutte le politiche di contrasto alle povertà”
  2. Il rilancio di una misura nazionale rivolta a tutte le famiglie e le persone in povertà assoluta, anche quelle dei cittadini di origine straniera residenti almeno da un anno in Italia: “Occorre un trasferimento monetario, unito a una offerta di servizi territoriali sociali e del lavoro, che rispondano a standard adeguati (non minimi) di infrastrutturazione territoriale, con personale preparato alla multidimensionalità del problema. Un modello di gestione condivisa a livello locale tra Comuni, Terzo Settore, servizi per la formazione e per l’impiego e altri soggetti, che realizzi al meglio i principi di co-progettazione e co-programmazione sanciti nella Riforma del Terzo settore”.
  3. Istituzione dell’Osservatorio sulle povertà L’art. 11, comma 5 del Decreto Legge n. 48/2023, prevede l’istituzione dell’Osservatorio sulle povertà, presieduto dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali. L’Acp chiede in primis che sia istituito, che gli siano riconosciuti compiti puntuali e che si dia vita a una Commissione dotata degli strumenti e dell’autorevolezza autorevolezza.
  4. Assumere nella legge di Bilancio gli emendamenti proposti da Alleanza contro la povertà
  5. Un gruppo interparlamentare sulla povertà – “Serve il coraggio della scrittura di un patto tra forze politiche che vada oltre questa legislatura e oltre le legislature, per aprire una stagione nuova di confronto e di possibili soluzioni condivise. Conosciamo le difficoltà e le insidie di un percorso di questo tipo, ma ci proponiamo come facilitatori di questo processo. Un Programma di lotta alla povertà darebbe a tutte la parti in campo il merito di aver affrontato una questione cruciale per il presente e per il futuro del Paese. Per dare forza a questo processo, valuteremo la possibilità di favorire la nascita di un gruppo interparlamentare che dia gambe e forza a questa idea”.
  6. Un Reddito minimo europeo –  istituzione del Pilastro sociale europeo: “La Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2023, relativa alla necessità di promuovere un adeguato reddito minimo che garantisca l’inclusione attiva, è comunque un piccolo passo avanti in questa direzione ci chiede di allargare gli orizzonti verso l’istituzione di un Reddito minimo europeo che, anche dal punto di vista della realizzazione di quell’Europa sociale non sempre percepibile, rappresenterebbe un significativo passo avanti”.

 

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