Sarà un sabato mattina particolarmente animato quello che si preannuncia per domattina, 25 novembre, sul piazzale di San Didero, con un mercato contadino più vivace del solito. Nonostante i sigilli, le reti di recinzione e insomma i sequestri in piena regola (ne abbiamo scritto qui), che ormai da giorni imprigionano il presidio di San Didero, insieme alla roulotte e quant’altro fungeva da luogo d’incontro per gli attivisti del Movimento NoTav, è infatti confermato l’appuntamento del sabato con il mercato contadino, e non solo.
Perché alle 10 è prevista una Conferenza Stampa, in cui il Movimento NoTav fornirà ampia documentazione circa gli abusi commessi in questi ultimi giorni; e subito dopo, in sorellanza con le manifestazioni di Roma e Messina, è prevista la più fragorosa Cacerolazo delle donne NoTav, per dire NO alla violenza sulle donne inclusa quella sulla MadreTerra, una violenza che i territori della Val Susa stanno subendo da troppi anni nella più totale impunità, e con conseguenze già chiaramente gravissime sul fronte ambientale. “Invitiamo tutte e tutti a portare coperchi, mestoli, pentole e tutto ciò che faccia rumore” è il messaggio che sta circolando sui canali social del Movimento NoTav in queste ore.
E dunque il Popolo NoTav non ha alcuna intenzione di farsi intimidire, né stare in silenzio. Lo ha confermato ieri, con un’ intervista a Radio Frejus, anche Loredana Bellone, ex sindaca (per ben tre mandati) di San Didero, e sempre attivissima come Consigliera Comunale. “Io sarei tra quelli che lunedì mattina si sono trovati a ricevere materialmente la notifica del sequestro per il Presidio di San Didero, essendo tra i locatari di quel terreno” ha esordito.
“Le reti arancioni, i sigilli su tutte le strutture mobili presenti nell’area: un vero e proprio abuso di potere nel caso di San Didero, mentre per quanto riguarda I Mulini lo definirei un attacco al cuore del movimento, perché quello era proprio ormai un luogo del cuore non solo per noi, ma per i tanti e tante, soprattutto tra i giovani, che si identificano con le ragioni del Movimento NoTav, che in quel luogo hanno trascorso giorni di grande intensità. Ma niente da fare, non hanno avuto riguardo per niente: terreni, immobili con quanto contenevano (che sarebbe tra l’altro proprietà nostra, proprietà privata), resti di antichissima architettura che avevano un valore immenso per la storia della Valle, per esempio un’antica màcina… le ruspe non si sono fermate dinnanzi a niente.”
Per non dire di altri aspetti parecchio problematici dal punto di vista anche procedurale, che non mancheranno di essere sollevati nelle sedi più opportune dal team legale del movimento e che verranno anticipati alla conferenza stampa già domattina.
Ma per tornare al Presidio di San Didero, che il Movimento NoTav aveva via via costruito e costantemente animato di iniziative, in risposta a quell’odiosa occupazione militare che dall’aprile del 2021 aveva trasformato in permanente fortino quell’unico polmone verde in bassa valle: “non era soltanto un luogo di aggregazione, per le nostre cene, pranzi, riunioni, iniziative anche culturali. Era un punto importante anche per gli agricoltori, i titolari dei banchetti che ogni sabato mattina convergono su questo piazzale, che non dimentichiamo oltre a essere spazio pubblico, è anche l’unico punto-vendita esistente sul nostro territorio, visto che il piccolo Comune di San Didero non ha negozi.
Per cui dai servizi igienici, alla possibilità di ristoro, che so una bibita fresca d’estate o una tazza di thè in inverno… a questo serviva anche il Presidio: a rendere tutto più umano, conviviale, persino solidale, per chi magari non poteva permettersi un pasto caldo e qui trovava anche degli amici con cui parlare. Per non dire del Punto Informativo, regolarmente autorizzato dalla nostra Amministrazione Comunale: non c’è dubbio che si è trattato di una gravissima forzatura, oltre che di un attacco in piena regola al diritto di riunione e alla libertà di circolazione. L’altra mattina per esempio, era una bella giornata e nonostante l’aria che tira alcuni hanno voluto osservare la ‘tradizione’ del pranzo del giovedì.
Erano una ventina, e c’era un gran vento, che ha fatto volar via i sigilli dalla roulotte. Qualcuno (più che altro le donne presenti in effetti) si è azzardat* a utilizzare la toilette perché altro non c’era… e prontamente si è presentata la Digos, con richiesta di documenti ai pochi rimasti, non è accettabile. (…) Non sanno più cosa inventarsi per reprimerci, isolarci, attaccandoci anche nei nostri punti di incontro, e non capiscono che così facendo aumentano soltanto la collettiva unità del movimento, ognuno di noi si sente così intimamente e personalmente mortificato da non avere altra voglia che difenderci e resistere.
Una voglia di resistenza che già ci appartiene per tradizione, che ci deriva dal nostro DNA, dalla nostra terra, che evidentemente ci è stata trasmessa chissà dai nostri avi, e che (lo sto vedendo anche in questa occasione) si trasmette anche alle giovani generazioni. Per cui mettetevi l’anima in pace: noi non ci arrendiamo…”.
Sempre da Radio Frejus, Loredana Bellone non ha mancato di sottolineare una volta di più l’inquietante visibile vergognoso spreco di risorse e denaro pubblico, quotidianamente in opera, di giorno e persino di notte, all’interno dei cantieri al lavoro in Val di Susa. “L’altra sera per esempio, siamo usciti dalla riunione di coordinamento, ed ecco di fronte a noi il fortino di San Didero illuminato a giorno, per il carico di non so quanti jersey difensivi da inviare con i camion su a Chiomonte, onde procedere con le recinzioni delle aree appena sequestrate… come se fossimo in guerra…”.
Proprio così: come se fossimo in guerra. La guerra alla terra, alla volontà popolare, ai luoghi del cuore, alle risorse più fondamentali che da troppi anni gli abitanti della val Susa stanno subendo per un’Alta Velocità che tra l’altro esiste già.
“Perciò ci auguriamo di vedere la massima partecipazione possibile alla tradizionale Manifestazione NoTav del prossimo 8 dicembre” ha concluso Loredana Bellone “perché davvero quello che da troppo tempo succede alla nostra valle NON è accettabile, penso a quanti, residenti per esempio nel comune di Giaglione, che devono persino presentare i documenti per tornare a casa, ma come si può? Come si può parlare di libertà e democrazia in queste condizioni?”