La mattina di venerdì 13 Ottobre tre attiviste di Ribellione Animale hanno bloccato l’ingresso del Palazzo Lombardia a Milano, sede della giunta regionale.
Hanno versato del letame all’ingresso e imbrattato le vetrate dell’edificio ostacolando ed ostruendo il normale accesso alla struttura e stendendo uno striscione con scritto: “STOP SUSSIDI AGLI ALLEVAMENTI”.
La protesta si inserisce nel contesto della campagna nazionale, “Futuro Vegetale”, iniziata il 31 marzo con delle azioni coordinate all’interno di alcune catene della Grande Distribuzione Organizzata. Le attiviste chiedono al Governo Italiano una transizione del sistema alimentare attuale verso uno a base vegetale, alla luce del significativo impatto climatico ed ecologico che ha l’industria zootecnica in Italia e nel mondo.
La sede della Regione Lombardia è anche il luogo dal quale è stata ordinata l’uccisione dei 9 maiali del Santuario Progetto Cuori Liberi e la brutale repressione del 20 Settembre scorso.
Più di 70 miliardi di animali ogni anno vengono nutriti e uccisi con risorse che potrebbero soddisfare per tre volte la domanda alimentare umana. La Lombardia è la prima regione per numero di suini allevati di tutta Italia, qui vivono quasi 4,4 milioni di maiali, ovvero il 50% della produzione nazionale. Solo in Lombardia ci sono più suini che esseri umani. Milano è costantemente ai primi posti tra le città più inquinate del mondo, con la Pianura Padana che non a caso si conferma la zona più inquinata di tutta Europa.
Questo dimostra l’inefficienza di un modello alimentare che privilegia il profitto di poche industrie. Chiamare “sostenibile” l’industria dell’allevamento è un paradosso se si vuole veramente attuare una politica di sicurezza alimentare e climatica in Italia e nel mondo. L’Unione Europea ogni anno finanzia il settore zootecnico versando circa 30 miliardi di euro tramite i fondi pubblici della PAC (Politica Agricola Comune) incentivando attività devastanti per gli ecosistemi.
Tra le misure imminenti che il Governo Italiano deve mettere in atto vi è la rimozione dell’IVA al 22% sui prodotti di prima necessità a base vegetale, penalizzando quelli che hanno un alto impatto ambientale. Inoltre si chiede la sospensione dell’apertura e dell’ampliamento di nuovi mattatoi e allevamenti, in modo tale da redistribuire i sussidi destinati all’industria zootecnica alla transizione agroecologica delle aziende italiane.
“La zootecnia rappresenta la più grande minaccia alla biodiversità in Italia e sul Pianeta” racconta Geo, attivista di Ribellione Animale “eppure questo settore continua a ricevere miliardi di euro in sussidi pubblici, soldi provenienti dalle tasse dei cittadini. Io mi rifiuto di essere complice di questo sistema di produzione, mi rifiuto di stare a guardare mentre gli ecosistemi vengono devastati e la crisi climatica si abbatte sempre più violentemente sui nostri territori. Non posso credere, non voglio accettare che questo governo stia finanziando la nostra morte e quella degli ecosistemi che ci permettono di vivere.” E si tratta di un tema trattato scarsamente: “La luce dei riflettori mediatici è concentrata sulla questione energetica, ma le emissioni del sistema alimentare attuale sono sufficienti, da sole, a spingerci nel baratro del collasso climatico. È ora di agire.”
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Fonte: Greenpeace, Soldi pubblici “in pasto” agli allevamenti intensivi, 2019