Pur non amando particolarmente ricorrenze e “giornate dedicate”, ci sembra utile- in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza (20 novembre) – ritornare ad occuparci del mondo delle nostre bambine e dei nostri bambini. Con i dati che –come sottolinea Openpolis– sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche.
Nel 2022, secondo i dati di Openpolis, il 13,4% dei bambini e dei ragazzi che vivono in Italia si è trovato in povertà assoluta. Si tratta della condizione in cui una famiglia non può permettersi un paniere di spese considerato essenziale per mantenere uno standard di vita minimamente accettabile. Stiamo parlando di oltre un milione di persone con meno di 18 anni, una cifra in crescita, come descritto nell’ultimo rapporto dell’Istat, anche per l’impatto dell’inflazione sulle famiglie. Tra i residenti con meno di 18 anni la quota di poveri assoluti raggiunge il 13,4%, quasi 4 punti in più del dato medio della popolazione. Anche nel 2022, quindi, tendenzialmente al diminuire dell’età cresce l’incidenza della povertà assoluta. Un trend costante dagli anni successivi alla crisi del 2008. Sono soprattutto alcune fasce d’età a risentirne particolarmente: tra 0 e 3 anni si raggiunge l’incidenza massima, ovvero il 14,7% dei bambini più piccoli vive in povertà assoluta; la quota supera il 14% anche tra i 4 e i 6 anni (14,3%), ed è poco inferiore in quella successiva (13,6% tra 7 e 13 anni). Sopra la media anche gli adolescenti tra i 14 e i 17 anni (11,7%).
L’analisi rispetto alle diverse aree del paese restituisce una situazione critica sull’intero territorio nazionale, in particolare nel sud e nelle isole. Nel mezzogiorno il 15,9% dei residenti sotto i 18 anni si è trovato in povertà assoluta nel 2022. Più della media nazionale per i minori (13,4%) e di quella per l’intera popolazione (9,7%). Nel centro e nel nord del paese l’incidenza tra i minorenni si attesta rispettivamente all’11,5% e al 12,3%. Sebbene inferiore rispetto a quanto visto per il sud, è comunque superiore a quella dell’intera popolazione. Inoltre, nella fascia d’età tra 0 e 3 anni i livelli di povertà assoluta registrati nell’Italia centro-settentrionale sono molto elevati, superando in entrambi i casi il 15%. In tutte le altre fasce d’età, e nella media della popolazione minorile, è invece il mezzogiorno a mostrare le maggiori criticità.
“Da un lato, sottolinea Openpolis, i territori con più minori sono oggi potenzialmente più esposti al fenomeno della povertà, che per l’appunto colpisce soprattutto le famiglie in cui vivono figli piccoli. Dall’altro, proprio l’incidenza della povertà, se non contrastata, rischia didiventare un ulteriore incentivo alla denatalità e allo spopolamento. Dal momento che bambini e ragazzi sono la fascia d’età più esposta alla povertà assoluta, è fondamentale essere in grado di mapparne l’incidenza sul territorio nazionale.”
In media, il 15,6% di chi vive in Italia ha meno di 18 anni. La quota supera il 17% in Trentino-Alto Adige (17,8%) e Campania (17,4%), mentre all’estremo opposto non raggiungono il 14% Molise (13,2%), Liguria (13,4%) e Sardegna (13,6%). Alcune province dell’isola, come Oristano e Sud Sardegna, si collocano addirittura sotto la media regionale. I due territori sardi, con circa 12 minori ogni 100 residenti, sono le aree del paese con meno abitanti under-18. Poco sopra, con circa il 13% della popolazione in età minorile, si trovano una serie di province del centro-nord: Biella, Savona, Rovigo, Ferrara, Massa-Carrara e Trieste. Mentre sono la provincia autonoma di Bolzano, la città metropolitana di Napoli e l’area di Caserta a spiccare per quota di minori.
“L’incidenza della popolazione minorile è ancora più differenziata- si legge nel dossier Openpolis– se osservata comune per comune. Tra i comuni capoluogo, spicca Crotone, con il 17,6% di residenti con meno di 18 anni. Seguono altre città del mezzogiorno – come Andria (17,5%), Napoli e Palermo (entrambe al 17,3%), Catania (17,1%) – oltre a Bolzano (17%). Agli ultimi posti per incidenza di bambini e ragazzi sul totale della popolazione troviamo invece tre comuni capoluogo della Sardegna: Carbonia (11,1%), Oristano e Cagliari (entrambi all’11,6%). Poco sopra le città dell’isola si collocano i comuni di Ferrara (12,6%), Ascoli Piceno (12,7%) e Biella (12,9%) Abbiamo visto come, in media, il 15,6% di chi vive in Italia abbia meno di 18 anni. Come conseguenza del declino demografico, questa quota negli anni è diminuita in modo significativo. Basti pensare che circa dieci anni fa, nel 2012, il 17% circa della popolazione era minorenne. Oltre 10 milioni di bambini e ragazzi, quasi un milione in più di oggi. Una tendenza che non può non essere letta in parallelo con l’aumento della povertà tra le famiglie, in particolare quelle con figli minori. Se alla nascita di un figlio cresce il rischio per molti nuclei di trovarsi in povertà assoluta, anche l’impatto sulla natalità diventa prevedibile.”
Per Openpolis le politiche di sostegno alla condizione delle famiglie sono centrali per contrastare questa tendenza. Possono essere attuate con un insieme di strumenti diversi, tra cui quelli per evitare di ricadere nell’esclusione sociale. Ma altrettanto importante è l’investimento sulle infrastrutture sociali e sulla rete di servizi sociali ed educativi che possono contenere le spese delle famiglie per garantire un’educazione di qualità ai propri figli. “Educazione -conclude Openpolis– da intendere a tutto tondo: dalla scuola alla possibilità di avere accesso ad attività culturali, sportive, sociali. Con l’obiettivo di rompere il circolo vizioso che si instaura tra una condizione di povertà economica e la povertà educativa.”
Qui per approfondire: https://www.openpolis.it/i-minori-restano-la-fascia-piu-colpita-dalla-poverta-assoluta/.