27 novembre 2023 – Nicholas Papachrysostomou, coordinatore per l’emergenza di Medici Senza Frontiere (MSF) a Gaza, fa parte del team di MSF che è entrato nella Striscia lo scorso 14 novembre. In questa audio testimonianza (clicca qui per download) racconta la difficile situazione al Sud dove i centri di cure primarie si trovano a curare feriti di guerra.
Di seguito la trascrizione in italiano.
“È difficile descrivere ciò che ci circonda. I bisogni umanitari sono immensi. Non c’è carburante, e senza carburante non si muove niente. Non si può cucinare, non si possono far funzionare gli impianti di depurazione dell’acqua, quindi non c’è abbastanza acqua potabile. Le condizioni igienico-sanitarie sono molto precarie, i rifiuti si accumulano ovunque, e gli sfollati interni sono tantissimi. Le scuole nel sud di Gaza sono piene: abbiamo visto 80 persone per classe, ci sono tende dentro e fuori le scuole. È arrivato anche l’inverno, di notte fa freddo e non ci sono coperte, vestiti caldi e materassi.
La densità di popolazione è incredibile. Alcune case che abbiamo visto ieri oggi non ci sono più. È incredibile pensare che qui le vite svaniscono in una frazione di secondo.
Perdere qualcuno o qualcosa è una sofferenza costante, la salute mentale delle persone è molto difficile da decifrare. Il mio team è entrato a Gaza il 14 novembre, da quel giorno abbiamo riattivato alcune attività e ora sosteniamo il centro per cure primarie di Beni Suhaila, pieno di pazienti al suo interno. I pazienti cronici sono senza farmaci, mentre i servizi per la salute sessuale e riproduttiva sono minimamente funzionanti a causa della mancanza di un ginecologo.
Il primo giorno che siamo stati al centro di Beni Suhaila c’erano 750 pazienti. L’équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) è riuscita a visitarne un quarto. Abbiamo trattato casi di diarrea, infezioni respiratorie, pazienti cronici. Anche persone ferite durante i bombardamenti e colpi di mortaio vengono seguiti al livello sanitario primario.
È difficile capire come la sanità di base possa ancora funzionare con un numero molto ridotto di centri aperti rispetto a quelli funzionanti prima della guerra. È incredibile vedere come la comunità locale e gli operatori sanitari portino avanti il loro lavoro in condizioni molto difficili. L’équipe di MSF è qui per rimanere e sostenere il più possibile la popolazione in queste condizioni molto difficili”.