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Oltre 9 mila i palestinesi uccisi a Gaza, soprattutto donne e bambini: “Sono inorridito dagli attacchi aerei alle ambulanze”, dichiara il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, richiamando il rispetto del diritto internazionale umanitario ed esortando le parti – ancora una volta – al cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi presi da Hamas

Il segretario generale delle Nazioni Unite è rimasto “inorridito” dall’attacco delle forze israeliane contro un convoglio di ambulanze a Gaza avvenuto ieri, ha detto in un comunicato, aggiungendo che il conflitto “deve finire”. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha riferito che una delle sue ambulanze è stata colpita “da un missile lanciato dalle forze israeliane” a pochi passi dall’ingresso dell’ospedale  Shifa di Gaza City, in un attacco che ha ucciso 15 persone e ne ha ferite più di 60. “Sono inorridito dall’attacco riportato a Gaza contro un convoglio di ambulanze fuori dall’ospedale Al Shifa. Le immagini dei corpi sparsi sulla strada fuori dall’ospedale sono strazianti”, ha detto Antonio Guterres nella dichiarazione. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver lanciato un attacco aereo su “un’ambulanza identificata dalle forze armate come utilizzata da una cellula terroristica di Hamas in prossimità della loro posizione nella zona di battaglia”. Poi ha sostenuto che con le ambulanze Hamas avrebbe cercato di portare suoi uomini al valico di Rafah in modo da farli fuggire in Egitto. Accuse seccamente respinte dalla Mezzaluna rossa. Ribadendo di “non dimenticare gli attacchi terroristici commessi in Israele da Hamas”, Guterres ha aggiunto che “per quasi un mese, i civili di Gaza, compresi bambini e donne, sono stati assediati, negati gli aiuti, uccisi e bombardati fuori dalle loro case. Tutto questo deve finire”. Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha ribadito che la situazione umanitaria a Gaza è “orribile”, ha detto. Non ci sono “abbastanza” cibo, acqua e medicine, mentre il carburante per alimentare gli ospedali e gli impianti idrici sta finendo, ha avvertito. I rifugi delle Nazioni Unite a Gaza “sono quasi quattro volte la loro capacità totale e sono colpiti dai bombardamenti”.

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Il SupGaleano è morto.  Bienvenido, Capitán! Terza vita di uno zapatista:   Chi ha cominciato? Chi è il colpevole? Chi innocente? Chi è il buono e chi è il cattivo? In che posizione si trova Francesco d’Assisi? Perde lui, il lupo, i pastori o tutti? Perché l’Assisi concepisce che si faccia un accordo basandosi solo sul fatto che il lupo rinunci a essere ciò che è?  [ Rubén Darío, Los motivos del lobo ]

La terza vita di uno zapatista che ha fatto a pezzi l’identità e molti degli stereotipi del leader rivoluzionario. Nell’ottobre più nero della storia della Palestina, quello di uno dei massacri più atroci delle guerre “moderne”, torna Marcos. Non più Subcomandante, sebbene al mondo intero fosse più noto come el sup, ma Capitán Insurgente, un grado inferiore, secondo la gerarchia convenzionale, lontana anni luce dalla cultura politica dell’esercito meno esercito che si sia mai visto sul pianeta Terra, quello dell’Ezln. Dopo la morte simbolica del maggio 2014, quando el sup, comandante militare e portavoce degli zapatisti, salutò spiegando che non c’era più bisogno del personaggio Marcos, che chi lo aveva creato doveva avere la libertà di poterlo distruggere, il personaggio. Che la morte se ne sarebbe andata via, ingannata, tra luci e ombre, da un indigeno che assumeva il nome di Galeano, in omaggio a un maestro assassinato dai paramilitari a La Realidad, e che ci augurava buone albe. Galeano, però, ci viene spiegato adesso, muore come è vissuto: infelice. E si raccomanda di tenerlo vivo nel solo modo concepibile nelle geografie e nei calendari altri del mondo che contiene mondi zapatista, quello della lotta. A noi non resta che immaginare il divertito sorriso di Marcos nel leggere i commenti alla notizia di una morte “che non interessa a nessuno” (come accade, nei fatti, per quella di diecimila palestinesi) che si affannano a interpretare, a far capire senza dire che Marcos assumerà “un ruolo più defilato”. Ancora? Defilato da cosa? Si può essere defilati da una lotta? Non capiranno mai che “questo non ha importanza, non ne ha mai avuta”. Quel che ha importanza, come quasi sempre accade, va cercato con pazienza e umiltà tra le righe fluviali e impertinenti della prosa di Marcos. Eppure, è così semplice, la chiave s’incontra camminando tra le righe, come sempre in forma di domanda. La domanda di una piccolissima donna che alza la mano per chiedere la parola ma scende dalla sedia su cui era salita per farsi vedere: chi ci pensa ai bambini? Con chi parlerò? E dove andremo a giocare? Bienvenido, Capitán

l’articolo del Capitán Insurgente Marcos “I morti starnutiscono?”  su comune-info

 

ISTAT-2022,  le statistiche danno in forte crescita la povertà a causa dell’inflazione. Un quadro negativo passato sotto silenzio dall’informazione mainstream:  aumenta la condizione di “povertà assoluta” per individui e famiglie; peggiorano  le condizioni  di quest’ultime con 3 o più figli, colpendo marcatamente i minori; drammatica è l’indigenza che si abbatte sugli stranieri (ben oltre 1 milione e mezzo); permane  irrisolto il peso del depauperamento vitale che grava sulle famiglie in affitto (all’incirca 1 milione)

Il Report sulla povertà nel 2022 presentato dall’Istat il 25 ottobre scorso è esplicito. Basta leggere i titoli e gli abstract. Uno per tutti:  Entrando nei dettagli, dall’Istat viene segnalato che nel 2022 si sono trovati in condizione di povertà assoluta oltre 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale, mentre nel 2021 erano il 7,7%) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% degli abitanti, in crescita rispetto al 9,1% dell’anno precedente). L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si è confermata più alta nel Mezzogiorno (10,7%, in crescita rispetto al 10,1% del 2021), con un picco nel Sud (11,2%), seguita dal Nord-est (7,9%) e Nord-ovest (7,2%); nel Centro dell’Italia sono stati rilevati i valori più bassi dell’incidenza (6,4%). Anche nel 2022 l’incidenza della povertà assoluta è stata più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: ha raggiunto il 22,5% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,0% tra quelle con quattro. Segnali di peggioramento provengono dalle famiglie di tre componenti (8,2% rispetto al precedente 6,9%). Lo scorso anno la povertà assoluta in Italia ha interessato quasi 1 milione e 269 mila minori (13,4%, rispetto al 9,7% degli individui a livello nazionale); l’incidenza varia dall’11,5% del Centro al 15,9% del Mezzogiorno. Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono state 720mila, con un’incidenza dell’11,8% (era l’11% nel 2021). Le famiglie di altra tipologia con minori, ossia quelle famiglie dove frequentemente convivono più nuclei familiari, hanno presentato i valori più elevati dell’incidenza (23,0% contro il 15,6% delle altre tipologie familiari nel loro complesso). L’intensità della povertà delle famiglie con minori, pari al 20,6%, è stata superiore a quella del complesso delle famiglie povere (18,2%), a testimonianza di una condizione di marcato disagio.

Approfondisci su  VolerelaLuna [QUI IL LINK AL TESTO DEL REPORT in PDF]

 

La decisione del governo di presentare un Disegno di legge costituzionale che prevede l’elezione diretta del capo del governo e il voto anticipato in caso di crisi del governo stesso rappresenta un attacco gravissimo alla democrazia che si aggiunge ed è in collegamento diretto con il processo di Autonomia differenziata

Smembramento della Repubblica e accentramento dei poteri: in che cosa si congiungono e convergono questi due progetti, apparentemente contraddittori?  Contrariamente a ciò che racconta la propaganda, se questi due progetti venissero attuati, per i lavoratori e le lavoratrici, per i cittadini e le cittadine sarebbe molto più difficile far pesare la propria volontà, altro che “finalmente decidono i cittadini” !  Tutto il sostegno all’AD è stato ed è giocato, infatti, sul presunto “decentramento”, sulla “vicinanza” delle persone ai luoghi nei quali si decide, sull’“efficienza”. La realtà è che cittadine e cittadini si ritroverebbero divisi/e da Regione a Regione, con venti legislazioni diverse, con una forza estremamente ridotta per far valere le proprie ragioni, le proprie lotte e proteggere le proprie conquiste. In breve tempo, tutti i diritti universali verrebbero rimessi in causa e, come in tutti i processi di “divide et impera”, cittadini e cittadine di ogni Regione verrebbero messi gli uni contro gli altri. D’altra parte, tutta la propaganda sul “premierato forte”, sul “presidenzialismo”, sul “rafforzamento del governo” è stata ed è giocata sull’evitare “i giochi di palazzo” e su un presunto “rispetto della volontà popolare”, che un’elezione diretta del capo del governo permetterebbe. Ciò significa, però, ignorare il ruolo e la funzione che nella nostra storia hanno avuto manifestazioni, scioperi, iniziative, indicatori della perdita di consenso, spesso anche in grado di fermare disastrosi provvedimenti e – insieme ad essi – i governi che li avevano emanati.  È questa la dinamica sociale – garantita massimamente dalla nostra Costituzione – che da almeno trent’anni si sta tentando di bloccare. Certo, molti colpi sono passati, molte conquiste sono state attaccate. Ma nonostante diverse “riforme” elettorali e costituzionali, i governi non sono ancora sufficientemente “protetti”, “stabili” per imporre, costi quel che costi, i piani distruttivi che le istituzioni internazionali e gli interessi del profitto pretendono: distruzione dei contratti nazionali, privatizzazione completa della sanità, dell’istruzione e dei servizi pubblici, fondi privati al posto delle pensioni, devastazione del territorio, tagli ai salari.  È per far passare tutto ciò, senza ostacoli, senza dialettica parlamentare, che si vuole disarticolare la Repubblica ed accentrare i poteri.

Nota-Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica  

 

L’UE toglie dal sito uno studio favorevole a una forte iniziativa pubblica in tema di farmaci. Lo studio, ripubblicato sul sito del ForumDD, propone una concreta opzione per garantire l’accessibilità dei farmaci e stimolare l’innovazione nel settore. Dice Barca, esponente del Forum DisuguaglianzeDiversità: “Gli europarlamentari accertino le ragioni di tale decisione e si assicurino che non derivi da interferenze dell’industria farmaceutica”

Uno studio indipendente commissionato dal Parlamento europeo durante il confronto sulla proposta di revisione della legislazione farmaceutica dell’Ue, avanzata dalla Commissione nei mesi scorsi, è stato cancellato dal sito istituzionale dopo tre giorni dalla pubblicazione. Lo studio, che dopo una valutazione rigorosa di vantaggi e svantaggi di diversi incentivi all’innovazione propone una serie di policy options volte a stimolare l’innovazione farmaceutica e garantire l’accessibilità dei farmaci, è stato presentato mentre a Strasburgo è in corso ormai da mesi un importante confronto attorno a una bozza di rapporto in merito alla proposta della Commissione che ha sottoposto al Parlamento europeo una nuova direttiva e un nuovo regolamento. Obiettivo della revisione: garantire maggiormente l’accesso “tempestivo ed equo”, e a prezzi accessibili, ai medicinali e incentivare l’innovazione. Ad aprile 2024, gli eurodeputati in seduta plenaria voteranno il rapporto, che verrà lasciato in eredità al Parlamento che uscirà dalle elezioni di giugno, il quale sarà poi incaricato di negoziare con il Consiglio e con la Commissione la revisione dell’attuale legislazione. In questo contesto, sono in corso di valutazione diverse proposte, tra le quali quella che va nella direzione di una maggiore circolazione della conoscenza nell’interesse pubblico: la creazione di un’Infrastruttura pubblica europea per vaccini, farmaci e innovazione biomedica che avrebbe il compito di stabilire le priorità sanitarie dell’Ue, indirizzando la ricerca e lo sviluppo di farmaci, con particolare attenzione a quelli non abbastanza coperti dall’industria farmaceutica privata o troppo costosi. La proposta è stata inserita con il nome di European Medicines Facility (Struttura europea per i medicinali) tra gli emendamenti alla bozza del rapporto sulla legislazione farmaceutica, il cui relatore è l’europarlamentare del gruppo dei Socialisti e Democratici Tiemo Wölken, e ricalca una delle “15 proposte per la giustizia sociale” lanciate nel 2019 dal Forum Disuguaglianze e Diversità, che il Parlamento europeo ha fatto oggetto di raccomandazione a Commissione e Stati membri inserendola nel Rapporto Ue sulle lezioni della pandemia approvato in seduta plenaria il 12 luglio 2023. La discussione degli emendamenti alla bozza di rapporto è in programma nella prima metà di novembre nella commissione Envi del Parlamento europeo.

vai al comunicato ForumDisuguaglianzeDiversità

 

UNEP: mentre il cambiamento climatico si fa più distruttivo, gli sforzi di adattamento non aumentano. Il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha pubblicato l’Adaptation Gap 2023 che reca un titolo piuttosto esaustivo: “Sottofinanziati. Sottopreparati – Investimenti e pianificazione inadeguati sull’adattamento climatico lasciano il mondo esposto”.

Sostiene il direttore esecutivo dell’UNEP, Inger Andersen: “Gli impatti sempre più intensi del cambiamento climatico ci dicono che il mondo deve ridurre urgentemente le emissioni di gas serra e aumentare gli sforzi di adattamento per proteggere le popolazioni vulnerabili. Nessuna delle due cose sta accadendo”.  Il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente indica chiaramente, già nella sotto titolatura dell’Adaptation Gap Report 2023 dell’Unep (“Sottofinanziati. Sottopreparati – Investimenti e pianificazione inadeguati sull’adattamento climatico lasciano il mondo esposto”), l’insufficienza degli sforzi politici fin quì compiuti nella lotta al climate change. Una frase – quella del sottotitolo precitato – che sintetizza la situazione di crescente divario tra necessità e azione nel proteggere le persone dagli eventi climatici estremi nel mondo. “Nel 2023 il cambiamento climatico è diventato ancora una volta più distruttivo e mortale: i record di temperatura sono saltati, mentre tempeste, inondazioni, ondate di caldo e incendi hanno causato devastazione – afferma Inger Andersen – Questi impatti sempre più intensi ci dicono che il mondo deve ridurre urgentemente le emissioni di gas serra e aumentare gli sforzi di adattamento per proteggere le popolazioni vulnerabili. Nessuna delle due cose sta accadendo”. Pubblicato prima dei colloqui sul clima della COP28 che si svolgono a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, il report rileva che i bisogni di finanziamenti per l’adattamento dei paesi in via di sviluppo sono 10-18 volte più grandi dei flussi di finanza pubblica internazionale. Oltre il 50% in più rispetto alla stima precedente. A causa del crescente fabbisogno di finanziamenti per l’adattamento e dei flussi vacillanti, l’attuale divario di finanziamenti è ora stimato a 194-366 miliardi di dollari l’anno. Allo stesso tempo, la pianificazione e l’attuazione dell’adattamento sembrano essere in fase di stallo. Questo ha enormi implicazioni in termini di perdite e danni, in particolare per i più vulnerabili. “Anche se la comunità internazionale smettesse di emettere tutti i gas serra oggi, i disagi climatici impiegherebbero decenni per dissiparsi”, ha aggiunto Andersen. “Quindi, esorto i politici a prestare attenzione all’Adaptation Gap Report, ad aumentare i finanziamenti e a fare della COP28 il momento in cui il mondo si impegna pienamente a isolare i paesi a basso reddito e i gruppi svantaggiati dagli impatti climatici dannosi”.

integrale  su EcodalleCittà

 

Lo stato dell’arte del Pianeta. Peggiorano i segni vitali analizzati nel 2019: “sottolineato il ruolo dell’adattamento ai cambiamenti climatici, in particolare visti i crescenti rischi di gravi perdite simultanee di raccolti in più regioni del mondo, che necessitano di sforzi mirati per migliorare la resilienza delle colture e la resistenza al caldo, alla siccità e ad altri fattori di stress climatico”

In un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Bioscience, è stata aggiornata un’analisi del 2019, approvata da 15.000 scienziati, in cui viene rimarcato come i “segni vitali” della Terra siano peggiori che in qualsiasi momento della storia umana. Il rapporto ha rilevato che 20 dei 35 segni vitali planetari utilizzati per monitorare la crisi climatica sono a livelli estremi record, incluse le emissioni di gas serra, la temperatura globale, l’innalzamento del livello dei mari, il numero della popolazione umana e del bestiame. Molti record climatici sono stati superati con margini enormi durante il 2023, finora, tra cui la temperatura globale dell’aria, la temperatura dell’oceano e l’estensione del ghiaccio marino antartico. La ricerca sottolinea come la temperatura superficiale mensile più alta mai registrata si sia verificata nel mese di luglio di quest’anno ed è stata probabilmente la più calda mai registrata negli ultimi 100.000 anni. Il rapporto elenca i gravi impatti dei recenti eventi estremi come le gravi inondazioni in Cina e India, ondate di caldo estremo negli Stati Uniti e il Medicane che ha causato la morte di migliaia di persone in Libia. Gli autori dello studio affermano che la nostra migliore speranza per prevenire una serie di punti di svolta climatici è identificare e innescare una transizione rapida e giusta verso un futuro sostenibile, altrimenti il rischio è che, entro il 2100, dai 3 ai 6 miliardi di persone potrebbero trovarsi al di fuori di aree vivibili, a causa della presenza di caldo intenso, di una disponibilità di cibo limitata e di tassi di mortalità elevati. I ricercatori hanno sollecitato una transizione verso un’economia globale in particolare da parte del 10% dei Paesi principali emettitori, responsabili di quasi il 50% delle emissioni globali nel 2019. Le raccomandazioni degli scienziati includono l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili, l’incremento di politiche di protezione delle foreste, lo spostamento graduale verso diete a base vegetale nei Paesi ricchi e l’adozione di trattati internazionali per porre fine ai nuovi progetti di impianti a carbone ed eliminare gradualmente petrolio e gas.

da CittàClima

 

*Brother, did ya forget ya name? Did ya lose it on the wall, playin’ tic-tac-toe?  La storia di Leonard Peltier: l’indigeno detenuto da 46 anni nelle carceri USA 

*Fratello, hai dimenticato il tuo nome? L’hai perso nel muro, giocando a tic-tac-toe?

Freedom, dei Rage Against the Machine, è solo una delle opere che artisti di tutto il mondo hanno dedicato a Leonard Peltier. Quando è stata scritta era il 1992 e Peltier si trovava in carcere già da 15 anni, per un crimine che verosimilmente non ha commesso. Il 12 settembre scorso ha compiuto 79 anni e si trova ancora dietro le sbarre. 47 anni richiuso in una cella. Sta scontando due ergastoli per l’omicidio di due agenti dell’FBI. Ma lui si è sempre detto innocente. Il processo che ha portato alla sua condanna, d’altronde, è stato costruito grazie a false prove, minacce ai testimoni e pressioni sulla giuria. Attivisti, politici, intellettuali e pensatori di tutto il mondo da anni chiedono la sua grazia, ma tutti i presidenti americani si sono rifiutati di concedergliela. Negli anni ’70, Leonard Peltier era conosciuto per il suo attivismo per la tutela dei nativi americani e dei loro diritti. Membro della tribù Turtle Mountain Chippewa, tra gli anni ’60 e ’70 ha contribuito a fondare una casa di riabilitazione per ex detenuti nativi americani, si è occupato di questioni relative alla rivendicazione delle terre, di consulenza per l’abuso di alcool tra le popolazioni indigene e della conservazione delle terre dei nativi a Seattle, oltre che essere impegnato con l’AIM (American Indian Movement, organizzazione militante per i diritti civili). Furono numerose le iniziative di protesta per i diritti degli indigeni americani alle quali prese parte in quegli anni: una tra tutte fu il Trail of Broken Treaties, svoltasi nel 1972, che attraversò tutto il Paese e si concluse con l’occupazione degli uffici del BIA (Bureau of Indian Affairs), a Washington.

per approfondire la storia di  Leonard Peltier vai su  l’Indipendente.online

 

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