Come preannunciato, il 10 novembre scorso si è tenuta la prima assemblea pubblica (in Val Bisagno) con le articolazioni territoriali degli aderenti al Fronte. L’assemblea è stata abbastanza partecipata (circa 60 persone) e ha permesso che molti cittadini e rappresentanti di varie organizzazioni (associazioni, partiti etc.) si esprimessero e condividessero preoccupazioni ma anche suggerimenti e stimoli per le iniziative da mettere in campo sul tema salute/sanità.
Fra queste ha avuto un positivo riscontro l’ipotesi di cogliere l’occasione della votazione del Piano Socio-Sanitario della Regione Liguria il 21 novembre in Consiglio Regionale per far sentire il nostro dissenso dalle politiche sanitarie regionali, in particolare per l’inconsistenza e la pericolosità di un documento che più o meno esplicitamente apre la strada a un’ulteriore privatizzazione del nostro servizio sanitario regionale. Le forme di questa iniziativa (in linea di massima un Presidio davanti alla Regione) sono ancora in definizione, ma è importante fin da ora (mancano pochi giorni) “fissarsi la data”, tenendo conto che presumibilmente il Piano sarà discusso nella seconda parte della mattinata del 21.
Ovviamente seguiranno quanto prima precisazioni. Invitiamo tutti fin d’ora a partecipare all’iniziativa e a darne diffusione in modo che in quell’occasione si possa dare efficacemente visibilità (anche mediaticamente) alla difesa, che cittadini, associazioni, sindacati e partiti stanno costruendo insieme, di un pezzo imprescindibile del welfare del nostro paese.
Di seguito la sintesi di un documento sul Piano Sanitario elaborato da S.O.S. Salute Pubblica Liguria e consegnato alla II° Commissione Consiliare della Regione Liguria dopo l’audizione a cui abbiamo partecipato recentemente.
Il piano è stato redatto senza nessun coinvolgimento in fase istruttoria della popolazione, senza alcun ascolto delle esigenze, delle percezioni e in generale del punto di vista del territorio. Solo audizioni a cose fatte e soprattutto nessuna definizione di un percorso di monitoraggio e valutazione.
Le affermazioni anche condivisibili, come per esempio quelle sulle funzioni delle case di comunità (mutuate con evidenti “copia-incolla” da documenti nazionali) suonano vuote e inconsistenti, in quanto non c’è alcuna concreta esplicitazione di come si realizzeranno le strutture di cui si parla (ovvero, dalla teoria alla pratica), in particolare a livello territoriale. Pure espressioni di sentimenti e nessun Piano vero e proprio. Men che meno per quanto riguarda le assunzioni necessarie per far funzionare il sistema complessivo.
Un piano quindi che non fa tesoro dell’esperienza della pandemia, non rilanciando l’aspetto fondamentale della prevenzione, non assumendo come scelta strategica la necessità di compensare le gravi carenze nella rete territoriale (cure primarie, medicina di base) che hanno portato a “eleggere” come unico argine, spesso disarmato o poco armato, gli ospedali e i loro reparti di emergenza.
Sotto il “fumo” di dichiarazioni generiche e astratte si scorge piuttosto un impianto esclusivamente “prestazionale, che non adotta la logica dei “percorsi condivisi di cura”, del ruolo non passivo dei cittadini nelle pratiche di salute, che si concentra su diagnosi/cura ma non sulla promozione/produzione di salute in senso più ampio. E che inevitabilmente spinge tutto il sistema verso la privatizzazione delle prestazioni (visto che della “cura”, oltre che naturalmente della prevenzione, il privato non ha interesse a farsi carico).
In questa logica anche un’altra leva indispensabile è totalmente ignorata: la funzione epidemiologica che – supportata da un adeguato sistema informativo – consentirebbe fra l’altro anche di pianificare e ottimizzare l’uso delle risorse impiegate.
Come questi, altri aspetti critici dell’attuale situazione sanitaria ligure vengono completamente ignorati:
– cosa si intende fare per MMG (medico di medicina generale) e Pediatri di libera scelta
– cosa si vuol fare riguardo alla nuova figura, che dovrebbe diventare centrale, dell’infermiere di comunità
– quale sia la strategia di avvio di soluzioni per le liste d’attesa, salvo il ricorso al convenzionamento ed ai privati
Il piano inoltre presuppone nuovi ospedali, che ben difficilmente esisteranno prima della fine del periodo di cui si occupa (2025). In assenza di un “nuovo quadro” le “chiusure” di strutture ancora funzionanti dovrebbero essere giustificate con adeguate soluzioni “sostitutive” e se ciò non è queste chiusure non si possono condividere.
Fronte comune ligure “Insieme per la sanità pubblica”