Domani, 12 ottobre, alle 9:00 presso il Tribunale di Roma si terrà l’udienza predibattimentale del processo a carico di quattro cittadine aderenti a Ultima Generazione per un’azione di disobbedienza civile alla quale avevano preso parte il 4 novembre 2022, consistita nel tirare della zuppa di piselli sopra il vetro che proteggeva “Il seminatore”, dipinto del 1888 di Van Gogh che in quel periodo era esposto in una mostra a Palazzo Bonaparte. 

Per l’episodio, che non ha procurato alcun danno al dipinto, la Procura contesta alle cittadine aderenti a Ultima Generazione il reato di imbrattamento di beni culturali (art. 518 duodecies, comma 2 c.p.), per il quale rischiano la pena della reclusione da 6 mesi a tre anni e in aggiunta una multa da euro 1.500 a euro 10.000. 

“La zuppa di piselli sul vetro rappresenta l’ombra del collasso climatico che incombe sul nostro futuro e che travolgerà il mondo che conosciamo, lieto e spensierato come la scena bucolica raffigurata nel dipinto”, dichiarano Laura, Bjork, Ismaela e Marianna.

Montanari consulente tecnico

La difesa ha indicato come consulente tecnico il prof. Tomaso Montanari, rettore dell’Università di Siena, professore ordinario di Storia dell’Arte, affinché venga incaricato di svolgere una perizia sull’opera nel suo complesso, di riferire sullo stato dell’opera e indicare se il suo carattere storico o artistico sia stato modificato o alterato, se l’opera sia anche parzialmente non fruibile.

Lo scorso 13 aprile, intervistato da Lilli Gruber durante la trasmissione Otto e Mezzo, Tomaso Montanari si era detto molto favorevole alle azioni di Ultima Generazione, sottolineando il fatto che Roma nel 2050 potrebbe avere le stesse temperature di Marrakesh e Venezia potrebbe presto finire sott’acqua. In quell’occasione Montanari ha dichiarato che “il pericolo per il patrimonio culturale non è la vernice lavabile, è il cambiamento climatico, che farà tracollare natura e patrimonio, che in Italia sono inscindibilmente fusi, come ci ricorda l’articolo 9 della Costituzione. Questi ragazzi colpiscono il bersaglio secondo me con molta intelligenza, facendo vedere che questo meraviglioso patrimonio – e non lo toccano davvero, non lo rovinano – deve tenerci svegli, non addormentarci”.

Il sostegno alla disobbedienza civile nonviolenta

Tomaso Montanari non rappresenta un caso isolato. Nelle società civile, come in ambito giuridico e culturale, si allarga il fronte contro la criminalizzazione degli ecoattivisti e per il riconoscimento delle legittime ragioni delle proteste, rigorosamente condotte con metodo nonviolento.

Ricordiamo che in Italia oltre 100 avvocati hanno sottoscritto un appello a favore di Ultima Generazione in occasione della decisione della procura della Repubblica di Padova di contestare ad alcuni attivisti, non solo una serie di reati che avrebbero commesso nel protestare contro l’inerzia istituzionale di fronte al cambiamento climatico, ma addirittura il grave reato di associazione per delinquere per aver organizzato blocchi stradali, imbrattamenti, interruzioni di pubblico servizio.

Con le loro azioni di protesta, gli attivisti che oggi sono sotto indagine intendono mettere in luce che il disastro ambientale è ormai in corso e non c’è più altro tempo, o si agisce subito o la situazione diventerà irreversibile; sono mossi, in altre parole, dalla ferma volontà di costringere i pubblici poteri a fare quanto ancora possibile ed indispensabile per salvare la vita dell’umanità su questo pianeta. Le azioni (non violente) che essi compiono, proprio per la loro finalità, sono però imposte dalla necessità di salvare non solo se stessi, ma l’umanità così come la conosciamo dal pericolo di un danno grave ed irreversibile, tale da portare alla fine della civiltà, non avendo altro modo per tentare tale ultima difesa, e con azioni certamente non sproporzionate rispetto al pericolo che tutti vorrebbero fosse scongiurato”, si legge nel testo. 

In Inghilterra un gruppo di oltre 170 avvocati di spicco hanno aderito a Lawyers are responsible e hanno firmato una “Dichiarazione di coscienza”, impegnandosi a non promuovere nuovi progetti sui combustibili fossili e a non perseguire coloro che vi resistono pacificamente, riconoscendo l’urgenza di una risposta proporzionata alle emergenze climatiche ed ecologiche, necessaria per sostenere lo Stato di diritto.

La protesta ha funzionato nei Paesi Bassi

Nei Paesi Bassi, per oltre due settimane, migliaia di persone hanno bloccato ogni giorno l’autostrada A12, vicino l’Aja, per protestare contro il rinnovo e l’aumento dei finanziamenti pubblici alle fonti fossili, tradendo platealmente ogni promessa di rapida decarbonizzazione dell’economia. Nonostante le centinaia di arresti quotidiani, il flusso di persone che continuano ad alimentare la protesta non si è arrestato, fino all’annuncio che il Parlamento discuterà una road-map per l’abbandono dei sussidi pubblici ai combustibili fossili.

Ufficio stampa Ultima Generazione