La terza edizione di Code Rouge si avvicina. Dopo TotalEnergies ed Engie, ora è la volta del settore aeronautico. Dal 15 (sera) al 17 dicembre, insieme, lo faremo tremare! #PeopleNotFlights. Questa volta, Code Rouge (Codice Rosso, un movimento ambientalista belga, N.d.R.) affronta l’aviazione!
Sebbene non sia un segreto che l’aviazione è un disastro per il clima, imponga condizioni di lavoro incerte e abbia un impatto devastante su natura, agricoltura e salute, il settore beneficia ancora di numerosi vantaggi fiscali e sussidi per milioni di euro, consentendone la crescita oltre i limiti planetari, e questo a beneficio dell’1% della popolazione responsabile di oltre la metà delle emissioni dei voli passeggeri. Tuttavia, è la maggioranza complessiva delle comunità emarginate, precarie e trattate con razzismo a pagarne il prezzo. È giunto il momento di tenere a freno l’industria aeronautica per farle compiere una svolta radicale, mettendo al primo posto le persone e il pianeta.
L’industria aeronautica sconvolge il clima
L’aviazione è una delle forme di trasporto a maggior impatto climatico. Gli aerei emettono non solo CO2 – che rappresenta circa il 2,5% delle emissioni globali – ma anche ossidi di azoto (NOx), particolato carbonioso, fuliggine e scie di condensazione, che contribuiscono al riscaldamento globale in misura doppia rispetto alle emissioni di CO2. In definitiva, l’impatto climatico di un volo può essere fino a 80 volte maggiore di quello di un viaggio in treno per la stessa tratta. E questo impatto sul clima aumenta di anno in anno.
Le emissioni del settore aereo stanno crescendo più rapidamente di quelle di qualsiasi altro modo di trasporto e le proiezioni indicano che, senza azioni incisive, le emissioni triplicheranno entro il 2050, il che equivarrebbe a un quarto del bilancio di carbonio globale per un aumento di 1,5°C. Mentre la scienza indica chiaramente che ridurre i voli è l’unica soluzione efficace a breve termine, l’industria continua a crescere e a venderci le sue bugie sui carburanti “verdi” sostenibili e sugli aerei elettrici che non offrono alcuna possibile riduzione delle emissioni a breve termine.
Ingiusto ed estremamente inutile
Il problema sono i jet privati, i voli cargo non necessari e la sovrabbondanza di voli turistici. L’80% della popolazione mondiale non ha mai preso l’aereo e l’1% della popolazione mondiale è responsabile di oltre la metà delle emissioni globali dei passeggeri aerei. Ciò include voli turistici e voli privati. Quanto ai voli cargo, servono per trasportare in maniera ultrarapida prodotti di bassa qualità acquistati su internet, come il “fast fashion”, una pratica inquinante legata al capitalismo globale che incoraggia la sovrapproduzione e il consumo eccessivo e ha un impatto climatico 100 volte più importante per tonnellata di merci trasportate rispetto al trasporto marittimo.
Anche i voli passeggeri commerciali sono in aumento, in parte dovuto al fatto che le compagnie aeree low cost approfittano dei benefici fiscali e minano le condizioni di lavoro per continuare a espandersi, rafforzando così le disparità di prezzo che schiacciano la concorrenza dei treni per le tratte brevi.
Nel frattempo, i jet privati sono più numerosi che mai, portando a un raddoppio delle loro emissioni tra il 2021 e il 2022. Sebbene siano riservati ai super-ricchi, spetta alla maggioranza della popolazione mondiale subirne le conseguenze in termini di condizioni meteorologiche estreme, malattie legate alle emissioni o inquinamento acustico, rendendo questi aerei un attacco scandaloso al principio di giustizia climatica e sociale. Quindi, mentre l’aviazione presenta alcuni vantaggi in settori specifici ed è essenziale per consentire alle comunità di migranti e agli sfollati di rimanere in contatto con le proprie famiglie, la maggior parte delle attività del settore sono inutili e intrinsecamente ingiuste.
E questo con i nostri sussidi e le agevolazioni fiscali
Nonostante il suo impatto disastroso sul clima, il settore dell’aviazione gode, nel mondo, di un trattamento preferenziale rispetto ad altri mezzi di trasporto. Le compagnie aeree non pagano le tasse sul kerosene né l’IVA sui biglietti aerei, a differenza di tutti gli altri mezzi di trasporto come automobili e treni. Il Belgio perde così 700 milioni di euro all’anno in contributi fiscali da parte del settore dell’aviazione. L’industria aeronautica non solo sfugge alle tasse: è anche abbondantemente finanziata grazie al denaro pubblico e quindi, in ultima analisi, dai cittadini.
Per esempio, gli aeroporti regionali beneficiano di milioni di sussidi che consentono alle compagnie aeree low cost di ottenere enormi profitti, per non parlare degli aiuti statali ricevuti da queste stesse compagnie per salvarle dalla bancarotta al tempo della pandemia. Infine, le autorità stanno investendo milioni in infrastrutture attorno agli aeroporti, denaro pubblico che potrebbe essere utilizzato molto meglio per finanziare mezzi di trasporto alternativi (come i treni), istruzione, assistenza sanitaria, finanziamento di perdite e danni, riparazioni o la rivoluzione energetica, mentre tanti cittadini faticano a nutrirsi e a riscaldarsi.
A scapito della sicurezza alimentare e della salute
L’aviazione non riguarda solo gli aerei: questo settore richiede infrastrutture invasive come gli aeroporti che non solo occupano molto spazio, ma ci ancorano a questo sistema di trasporti per decenni. In un paese piccolo come il Belgio, semplicemente non c’è spazio – né bisogno – per sei aeroporti internazionali. Sui 2.500 ettari attualmente occupati dai vari aeroporti, l’agricoltura agroecologica potrebbe nutrire più di mille persone o assorbire più di 20.000 tonnellate di CO2 all’anno. Al contrario, gli aeroporti vengono ampliati a scapito dei terreni agricoli, essenziali per la nostra sovranità alimentare. La cementificazione dei nostri spazi naturali e agricoli ci rende ancora più vulnerabili ai fenomeni meteorologici estremi, come hanno chiaramente dimostrato le inondazioni del 2021.
Ma non è tutto: questi numerosi aeroporti nel mezzo di un Paese densamente popolato sono dannosi anche per la salute pubblica. Attualmente in Belgio più di mezzo milione di persone vive nei pressi degli aeroporti, esponendosi a maggiori concentrazioni di polveri sottili e a disturbi del sonno (a causa dei voli notturni) che hanno un impatto significativo sul sistema respiratorio e cardiovascolare, provocando asma, malattie cardiache e ipertensione. Sono soprattutto le donne a subire gli effetti dannosi di questo inquinamento atmosferico. A risiedere vicino agli aeroporti sono comunità precarie, emarginate e discriminate che spesso non hanno altra scelta se non quella di vivere lì a causa degli alti costi degli alloggi altrove, e che vedono aumentare di anno in anno il numero dei voli e l’inquinamento che ne deriva. Inoltre, basta un solo incidente perché si verifichi una catastrofe terribile come quella di Bijlmermeer (vicino ad Amsterdam).
Condizioni di lavoro difficili
Il trasporto aereo è un’importante fonte di posti di lavoro, molti dei quali vengono svolti in condizioni di lavoro sempre più precarie e difficili. Gli addetti ai bagagli, i magazzinieri e il personale di rampa sono spesso tenuti a svolgere compiti pericolosi e massacranti, aggravati da pratiche discutibili del datore di lavoro, come contratti a breve termine e lavoro freelance, carenza di personale o lavoro notturno. Anche professioni relativamente apprezzate come gli equipaggi di cabina o i piloti sono oggi soggette a dumping sociale, favorito in particolare dall’espansione del low-cost.
Questi lavori sono anche fonte di costi significativi per la comunità in termini di sussidi, investimenti e impatto sul clima e i numerosi lavori poco qualificati sono molto sensibili alla delocalizzazione e all’automazione.
Nel prossimo futuro, l’aviazione dovrà decrescere radicalmente per garantire un futuro vivibile al pianeta e molti di questi posti di lavoro scompariranno, rendendoli particolarmente precari. Al contrario, una ricollocazione delle catene di produzione associata a una riduzione collettiva dell’orario di lavoro potrebbe creare nuove opportunità a livello nazionale in condizioni di lavoro migliori. È quindi giunto il momento di investire tutte queste risorse pubbliche nello sviluppo di posti di lavoro di qualità, significativi e socialmente utili.
È tempo di agire
Mentre gli scienziati concordano sul fatto che l’aviazione debba decrescere nel breve termine per garantire un futuro vivibile alla Terra, questo settore continua a crescere indipendentemente dai limiti planetari. Ecco perché Code Rouge chiede la fine immediata dei sussidi all’aviazione, il divieto per i jet privati e la decrescita radicale del settore aereo.
Dal 15 al 17 dicembre ci imbarcheremo in un’azione di massa per la giustizia sociale e climatica, contro l’industria aeronautica. Unisciti a noi! www.code-rouge.be
Traduzione dal francese di Enrica Marchi. Revisione di Thomas Schmid.