La maggior parte di coloro che lavorano nella filiera dell’abbigliamento, in larga misura donne, non può permettersi di soddisfare i bisogni primari della vita. Una giusta retribuzione sul lavoro è un diritto umano fondamentale ma fra i più grandi marchi della moda non ce n’è uno che paga salari vivibili: https://fashionchecker.org/it/. “Il pagamento di salari dignitosi a tutti i lavoratori della filiera, diritto umano e sociale fondamentale, rappresenta un passo determinante poiché obbligherebbe le imprese a produrre meno e meglio, con impatti potenzialmente positivi sul benessere dei lavoratori, sull’ambiente e sulla stessa economia. Si potrebbe così finalmente virare verso un nuovo modello di organizzazione di impresa più sostenibile, democratico e basato su un ripensamento dei tempi di vita e di lavoro” ha dichiara Deborah Lucchetti, coordinatrice della Campagna Abiti Puliti.

Qui il Rapporto completo sul salario dignitoso della Campagna Abiti Puliti.

Ma l’industria della fast fashion è sempre più inquinante ed è sempre più veloce, basandosi ormai su tendenze di brevissima durata. Per accorciare i tempi di rifornimento dei negozi, le aziende scelgono infatti di spedire ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di vestiti per via aerea in tutto il mondo. “In linea con questo modello di business, sottolinea la Campagna Abiti Puliti, il gigante spagnolo della moda Zara e i distributori online come Shein prenotano un numero enorme di voli. Una moda aerea, estremamente dannosa per l’ambiente”. Abbigliamento, tessuti e scarpe non sono beni deperibili, eppure ne vengono trasportate enormi quantità in aereo. La sola Unione Europea ne ha importato ed esportato oltre 700.000 tonnellate nel 2022. Ciò corrisponde alla capacità di carico di 7.000 grandi aerei cargo o 20 voli cargo merci al giorno. E il modello fast fashion è il principale responsabile di tendenza a causa della sua necessità di cambiare prodotti sempre più velocemente: l’aereo riduce i tempi di trasporto, ma produce emissioni 14 volte più dannose per il clima rispetto al trasporto via mare. È interessante notare che la quota di gran lunga maggiore dei trasporti aerei proviene dalla Spagna – nello specifico il 64% o 27.392 tonnellate. Il mittente è probabilmente Inditex. Le principali destinazioni del 2022 sono state la Grecia con 8.034 tonnellate e la Polonia con 5.132 tonnellate.

La fast fashion richiede grande flessibilità ai fornitori, la pressione sui prezzi aumenta, gli ordini più grandi vengono suddivisi in molti ordini più piccoli e i tempi di consegna standard si riducono a poche settimane. Questo mette sotto pressione i lavoratori e le lavoratrici nelle fabbriche. Per i produttori, ordini più grandi con tempi di consegna lunghi sono migliori, perché comportano una certa sicurezza nella pianificazione e consentono una distribuzione uniforme dell’orario di lavoro. Tanto più le scadenze sono a breve termine, invece, tanto più è necessario affidarsi a subappaltatori e ricorrere al lavoro straordinario. La moda che viaggia in aereo facilita la suddivisione in piccoli ordini. Le aziende verificano innanzitutto come gli articoli vengono recepiti dai clienti. Quelli che sono accolti positivamente vengono rapidamente riordinati e, se particolarmente urgenti, spediti in aereo. Se un articolo rimane invenduto, gli ordini successivi non vengono effettuati.

Quali sono i marchi che volano di più?

Scrive nel suo Report la Campagna Abiti Puliti: “Le aziende sono molto poco trasparenti quando si parla di moda aerea. In un’indagine esclusiva, Public Eye ha messo insieme le informazioni pubbliche, le notizie di media indipendenti e i dati doganali dettagliati. Il risultato: la società madre di Zara, Inditex, sembra essere il leader assoluto, con capi di abbigliamento che volano in giro per il mondo come parte integrante del loro modello di business. Indipendentemente dal luogo di produzione, praticamente tutti i prodotti di Zara & Co. finiscono nei grandi centri di distribuzione che il gruppo gestisce intorno all’aeroporto di Saragozza, in Spagna. Lì i capi vengono stirati, ispezionati e assemblati per essere spediti ai negozi di tutto il mondo. All’aeroporto di Saragozza, Inditex gestisce ogni settimana circa 32 voli cargo con circa 100 tonnellate di vestiti a bordo. Si tratta di oltre 1.600 movimenti aerei all’anno. Con i suoi volumi, il Gruppo Inditex è di gran lunga il più importante cliente del trasporto merci a Saragozza”.

Un argomento utilizzato spesso per giustificare il trasporto aereo è l’alto valore delle merci. Ma secondo i dati dell’ufficio delle imposte di Barcellona, la moda aerea ha un valore di poco meno di 18 euro al chilo quando viene importata, che sale a 41,50 euro quando viene esportata. Ciò è in netto contrasto con i prodotti farmaceutici e chimici, il cui valore di esportazione a Barcellona è di poco inferiore a 120 euro.

La Campagna Abiti Puliti conclude il proprio Report dichiarando che: “almeno fino a quando non ci saranno le auspicate innovazioni tecniche, sarebbe molto più opportuno e ovvio ridurre drasticamente il trasporto aereo e far volare solo prodotti veramente importanti come i medicinali, la posta aerea espressa e i pezzi di ricambio. La moda, che rimane disponibile nei negozi anche senza ricorrere al trasporto aereo, non è certo una di queste. Le tendenze della fast fashion avrebbero solo bisogno di qualche settimana in più prima di approdare nelle vetrine. Una tale decelerazione non sarebbe una perdita, ma un’opportunità per un consumo più consapevole e per un design più duraturo. Che si tratti di Zara, Shein o altri: far volare la moda in mezzo mondo è un peso del tutto inutile per il nostro ambiente, considerando la crisi climatica. Il trasporto aereo legato alla moda deve essere fermato.

Per questo, la Campagna Abiti Puliti e Public Eye hanno lanciato una petizione che chiede a Zara di prendere sul serio il suo impegno di maggiore sostenibilità e rinunciare alla moda aerea così dannosa per il clima.

Qui per scaricare il Rapporto.