Dai dati provvisori maggio-luglio 2023 dell‘ISTAT emerge una minore tolleranza della violenza fisica nella coppia. Il 10,2% degli intervistati, soprattutto giovani, dichiara però di accettare ancora il controllo dell’uomo sulla comunicazione (cellulare e social) della propria moglie/compagna. Con riferimento al periodo compreso tra il 2018 e il 2023 si riducono gli stereotipi sui ruoli di genere, ma si allarga la distanza tra le opinioni degli uomini e delle donne. Sono soprattutto le donne ad avere meno stereotipi.

Il 48,7% degli intervistati ha ancora almeno uno stereotipo sulla violenza sessuale. Il 39,3% degli uomini pensa che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole e quasi il 20% pensa che la violenza sia provocata dal modo di vestire delle donne. Le persone più anziane e meno istruite hanno opinioni più stereotipate, ma anche questo dato è in diminuzione rispetto al 2018. Parlare della violenza (31,4%) e condurre iniziative a favore delle donne vittime (15,8%) aiuta a far crescere la consapevolezza della gravità del fenomeno. In cima alla graduatoria sono la sincerità, l’affidabilità, la capacità di essere comprensivi e l’intelligenza le qualità ritenute più importanti. Non emergono differenze significative tra uomini e donne.

Il 2,3% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, per il 4,3% dei cittadini è accettabile sempre o in alcune circostanze che “in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto”. Sono di più le persone (10,2%) che ritengono accettabile sempre o in alcune circostanze che “un uomo controlli abitualmente il cellulare o l’attività sui social network della propria moglie/compagna”. Questa idea è condivisa dal 16,1% dei giovani dai 18 ai 29 anni. Sebbene l’Indagine non sia ancora conclusa, e pertanto non sia possibile un confronto puntuale con quanto rilevato sugli stessi temi nel 2018, emerge una minore tolleranza rispetto alla violenza nella coppia, in particolare per quanto attiene al controllo.

Gli stereotipi sui ruoli di genere più comuni sono: “gli uomini sono meno adatti delle donne a occuparsi delle faccende domestiche” (21,4%), “una donna per essere completa deve avere dei figli” (20,9%), “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (20,4%), “è compito delle madri seguire i figli e occuparsi delle loro esigenze quotidiane” (20,2%), “è soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia” (17,2%). Meno diffusi risultano gli stereotipi quali: “è l’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (6,3%) e “una buona moglie/compagna deve assecondare le idee del proprio marito/compagno anche se non è d’accordo” (6,5%). Rispetto al 2018, tutti gli stereotipi sui ruoli di genere rilevati sono diminuiti, soprattutto nelle opinioni delle donne.

La metà della popolazione (51,1% per entrambi i sessi e le varie età, dai 18 ai 74 anni nel 2022) pensa che la violenza (fisica e/o sessuale) subita dalle donne da parte dei propri mariti/compagni sia un fenomeno abbastanza diffuso, mentre il 28,8% pensa che sia molto diffuso. Soltanto il 17,9% ritiene che si parla sempre più spesso della violenza sulle donne perché è aumentata, mentre emergono, come possibili motivi, il fatto che le donne se ne vergognano di meno (31,4%), il lavoro dei media nel diffondere le notizie (23,2%) e la presenza di iniziative di sensibilizzazione e servizi a favore delle vittime (15,8%). Tra le possibili cause della violenza sono riportate più frequentemente la considerazione della donna come oggetto di proprietà (83,3%), il bisogno dell’uomo di sentirsi superiore alla moglie/compagna (75,9%), la difficoltà dell’uomo a gestire la rabbia (75,1%).

Qui per approfondire: https://www.istat.it/it/files//2023/11/STAT_TODAY_Stereotipi.pdf.

Concludiamo con un richiamo alla violenza economica di genere.

Le forme di violenza esercitate sulle donne sono multiple e di varia natura e sono consolidate nel tempo, a conferma della struttura della violenza maschile sulle donne. Secondo il Rapporto ISTAT sui Sustainable Development Goals (SDGs) adottati con l’Agenda 2030 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a proposito del GOAL 5 “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”: “La tipologia di violenza segnalata con maggiore frequenza nel 2022 è quella psicologica (36,1% nel 2022), in analogia con i dati degli anni precedenti, seguita dalle minacce (24,9%), dalla violenza fisica (23,9%), dalla violenza economica (9,6%) e dalla violenza sessuale (3,7%)”: https://www.istat.it/storage/rapporti-tematici/sdgs/2023/goal5.pdf. La violenza economica di genere rappresenta una forma grave anche se meno conosciuta rispetto alle  altre violazione dei diritti delle donne. Eppure, sono tante le donne che non hanno accesso alle proprie finanze, amministrate in via esclusiva da partner gelosi, manipolatori e molto spesso violenti.  In Italia, secondo i dati di D.i.Re. – Donne in rete contro la violenza, attualmente tre donne su dieci non sono titolari di un conto corrente bancario e quattro su dieci dipendono economicamente dal proprio partner. E  il problema non riguarda affatto- come si potrebbe erroneamente pensare– solo le classi sociali più basse e il Sud d’Italia: il tema è più attuale e presente che mai su tutto il territorio nazionale.  Non è un caso che secondo il Global Gender Gap Report 2023 lo Stato italiano si trovi al trentesimo posto su trentasei in Europa e al settantanovesimo su 131 a livello mondiale in quanto a parità di genere.

 

Qual è la portata di questo fenomeno e quali soluzioni possono essere proposte? Il progetto Monetine fornisce una risposta attraverso la propria piattaforma di servizi tesi a favorire l’empowerment di genere. Monetine è una piattaforma di attivismo civico e finanziario nata per aiutare le donne in condizione di fragilità economica ad avere strumenti concreti di empowerment ed educazione finanziaria. Il progetto mira ad attivare un processo di formazione, informazione ed empowerment femminile focalizzato sulla tematica della violenza economica di genere, attraverso contenuti formativi e divulgativi sull’indipendenza economica rivolti alle donne vulnerabili. Questa piattaforma ha l’obiettivo di fornire un aiuto su larga scala a donne in difficoltà, così come alle operatrici dei centri antiviolenza che le supportano e aiutano nel percorso. Monetine nasce dall’unione di attiviste e designer e ha l’obiettivo di creare e diffondere strumenti di educazione finanziaria rivolti alle donne in condizione di vulnerabilità. Ancora poche persone sanno che la violenza economica è una forma di violenza di genere; per questo, Monetine ha cercato di mettere a sistema la conoscenza per diffonderla, grazie al supporto dei centri antiviolenza che operano sul territorio italiano.

 

Qui il progetto: https://monetine.eu/home/.