L’ampio sostegno alla prima risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle armi autonome dimostra il desiderio diffuso degli Stati di compiere progressi verso un nuovo diritto internazionale.
Il 1° novembre 2023 la Prima Commissione dell’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato la prima risoluzione in assoluto sulle armi autonome, sottolineando la “necessità urgente per la comunità internazionale di affrontare le sfide e le preoccupazioni sollevate dai sistemi di armi autonome”.
Il risultato del voto sulla risoluzione L.56 è stato di 164 Stati a favore, 5 contrari e 8 astensioni.
Dopo 10 anni di dibattiti internazionali e di fronte ai rapidi sviluppi tecnologici, l’adozione di questa risoluzione è un passo avanti che apre la strada a un quadro giuridico volto a garantire un controllo umano significativo sull’uso della forza. Sebbene non si spinga abbastanza in là da richiedere l’avvio di negoziati, questa risoluzione rafforza la fiducia internazionale e segnala la necessità di intraprendere un’azione politica urgente per salvaguardare i gravi rischi posti dai sistemi di armi autonome.
Presentata dall’Austria e da un gruppo di 43 Stati co-sponsor*, la risoluzione riconosce “il rapido sviluppo di tecnologie nuove ed emergenti” e fa riferimento alle “serie sfide e preoccupazioni sollevate (anche dal punto di vista umanitario, legale, di sicurezza, tecnologico ed etico) dalle nuove applicazioni tecnologiche in ambito militare, comprese quelle relative all’intelligenza artificiale e ai sistemi d’arma autonomi”. La risoluzione esprime inoltre preoccupazione per “le possibili conseguenze negative dei sistemi d’arma autonomi sulla sicurezza globale e sulla stabilità regionale e internazionale, compreso il rischio crescente di una corsa agli armamenti, l’abbassamento della soglia di conflitto e di proliferazione, anche verso attori non statali”.
La risoluzione chiede al Segretario Generale dell’ONU di stilare un rapporto che rifletta le opinioni degli Stati membri e osservatori sui sistemi d’arma autonomi e sul ruolo dell’uomo nell’uso della forza. Il rapporto presenterà anche le opinioni di altre parti interessate, tra cui le organizzazioni internazionali e regionali, il Comitato internazionale della Croce Rossa, la società civile, la comunità scientifica e l’industria. La risoluzione sarà anche decisiva per l’inclusione nell’ordine del giorno provvisorio dell’Assemblea del prossimo anno di un punto intitolato “Sistemi di armi autonome letali”, fornendo un’ulteriore piattaforma all’interno dei forum ONU per gli Stati che intendono affrontare questo problema.
La questione delle armi autonome è stato un tema caldo nel 2023. Lo scorso ottobre, il Segretario generale dell’ONU e il Presidente della Croce Rossa Internazionale hanno lanciato un appello congiunto per un nuovo diritto internazionale sulle armi autonome, insieme alla richiesta del Segretario generale delle Nazioni Unite di “mettere a punto uno strumento giuridicamente vincolante entro il 2026”. Sulla base della dichiarazione congiunta di 70 Stati rilasciata alla Prima Commissione dello scorso anno, questa risoluzione consapevolizza gli Stati sulla necessità di agire. Il testo è stato sviluppato da un gruppo interregionale di Stati attraverso consultazioni a Ginevra e New York. Ha dato alle discussioni internazionali in corso sulle armi autonome un’infusione indispensabile di energia e di buoni propositi, insieme a un metodo per portare questa importante questione all’attenzione di tutti i membri delle Nazioni Unite.
La campagna Stop Killer Robots è pronta a sostenere tutti gli Stati impegnati a prevenire la disumanizzazione digitale e l’automazione delle uccisioni. La nostra coalizione, composta da oltre 250 organizzazioni della società civile in 70 Paesi, continuerà a fare pressione per ottenere questo risultato. Lo slancio politico verso questo obiettivo è evidente. Esortiamo gli Stati a stare dalla parte giusta della storia.
*Stati co-sponsor: Antigua e Barbuda, Austria, Bahamas, Barbados, Belgio, Belize, Bulgaria, Capo Verde, Costa Rica, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Repubblica Dominicana, Ecuador, Figi, Germania, Guatemala, Honduras, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Kazakistan, Kiribati, Liechtenstein, Lussemburgo, Maldive, Malta, Messico, Montenegro, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Norvegia, Filippine, Moldavia, San Marino, Sierra Leone, Slovenia, Sri Lanka, Svizzera, Trinidad e Tobago.
Traduzione dall’inglese di Thomas Schmid. Revisione di Sofia Bellucci.