La povertà energetica (PE) in Italia è stata definita, per la prima volta, nella Strategia energetica nazionale (SEN) del 2017, come “difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, ovvero alternativamente, in un’accezione di vulnerabilità energetica, quando l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a un valore normale.”
Guerre, inflazione, epidemie aumentano lo stato di insicurezza degli italiani che un sondaggio Ipsos rileva nel 64% degli intervistati per i quali crescono sempre di più le insidie e le difficoltà economiche e con esse anche la preoccupazione per l’aumento dei costi energetici: l’80% degli intervistati teme i rincari in bolletta.
L’aumento dei costi energetici, legati alla situazione geopolitica, sta mettendo in crisi tante famiglie italiane: secondo i dati del Rapporto Oipe 2023, infatti, sono ormai 2,2 milioni quelle in povertà energetica.
L’Osservatorio Italiano Povertà Energetica rileva che il dato medio nazionale è pari all’8,5%, in crescita dello 0,5% rispetto al 2020.
A livello territoriale la situazione più critica si verifica in Calabria con il 16,7% delle famiglie (composte da 304.675 individui), a cui seguono Puglia (16,4%), Molise (16%), Basilicata (15%) e Sicilia (14,6%).
Le regioni meno interessate da questo fenomeno sono la Lombardia (5,3% delle famiglie totali), la Liguria (4,8%) e le Marche (4,6%).
La distribuzione della povertà/vulnerabilità energetica sul territorio dimostra – si sottolinea nel Rapporto – che “si tratta di un fenomeno che non risparmia le regioni più ricche del Paese: le disparità territoriali, infatti, sono relativamente contenute per i poveri energetici (il loro peso è intorno al 12-13% del campione al centro-sud e nelle isole, si attesta al 10% nel nord-ovest e scende al 2% nel nord-est) e assenti per i vulnerabili energetici che, anzi, insistono anche nelle ripartizioni economicamente più avanzate, come nelle aree interne del nord-est.”
“Raccogliendo una sollecitazione di Save the Children Italia ETS, è stato condotto – si legge nel Rapporto Oipe – un approfondimento sulla PE e i minori in Italia.
Alla fine del 2021 poco più di un quarto delle famiglie in PE avevano almeno un minore in famiglia.
Si tratta di circa 583 mila famiglie e di 950 mila minori (il 10 per cento del totale) che risiedono in ambienti poco salubri, scarsamente riscaldati e/o raffrescati, oppure poco illuminati.” Una situazione che espone i minori, specialmente quelli più piccoli, a maggiori rischi, ad esempio per l’aumento di problematiche respiratorie, per la riduzione della qualità del tempo vissuto in casa, e, in ultima analisi, per l’influenza che può esercitare sulle prospettive di mobilità sociale.
“L’incidenza dei minori in PE – continua il Rapporto – è particolarmente rilevante per le famiglie in cui la persona di riferimento non ha cittadinanza italiana (“famiglie straniere” – circa 1,9 milioni di famiglie).
Nel 2021, l’incidenza della PE nelle famiglie con minori era 2,5 volte più alta nelle famiglie straniere (circa 162 mila famiglie) per l’effetto congiunto di una maggior concentrazione delle famiglie straniere nei decimi più bassi della distribuzione della spesa e di un numero maggiore di minori in queste famiglie.”
E anche in questo caso il Sud d’Italia registra una situazione di gran lunga più preoccupante: l’incidenza delle famiglie con minori e PR straniera in PE è oltre quattro volte nel Mezzogiorno. Non solo, ma lo studio mette a fuoco il fenomeno del disagio abitativo associato ai consumi energetici nelle Aree più marginali del Paese, oggi circa 1.900 Comuni complessivamente, sul segmento residente più fragile dal punto di vista della salute e della capacità di soddisfare i bisogni primari, gli anziani, in un contesto caratterizzato dal progressivo abbandono e dall’invecchiamento della popolazione.
La situazione potrebbe purtroppo peggiorare nel 2024: Oipe, infatti, attraverso una valutazione del contesto macroeconomico nazionale e internazionale, prevede un possibile picco del fenomeno che, nello scenario più critico, potrebbe far salire la percentuale di povertà energetica potenzialmente fino al 12%.
i poveri energetici rivelano una maggiore fragilità rispetto ai poveri economici in senso stretto, sia per quanto riguarda le condizioni materiali e lo stato dell’abitazione, che per quanto riguarda le condizioni di vita in generale (in contesti isolati, con scarsa interazione sociale).
In altre parole, il mancato efficientamento energetico dell’abitazione aggrava lo stato di deprivazione, creando condizioni di criticità sociale che si ripercuotono sui comportamenti.
Che fare, quindi, per contrastare la povertà energetica nel nostro Paese?
Oltre al contenimento dei prezzi dell’energia, ai trasferimenti monetari specificamente destinati a famiglie in disagio economico (come il potenziamento dei bonus energetici) e altri interventi di natura più generale (come le indennità una tantum e la rivalutazione del 2 per cento delle pensioni erogate nei mesi da ottobre a dicembre 2022), recenti studi accademici hanno introdotto il concetto di “cittadinanza energetica”, sottolineando che i cittadini dovrebbero impegnarsi nella transizione energetica senza ridursi solo al ruolo di consumatori passivi.
Collocata nelle discussioni più ampie sulla giustizia energetica, strumento concettuale che guida i responsabili delle politiche energetiche e i cittadini a compiere scelte in grado di affrontare non solo il cambiamento climatico, ma anche le disuguaglianze sociali.
La povertà energetica va intesa quindi come “un problema fondamentalmente complesso di diseguaglianza distributiva” nel reddito, nei prezzi dell’energia e nell’efficienza energetica degli apparecchi e nelle abitazioni.
Il Rapporto Oipe 2023 dedica una parte rilevante al ruolo delle Comunità energetiche (da pag. 48), passando in rassegna la normativa e gli incentivi, ma anche il ruolo che i Comuni stanno assumendo sulle CER e le tante buone pratiche presenti qua e là in Italia
(https://www.pressenza.com/it/2022/07/comunita-energetiche-lappello-della-societa-civile-per-non-fermare-il-processo-attuativo/).
Non senza però accenni critici sull’inclusività delle Comunità energetiche, che corrono il rischio di riprodurre le disuguaglianze riscontrabili nella società, emarginando ancora una volta le categorie più svantaggiate (attualmente i partecipanti sono generalmente di estrazione sociale e culturale medio-alta).
Qui per scaricare il Rapporto: https://oipeosservatorio.it/wp-content/uploads/2023/07/rapporto2023.pdf.