Tra i video e le immagini che illustrano l’ennesima brutta giornata di repressione per le strade torinesi un video colpisce immediatamente noi Mamme.
E’ il video che mostra un funzionario di polizia durante un momento di contatto molto duro tra i manifestanti e le forze dell’ordine, nelle sequenze spicca l’uomo, privo di protezioni e in particolare del casco che gli penzola dal braccio, in mezzo alle violente manganellate e allo scompiglio che ne deriva.
Restiamo interdette, perché quel funzionario di P.S. lo conosciamo bene.
“E’ proprio lui!”
E’ l’ufficiale che ha testimoniato al processo contro gli studenti incriminati per i disordini all’Unione industriale, l’ufficiale che si è costituito parte offesa per essere stato ferito durante gli scontri: un graffio al volto, l’ufficiale che molto probabilmente chiederà un risarcimento importante perché non ha ritenuto soddisfacente l’offerta di risarcimento che gli è stata avanzata durante il processo penale.
Noi Mamme siamo presenti a tutti i processi che riguardano i figli e le figlie attivisti/e, ascoltiamo con attenzione, prendiamo appunti. E abbiamo ascoltato anche le sue deposizioni.
Durante le udienze il funzionario ha spiegato il suo ruolo di dirigente di 2 reparti e giustificato la mancanza di casco per l’urgenza del momento, un urgenza ovviamente prevedibile vista la facilità con cui si animano e degenerano le manifestazioni torinesi, o visto come si presentano sempre in perfetto assetto antisommossa i cordoni di polizia a fianco dei cortei, tanto da far costantemente percepire, o creare, aria di tensione. Eppure il solerte funzionario non sente il bisogno di utilizzare la protezione nè di indossarla quando viene chiamato ad intervenire. Viene quindi colpito al volto da un asta durante i momenti concitati, colpo che gli procurerà “una ferita guaribile in 15 gg” secondo la difesa ma che nella sua testimonianza assume una gravità ben più enorme, amplificata dal trauma psicologico che denuncia: paura a tornare ad occuparsi degli eventi di piazza, mancanza di sonno, ripercussioni nella vita famigliare.
E allora perché ieri il solerte funzionario era nuovamente a dirigere l’ordine pubblico col suo bel casco al braccio? Perché non ha imparato a proteggersi dopo aver subito un trauma di tale portata? Perché era nuovamente in prima fila in mezzo ai tafferugli senza le adeguate protezioni?
Noi le risposte le vorremmo da lui, o da chi dirige la gestione dell’ordine pubblico torinese.
E le vorremmo avere non perchè siamo preoccupate del benessere psicofisico di questo lavoratore ma perché gli studenti imputati nel processo per i fatti dell’Unione Industriale rischiano 6 mesi di condanna per “lesioni”, oltre a tutti gli altri capi d’imputazione con i relativi mesi previsti. Sei mesi di condanna a causa di chi, ci viene il forte sospetto, le lesioni non riesce proprio ad evitarle.
Il processo per gli studenti avrà la sua sentenza definitiva il 13 novembre, i processi per i fatti di ieri chissà quando incominceranno.
Link al video: https://www.instagram.com/p/Cx8qmFMN8yA/?img_index=2