Nelle giornate di Mercoledì 1 Novembre per il World Vegan Day, e di giovedì 2 Novembre per il Giorno dei Morti, numerose attiviste di Ribellione Animale sono entrate nei supermercati di otto città italiane per interrompere la normale quotidianità della spesa chiedendo un sistema alimentare a base vegetale, etico e sostenibile. Le azioni si sono svolte in contemporanea nelle città di Cuneo, Genova, Mantova, Milano, Palermo, Torino, Trento e Trieste.
Sui cartelli e sugli striscioni delle attiviste di Ribellione Animale sono stati riportati dati scientifici che testimoniano lo sterminio animale operato dal reparto zootecnico, il dannoso impatto ambientale causato dagli allevamenti intensivi e dall’industria ittica, e lo spreco di suolo e risorse indispensabili al mantenimento degli ecosistemi.
Più di 70 miliardi di animali ogni anno vengono nutriti e uccisi con risorse che potrebbero soddisfare per tre volte la domanda alimentare umana. A titolo esemplificativo, solo in Lombardia ci sono più suini che esseri umani; la Pianura Padana, non a caso, è la zona più inquinata di tutta Europa.
Questo dimostra l’inefficienza di un modello alimentare che privilegia il profitto di poche industrie. Chiamare “sostenibile” l’industria dell’allevamento è un paradosso se si vuole veramente attuare una politica di sicurezza alimentare e climatica in Italia e nel mondo. L’Unione Europea ogni anno finanzia il settore zootecnico versando circa 30 miliardi di euro tramite i fondi pubblici della PAC (Politica Agricola Comune) incentivando attività devastanti per gli ecosistemi.
La protesta si inserisce nel contesto della campagna nazionale, “Futuro Vegetale”, iniziata il 31 marzo con delle azioni coordinate all’interno di alcune catene della Grande Distribuzione Organizzata. Le attiviste chiedono al Governo Italiano una transizione del sistema alimentare attuale verso uno a base vegetale, alla luce del significativo impatto climatico ed ecologico che ha l’industria zootecnica in Italia e nel mondo.
Tra le misure che chiediamo al Governo Italiano vi è la rimozione dell’IVA al 22% sui prodotti di prima necessità a base vegetale, penalizzando quelli che hanno un alto impatto ambientale. Inoltre chiediamo la sospensione dell’apertura e dell’ampliamento di nuovi mattatoi e allevamenti, in modo tale da redistribuire i sussidi destinati all’industria zootecnica alla transizione agroecologica delle aziende italiane.
“La zootecnia rappresenta la più grande minaccia alla biodiversità in Italia e sul Pianeta” racconta Geo, attivista di Ribellione Animale “eppure questo settore continua a ricevere miliardi di euro in sussidi pubblici, soldi provenienti dalle tasse dei cittadini. Io mi rifiuto di essere complice di questo sistema di produzione, mi rifiuto di stare a guardare mentre gli ecosistemi vengono devastati e la crisi climatica si abbatte sempre più violentemente sui nostri territori. Non posso credere, non voglio accettare che questo governo stia finanziando la nostra morte e quella degli ecosistemi che ci permettono di vivere.” E si tratta di un tema trattato scarsamente: “La luce dei riflettori mediatici è concentrata sulla questione energetica, ma le emissioni del sistema alimentare attuale sono sufficienti, da sole, a spingerci nel baratro del collasso climatico. È ora di agire.”
Per approfondire le istanze del movimento e le motivazioni che hanno portato alla realizzazione di questa mobilitazione nazionale, Ribellione Animale terrà una presentazione del movimento domenica 5 Novembre alle ore 21.00. Ulteriori informazioni verranno presto diffuse sui canali social di Ribellione Animale.