Di città di Roma, con una superficie di 1.285 kmq superiore a quella complessiva delle altre aree metropolitane presenti in Italia, ce ne sono almeno due: la città reale e quella virtuale, quella che soffre la mancanza di case dignitose e annovera migliaia di persone senza dimora e in precarie condizioni abitative e quella del benessere economico, che in base agli indicatori dell’Istat la vede classificata solo dopo Milano e Bologna. E’ quanto emerge dal recente Rapporto sulla povertà 2023 della Caritas di Roma, che quest’anno ha per tema “Le città parallele”. “E’ una città dai redditi così profondamente diseguali, si sottolinea nel Rapporto, in cui si assiste a profonde differenze tra generazioni, generi, cittadinanza e area di residenza delle persone; dove i giovani restano i più penalizzati, nonostante i figli da crescere, insieme alle donne e agli stranieri, mentre sugli anziani, sugli uomini e sui cittadini italiani si concentrano gli stipendi e le pensioni più alte.”
Città parallele, in cui c’è quella storica dove vivono gli anziani e quella delle periferie per i giovani. La prima, il centro, che sprigiona tanta potenza attrattiva con uno straordinario e costante afflusso turistico da tutto il mondo. Una preziosa risorsa per la crescita economica della città, che però non sembra un’opportunità per le famiglie: Roma si sta sempre più trasformando in una città vetrina a beneficio dei turisti e dell’indotto da loro generato. La seconda città è quella delle periferie, in cui maggiormente vivono i giovani, che continua a crescere ma con problemi sempre maggiori, potendo disporre di minori beni e servizi. Situazioni che ci interrogano quanto a capacità di rispondere alle attese di senso, di appartenenza e di giustizia che provengono da persone alla ricerca di un pieno riconoscimento del loro essere risorsa.
E parallele sono anche la città multietnica e la città eterna. “La prima, si legge nel Rapporto, è caratterizzata dall’incontro tra culture, spesso problematico per la convivenza civile; la seconda è in grado di dimostrare il grande animo di accoglienza civile e religiosa della città, come dimostrato dalla generosità di tante famiglie romane nei confronti dei profughi dall’Ucraina.”
Ma c’è anche la città con i servizi e quella in attesa. Quella dove scuole, centri sportivi, servizi di assistenza e cura della salute, luoghi di incontro e di vita culturale, religiosa e sportiva, sono presenti in modo “concentrato” e quella che invece è in attesa di servizi, come quelli assicurati dai medici di medicina generale, che però sono ormai sempre di meno. L’ accesso a prestazioni e cure sanitarie fondamentali è sempre più frustrato da liste di attesa interminabili, a fronte delle quali o hai la possibilità di accedere al privato, oppure devi semplicemente attendere, se non rinunciare alle cure. Una città nella quale l’irregolarità amministrativa rischia facilmente di annullarti anche come essere umano.
C’è la Roma visibile e quella che non viene percepita. La prima che presenta una straordinaria offerta di carattere culturale e turistico, unica al mondo. La seconda è quella dei senza dimora, degli accampati, di chi vive in insediamenti occupati. E quella dei precari del lavoro giornaliero e comunque a termine, dove la forza contrattuale sta tutta sul lato dell’offerta che determina livelli retributivi, orari e luoghi di lavoro. È quella che noi in fondo conosciamo più direttamente e frequentiamo quotidianamente in ogni settore della città.
Una Roma che continua a caratterizzarsi per le disuguaglianze in tre ambiti: territoriale, con i municipi del centro in evidenza rispetto alle periferie; generazionale, con le classi più anziane che percepiscono quote di reddito maggiori; di nazionalità, con i cittadini stranieri che presentano redditi di molto inferiori. In generale, tra i residenti, il 42,2% dichiara un reddito inferiore ai 15.000 €, il 37,1% è nella fascia 15.000- 35.000 €, il 18,3% dichiara più di 35.000 € ma meno di 100.000, mentre solo il 2,4% percepisce più di 100.000 euro. In particolare, questo 2,4% dei contribuenti detiene il 17,6% del reddito dichiarato nella capitale, pari a oltre 8 miliardi di euro. I dati mostrano una maggiore presenza di famiglie in condizioni di difficoltà nei municipi V, VI, VII e X, che fanno aumentare la richiesta di aiuto. Nel 2022 si è registrato il dato più alto di accesso nei centri Caritas, parrocchie e servizi diocesani: oltre 25.000 persone hanno fatto richiesta di aiuto. Per 11.800 di esse sono stati avviati programmi organici di aiuto.
La casa è uno dei problemi più drammatici nella capitale: 18 provvedimenti di sfratto ogni giorno, 6.591 sentenze emesse e 2.784 eseguite con la forza pubblica nel corso del 2022, triplicate rispetto all’anno precedente, il 90% per morosità incolpevole degli inquilini, un terzo del totale eseguito con l’ausilio delle forze dell’ordine. Mentre 14 mila famiglie restano in graduatoria per un alloggio popolare, con un’attesa media che tocca i dieci anni, 1.000 persone vivono nei residence per “l’emergenza abitativa” costando alle casse comunali oltre 25 milioni di € l’anno, 4 mila famiglie vivono in occupazioni informali e organizzate e ultimi tra gli ultimi le persone “senza tetto e senza fissa dimora”. L’Istat (2023) ne ha censite 23.420 nell’area metropolitana di Roma, la maggior parte nella capitale. A questi, che sono i casi più gravi, vanno poi aggiunti i 29.270 nuclei familiari che al 30 settembre scorso hanno chiesto al Comune di Roma di ricevere un contributo, fino a massimo 2.000 euro, per essere aiutati a pagare il canone di affitto, oltre il doppio rispetto a quelle del 2019 (12.999). Per i fondi disponibili l’aiuto non potrà andare oltre i 750 euro a richiedente.
Il mercato del lavoro continua ad essere, insieme all’abitare, la questione delle questioni. La capitale presenta un tasso di occupazione del 70,6%, un dato di oltre 5 punti superiore alla media nazionale e a quella regionale. Si tratta però di un mercato con una forte prevalenza di lavori instabili, il 18,8% di lavoratori atipici (17% del totale nazionale); in cui i lavoratori dipendenti con “bassa paga” è del 13,5% (10,4% in Italia).
Un dato che fa riflettere è l’aumento nel 2022 della spesa per il gioco d’azzardo: nel solo Lazio, si tratta di 10 miliardi e 249 milioni di €, in media 1.793 € a persona, con profitti per l’industria del settore per oltre 800 milioni. Nel Comune di Roma il volume di gioco dello scorso anno è stato di 4,962 miliardi (3,5 miliardi in modalità telematica) con un importo pro capite di 1.763 € giocati.
Qui per scaricare il Rapporto: https://www.caritasroma.it/wp-content/uploads/2023/11/Rapporto-Poverta-Caritas-Roma-2023.pdf.