Il 26 settembre a Empoli, ho assistito alla presentazione dell’ultimo libro di Raniero La Valle, intitolato “LEVIATANI, DOV’E’ LA VITTORIA?” edito da EMI. In seguito ho preso i contatti dell’autore per intervistarlo dopo l’assemblea di sabato 30 settembre a Roma, da lui promossa insieme a Michele Santoro, per lanciare un nuovo soggetto politico in vista delle elezioni europee. Qui l’intervista.
Alcuni mesi fa partì una raccolta firme per proporre un referendum, legittimo, contro l’invio delle armi in Ucraina, che purtroppo non verrà fatto a causa della mancanza di firme. In questi giorni invece è stata presentata la volontà di fare una lista per le elezioni europee, che abbia la Pace in Ucraina come obiettivo principale. Da dove nasce questa idea? Si tratta di un processo nato fin dalla raccolta firme per il referendum?
Si tratta di una cosa autonoma rispetto al referendum, i tempi coincidono ma sono due cose slegate e diverse. In merito alla prima domanda, ci tengo a specificare che non si tratta di una lista, bensì di un’iniziativa politica per creare un soggetto politico che assuma la pace come elemento cardine di qualsiasi politica per qualsiasi partito. La pace è un bene comune non soltanto auspicabile, ma realizzabile sia rispetto a specifiche guerre in corso come quella in Ucraina, sia rispetto a un ordine mondiale diverso, dove la pace diventi un’istituzione internazionale e un ordinamento/sistema politico mondiale all’interno del quale gli Stati abbandonino il concetto mitologico della sovranità per realizzare accordi tra loro. Gli sStati devono smettere di vivere in una condizione internazionale determinata e denominata come competizione strategica tra le maggiori potenze del mondo. Cosa che in questo momento stanno facendo gli Stati Uniti di Joe Biden, ma che hanno fatto anche altri presidenti. Infatti spesso nei documenti sulla sicurezza nazionale americana questa viene identificata con il dominio del mondo, quindi da realizzare anche attraverso la competizione militare con le altre potenze.
Questo vostro nuovo soggetto politico si aprirà sia ai partiti che ai movimenti come Ultima Generazione, ma sarà disponibile ad aprirsi verso tutti i partiti favorevoli alla pace e contrari all’invio delle armi?
Lo scopo di questo nuovo soggetto politico è di contagiare tutto il sistema politico, e non solo quello italiano, ma anche quello europeo; per questo ci presentiamo alle elezioni europee. Noi nel Parlamento Europeo vogliamo criticare l’attuale linea politica dell’Europa, per portarla a ricongiungersi ai suoi ideali fondativi, che non erano quelli di partecipare o fomentare le guerre ma di unire i popoli per un altro ordine mondiale. Quindi vogliamo avere un rapporto e vogliamo dialogare con tutte le forze politiche, sia associative che di partiti, perché tutti assumano, almeno gradualmente, questo obbiettivo politico di una pace da costruire sia nel diritto che nella politica, che nell’ordine internazionale.
Questo nuovo soggetto politico potrà presentarsi in futuro alle elezioni amministrative, regionali e alle politiche nazionali?
Si tratta di una domanda prematura, perché l’obiettivo principale è la pace e per il momento la scadenza è quella delle elezioni europee. Dopo queste elezioni, si dovrà discutere la misura dell’impegno politico e vedremo cosa succederà.
All’assemblea, oltre lei e Michele Santoro che eravate i promotori, erano presenti molti personaggi noti, come Massimo Cacciari, Ginevra Bompiani e Luigi De Magistris. Questi si candideranno? E lei e Santoro, vi candiderete per trainare il nuovo soggetto politico, o farete solo i garanti come Beppe Grillo con il Movimento 5 Stelle?
Si tratta di una domanda prematura. Nel mio caso specifico, vista la mia età, la domanda è quasi astratta, mentre per quanto riguarda Michele Santoro naturalmente non posso parlare a suo nome. La questione non è di candidare delle persone al Parlamento Europeo, ma di attivare una forte iniziativa politica al fine di essere presenti nella campagna elettorale per cercare di contrastare le spinte guerrafondaie presenti in molte forze politiche sia italiane che europee.
Lei a Empoli, presentando il suo ultimo libro, ha parlato del bisogno di più paci citando tra gli altri i conflitti in Africa e nello Yemen ben poco raccontati dai mass media. Per ottenere queste paci tuttavia bisognerebbe disimparare l’arte della guerra come scrive nel sottotitolo del suo libro. Cosa dovrebbe fare quindi la società italiana ed europea per disimparare l’arte della guerra e diventare un argine contro tutti i conflitti che scoppiano nel mondo?
L’idea che il problema non sia solo la pace nel mondo, ma le paci nel mondo, è un idea molto feconda, perché fino ad oggi la pace è stata molte volte soltanto un ideale astratto o puramente invocato, ma non veramente servito. Il problema oggi è di cercare di uscire da tutte le crisi violente nel mondo, che non sono solo legate alla guerra e ai militari: basti pensare all’immigrazione o all’oppressione della personalità e dell’identità delle persone. Infatti nel nostro soggetto politico, il terzo grande bene comune, da difendere e realizzare, è la dignità umana e quella di tutte le creature.
Per quanto concerne invece il disimparare la guerra, il primo punto è quello di smontare l’idea della guerra come un fatto connaturale alla stessa identità umana, perché si tratta di una teoria che domina la cultura mondiale da millenni. La guerra non appartiene alla natura e all’antropologia dell’umano, ma è un artificio che si impara; infatti anche ai soldati ucraini tramite le esercitazioni è stato insegnato come fare la guerra e come utilizzare specifiche armi. Quindi se la guerra è un artificio che si impara si può anche disimparare e, visto che l’abbiamo imparata troppo bene, inventando anche le bombe nucleari, è importante che la disimpariamo imparando invece l’arte della pace.
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, si è sentito sempre più spesso parlare nei vari dibattiti della necessità di creare un grande esercito dell’Unione Europea, anche se questo sarebbe in contrapposizione a un ideale di pace. Lei cosa pensa di tale questione?
L’esercito europeo non solo non è una priorità, ma è un’aberrazione, perché vuol dire concepire una comunità politica come imperfetta se non ha un’armata e se non fa la guerra. Si tratta di un vecchio concetto del Leviatano degli Stati e della sovranità, che non è una vera sovranità se non arriva a disporre del diritto alla guerra. Gli Stati moderni si sono formati in questo modo, ma è un’aberrazione pensare che l’Europa politica unita debba assumere il modello degli Stati che si combattono l’uno contro l’altro. L’idea stessa dell’Unione Europea si basa su principi ispiratori completamente diversi e quindi non deve assumere il modello dello Stato armato come modello della propria unità e della propria funzione politica. L’opposizione alla costruzione di un esercito europeo sarebbe una delle priorità del nostro soggetto politico. L’obiettivo è costruire un’Europa in grado di promuovere un altro ordine del mondo basato sulla pace.