In Italia, secondo gli ultimi dati pubblicati, ci sono 5 milioni e 700 mila cittadini che vivono in condizione di povertà assoluta.

Queste persone, purtroppo, sono quelle che soffrono maggiormente l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità che, nonostante la diminuzione dell’inflazione, non stanno scendendo.

Oltretutto, abbiamo verificato che, i costi delle materie prime al livello internazionale, hanno subito un decremento che però non ha avuto ripercussioni positive nei prezzi al dettaglio.

Ciò si sta traducendo in un peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie, correlato ad una diminuzione generale dei consumi, anche dei beni di prima necessità.

Nello stesso tempo, si stanno verificando grandi guadagni nella filiera produttiva, soprattutto nell’ambito dell’industria di trasformazione e intermediazione, a scapito degli anelli deboli della catena.

Le misure di sostegno finora adottate per consentire alle famiglie di risparmiare, come ad esempio il cosiddetto “carrello tricolore”, non sono sufficienti.

Occorre che, le istituzioni preposte, chiamino a colloquio le imprese e le società di intermediazione per far loro presente che, al livello internazionale, i prezzi stanno diminuendo e, di conseguenza, si devono impegnare per trovare soluzioni adeguate a rendere più equilibrata la filiera.

In caso contrario, si corre il rischio, e già si cominciano a percepire i primi segnali, di una marcata diminuzione dei consumi che si ripercuoterà sia sulle famiglie meno abbienti ma anche sull’industria di trasformazione e sull’intera filiera agroalimentare.

È necessario intervenire con decisione per evitare un ulteriore peggioramento.

(dalla agenzia stampa Interris.it)