I CPR (Centri di Permanenza per i Rimpatri) sono “luoghi di trattenimento del cittadino straniero”. Nei CPR vivono persone senza documenti, NON persone pericolose. Ci sono uomini e donne che per tanto tempo sono stati badanti, muratori, cuochi con un regolare permesso per motivi di lavoro, poi hanno perso il posto e quel permesso non possono rinnovarlo. Ci sono uomini e donne che hanno chiesto asilo e non lo hanno avuto. Altri ancora hanno scontato una pena e aspettano il rimpatrio nel CPR, che è un’altra condanna.
Non si entra in un CPR per aver commesso reati.
Chi ha commesso reati va in carcere.
Non si entra in un CPR perché pericolosi. Chi è pericoloso viene curato e trattenuto, italiano o straniero che sia.
Chi entra in un CPR può diventare pericoloso.
Parliamo di uomini e donne che, dopo avere lasciato la propria famiglia, la casa, la lingua, le abitudini di vita per sfuggire a guerre, siccità e persecuzioni, dopo avere affrontato viaggi pericolosi e degradanti e avere cercato inutilmente un futuro migliore per sé e per i propri figli, si ritrovano prigionieri senza una ragione.
Come (non) si vive nei CPR?
Coloro che li hanno visitati ne hanno denunciato i gravi problemi: abbandono, disordine, abuso di psicofarmaci, autolesionismi, suicidi. Manca una vera tutela legale e non ci sono cure mediche adeguate, come ha confermato la Corte di Cassazione (sentenza 26801/23). In più, le persone vengono rinchiuse quasi sempre in una struttura lontana dalla città italiana dove hanno vissuto, quindi sono isolate da amici e familiari. E in queste condizioni, a impazzire senza fare niente, possono rimanere mesi e mesi.
Quanto tempo dura la reclusione nel CPR?
Dipende dalla legge e la legge cambia nel tempo. Nel 1998, un mese. Oggi, nel 2023, un anno e mezzo. È uno svantaggio per tutti: i CPR costano cari ed è lo Stato – cioè tutti noi – a pagare, per far vivere le persone in condizioni disumane.
Per questo chiediamo la chiusura di tutti i CPR.
I CPR non servono a rimpatriare gli stranieri irregolari.
Per riportare a casa queste persone occorrono soldi, mezzi, personale e soprattutto accordi con gli Stati di provenienza. Attualmente l’Italia ha accordi con pochissimi Paesi, mentre quelli interessati sono più di 80.
Com’è la situazione attuale
In Italia ci sono 10 CPR che possono ospitare 1.300 persone. In Emilia-Romagna ce n’erano due a Bologna e a Modena, ma sono stati chiusi per le pessime condizioni di vita di chi era “ospitato”.
Perché un CPR a Ferrara
Il Governo ha scelto di realizzare un nuovo CPR a Ventimiglia. Lì è stato respinto da tutte le forze politiche locali e ora lo si vuol fare a Ferrara, in una zona già destinata ad essere un parco, il “parco sud”.
Non vogliamo vivere in una città dove persone innocenti sono costrette a vivere rinchiuse in condizioni disumane. Vogliamo una città aperta che rispetti la dignità umana di ciascuno e di tutti perché “la nostra libertà comincia dove comincia quella degli altri”.
Hanno sottoscritto:
Adoc Ferrara
AGESCI Ferrara
ANPI Ferrara
ARCI Ferrara
Arcigay “Gli occhiali d’oro”
Associazione Papa Giovanni XXIII Zona Emilia
Ass. Nadiya OdV
Azione Cattolica Ferrara-Comacchio
Biblioteca Popolare Giardino
Centro Donna Giustizia
Centro sociale La Resistenza
CGIL Ferrara
Circolo Laudato Sì Ferrara-Comacchio
Cittadini del Mondo
Comitato Alba Nuova Odv
Comunità Emmaus
Dammi La Mano Aps
Emergency Ferrara
Federconsumatori Ferrara
Fondazione Migrantes Ferrara
Forum Ferrara Partecipata
Gruppo del Tasso Aps
Il Mantello
Istituto Gramsci Ferrara
Koesione 22
La Comune di Ferrara
La Società della Ragione
MASCI Ferrara
Mediterranea Saving Humans Ferrara
Movimento Nonviolento Ferrara
Pax Christi Ferrara
Rete Giustizia Climatica
Stop Border Violence
Sunia Ferrara
Tutori nel Tempo
UDU Ferrara
Unione Donne in Italia Ferrara
UIL Ferrara
Uniat Ferrara